“Il Nostro Giardino” rappresenta il disco d’esordio di un cantautore italiano che oramai risiede a Barcellona. Nella capitale catalana Enrico Barazzoni ha sviluppato una nuova sensibilità artistica arricchendosi di vari stili di musica come l’indie, il flamenco, la rumba catalana e lo stile di grandi cantautori spagnoli come Joaquin Sabina. Negli anni ha assimilato il repertorio sia dei cantautori italiani che di quelli spagnoli passando da Leiva, Vetusta Morla, Kiko Veneno, Sabina, Peret ai classici italiani come Dalla, De André e De Gregori. Da tutte queste esperienze acquisite nasce l’album di esordio. C’erano, dunque, fondati motivi per intervistarlo.
Perché un titolo come “Il Nostro Giardino”? “Il nostro giardino è una dimensione fisica e mentale nella quale mi son trovato spesso negli ultimi anni. Fa riferimento alla nostra zona di comfort, amata ed odiata dal sottoscritto. Il vivere quotidiano, un giardino familiare dove si può essere in pace con se stessi ma coltivare sempre un inquietudine che ci spinge ai cambiamenti e a nuove scelte azzardate e coraggiose che sono probabilmente quelle che ci offrono le emozioni più intense.”
Cos’è questo nostro giardino? “Appunto una condizione dove si trovano molti di noi, un giardino dell’Eden irreale che nel fondo è la vita quotidiana fatta di routine e conformismo. Un giardino in cui stiamo bene ma allo stesso tempo da cui vorremmo scappare ogni giorno alla ricerca di quello che c’è fuori.”
Ha una valenza ecologista questo titolo? “Non direi, anche se fa riferimento, tra le altre cose, a un continuo Desiderio di ritrovarsi fuori dal cemento della città; la città vista come luogo ostile ma allo stesso tempo un posto pieno di cultura e input positivi.”
La musica è soffusa, tranquilla ma con increspature…. E’ questo lo standard della tua musica? “Sicuramente non mi definirei un cantautore e compositore leggero e spensierato. Nella mia musica si respirano sentimenti reali, della mia vita e delle mie relazioni; quindi dentro questo mondo c’è di tutto, sofferenza e speranza, delusione ed emozioni forti: tutto questo è stato espresso attraverso delle sonorità e dei testi ben pensati e studiati al millimetro che potessero esprimere al meglio questi stati d’animo.”
Il pianoforte gioca un ruolo essenziale, o sbaglio? “Io compongo quasi sempre con la chitarra e quindi le canzoni sono nate principalmente con questo strumento anche se in produzione abbiamo deciso di dare un ruolo ben definito al piano e alle tastiere per creare delle melodie e delle atmosfere più oniriche e alla fine ci siamo accorti che questo disco sarebbe perfetto per una colonna sonora di un bel film.”
La musica ha un’impronta anni settanta….come mai? “Anche in questo caso la scelta di utilizzare sonorità vintage è stata totalmente voluta, dai sintetizzatori ai riff di chitarra, all’uso della batteria e gli effetti del basso ci siamo ispirati molto a vari gruppi italiani ed internazionali degli anni 60 e 70 ma anche 80 direi.”
Ho avvertito echi di Battisti…. Non so se ci ho colto? “Lucio Battisti è sempre stato per me fonte di ispirazione al momento di comporre e in questo caso ci siamo ritrovati in perfetto accordo con i produttori che pur essendo spagnoli apprezzano molto la musica di Battisti e quindi hai colto perfettamente nel segno.”
Come nasce un brano di Enrico Barazzoni? “Scrivo la maggior parte dei testi in viaggio, durante il mio lavoro di guida turistica per l’Europa. A volte porto con me anche la chitarra e provo a buttar giù la musica ma soprattutto le canzoni nascono in casa a Barcelona nel mio piccolo studio dove riprendo questi testi e inizio a crearci delle melodie.”
Tu cosa vuoi comunicare con il tuo sound? “Credo che ogni artista, nel senso globale del termine, crei in primis per se stesso, proprio per la necessità incondizionata di esprimere delle emozioni attraverso dei mezzi come la musica o la pittura; soprattutto con il fine di sentirsi realizzato. Questo fine si raggiunge chiaramente quando riesce a trasmettere queste emozioni anche alti altri.”
“Il Nostro Giardino” è forse la nostra vita? “Certamente, nelle mie canzoni parlo di me anche se mi rispecchio nella mia generazione, quindi c’è una visione globale di questi sentimenti e questi stati d’animo.”
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