Il co-fondatore, cantautore e polistrumentista dei Lumineers Jeremiah Fraites annuncia il suo album di debutto da solista ‘Piano Piano’, in uscita il 29 gennaio su Mercury KX. “Piano Piano” è una raccolta di brani rimasti in gestazione per un decennio, splendide e intime canzoni strumentali incentrate sul pianoforte che catturano i momenti riflessivi di Fraites dalla sua casa di Denver. I primi due singoli dell’album sono “Tokyo”, un vivace ritratto musicale della città, e “Maggie”, una dedica elegiaca all’amato cane di sua moglie, morto durante il periodo di registrazione.
“‘Tokyo’ è una delle prime canzoni del disco”, ha dichiarato Jeremiah. “Credo di averla scritta circa sette anni fa. Sono stato indeciso se registrare questa canzone su un pianoforte a coda o sul mio pianoforte in feltro personalizzato soprannominato “Firewood” – Alla fine ho utilizzato il Firewood più morbido e distinto perché sentivo che catturava meglio l’anima del brano. Questa era una canzone sulla quale penso di aver riflettuto fin troppo, ho anche confessato a mia moglie che “semplicemente non credo fosse pronta” per l’album. Suppongo che trovare quel sottile equilibrio tra pensare troppo e non pensare affatto sia la chiave quando si è in studio. Ora posso affermare che questa è la mia canzone preferita dell’album “. Fraites prosegue: “Sono molto orgoglioso di ‘Maggie’ dato che è stato difficile registrare e ottenere il risultato giusto – probabilmente ho detto ad alta voce in diverse occasioni che non l’avrei usata e che l’avrei tolta dal disco, visto che sembrava continuamente farmi ostruzione. Era anche intitolata diversamente, ma mentre stavo per finire il missaggio a casa mia a Denver, Maggie, l’amato cane di mia moglie è morto in Italia e da lì è arrivata l’ispirazione. Aggiungere la batteria all’undicesima ora di registrazione (dando corso all’insistenza di mia moglie) è stata la chiave di volta per completare questa canzone. Non solo non potevo più immaginare la canzone senza batteria, ma non immaginavo più l’album senza questa canzone “.
“Piano Piano” è una serie di brani incredibilmente belli, emotivamente diretti ma profondamente rivelatori. La scrittura di Fraites tocca aree molto personali, commoventi ed eleganti allo stesso tempo, conservando una vena melodica di ispirazione folk che risente del suo lavoro nei Lumineers, ma trasportata in un ambiente più classico e sofisticato. Oltre al piano, Fraites suona quasi tutti gli strumenti dell’album, inclusi chitarra, batteria, sintetizzatori e programmazione. È stato coprodotto e progettato da David Baron (Jade Bird, Vance Joy, Shawn Mendes) e comprende altri collaboratori come la violinista dei Lumineers Lauren Jacobson, i violoncellisti Rubin Kodheli e Alex Waterman e la FAME’S Orchestra, ensemble macedone di 40 elementi. “Piano Piano” è una descrizione ermetica dell’album, ma il titolo apparentemente semplice rivela più del suo significato. Mentre la parola raddoppiata in termini musicali significa “dolce”, evocativa del tenero lirismo della musica e della sua estatica vulnerabilità, tradotta dall’italiano significa anche “passo dopo passo” ed è una frase che cattura sinteticamente il viaggio che Fraites ha intrapreso per realizzare questo sogno tenuto a lungo nel cassetto. La lingua stessa riflette il passo più recente lungo quel percorso, il trasferimento di Fraites a Torino, città natale della moglie. Tracciare l’evoluzione dell’artista nativo del New Jersey rivela altri segnali lungo la strada, a cominciare dal suo amore giovanile per la musica classica, attraverso tracce di pianoforte malinconiche come “Patience” e “April” scritte per gli album dei Lumineers, fino alle composizioni per i film di Hunger Games. Le canzoni che compongono “Piano Piano” sono state accumulate lungo il percorso, scritte in momenti fugaci dietro le quinte o per strada, in attesa di essere finalmente espresse pienamente in questo album. La bellezza discreta delle canzoni di Fraites e la sorprendente intimità delle registrazioni dell’album creano un’esperienza radiosa e commovente “Volevo che gli ascoltatori si sentissero quasi come se fossero seduti sulla panca del pianoforte accanto a me”, ha dichiarato Jeremiah. “Mi piace l’idea di comunicare con le persone solo attraverso la musica, che a volte può dire più di quanto le parole potrebbero mai fare”.