E’ scomparso nella giornata di sabato 26 dicembre il giornalista e critico Cesare G. Romana, e soprattutto punto di riferimento per tanti giornalisti musicali. Firma per tanti anni del quotidiano “Il Giornale” (chiamato dal fondatore Indro Montanelli), il giornalista era noto per la sua lunga amicizia con Fabrizio De Andrè, cui ha dedicato anche vari volumi.
Cesare G. Romana era nato a Sassello (Savona) l’11 maggio del 1942. Aveva iniziato giovanissimo, a 19 anni, a collaborare con “Il Lavoro di Genova”, per poi iscriversi all’Ordine nazionale dei giornalisti come professionista già dal 17 maggio 1966. Nel 1975 venne chiamato da Indro Montanelli a “il Giornale”. Nel corso della sua carriera ha collaborato anche per altri periodici e testate come “Max”. Nel 2011 la fine dolorosa del rapporto con il quotidiano “Il Giornale”, sottolineata da un articolo de Il Fatto Quotidiano, che scrisse dell’allontanamento del giornalista parlando di “revisionismo per demolire De André”, in quanto Romana venne sostituito da un critico che definiva De Andrè “sopravvalutato”. Romana collaborò per un paio di anni con il portale online Amamusic. Poi, causa anche una malattia, decise di abbandonare le scene. E’ stato un prolifico autore di libri, alcuni dei quali dedicati all’amico Fabrizio De Andrè tra cui “Amico fragile”, “Smisurate preghiere. Sulla cattiva strada con Fabrizio De Andrè”, “De Andrè il corsaro” (con Fernanda Pivano e Michele Serra), ma anche “Quanta strada nei miei sandali. In viaggio con Paolo Conte” e volumi su Gino Paoli e “Il mito di Govi” dedicato al comico genovese Gilberto Govi.
“…e così ‘Amico fragile’ fu completato. Uscì, piacque. Ne andavo fiero e un, poco, per proprietà transitiva e per complicità fraterna, lo eri anche tu. Né avrei immaginato che, otto anni dopo, avrei dovuto aggiungervi un nuovo episodio. Fu nel gennaio del ’99, tu avevi preso congedo dall’unica malattia, dicevi, da cui si guarisce sempre, la vita. Tornai dal tuo funerale stremato nell’animo, mi dissero che il libro sarebbe stato ripubblicato, mi concedevano poche ore per aggiornarlo. Scrissi tre nuovi capitoli, in una notte, le dita che dolevano, figuriamoci il cuore. Oggi “Amico fragile” rinasce, per la terza volta. Tu, tra una dozzina di mesi, compiresti settant’anni. Come saresti? Non diverso, credo, da com’eri nel ’64, quando ci conoscemmo e io non sapevo nulla di te. Perché un artista, lo diceva Orio Vergani, può invecchiare fin che si vuole, e perfino morire. Ma ha sempre vent’anni”. (Cesare G. Romana)