“Ho ucciso i miei genitori perché usavano un bagno schiuma assurdo, Pure & Vegetal”. Con questa frase shock iniziava “Woobinda”, la raccolta di settanta racconti, uscita nel 1995 per l’editore Castelvecchi, che rivelò al grande pubblico la penna irriverente di Aldo Nove. Il brillante autore di Viggiù venne classificato in un filone di giovani autori ribattezzati “nuovi cannibali” tra cui figuravano anche Niccolò Ammaniti, Carlo Lucarelli, Giulio Mozzi, Aldo Nove, Andrea Pinketts, Isabella Santacroce e Tiziano Scarpa.
Da quel libro scritto “per avere successo con le donne, per partecipare a qualche trasmissione televisiva” (come dichiarò in seguito) Aldo Nove di strada ne ha fatta tanta. Tra un romanzo e un’antologia, l’autore non ha mai dimenticato la sua passione per la musica. Nel 2005 ha scritto un saggio dedicato a Fabrizio De André (“Lo scandalo della bellezza”, per No Reply), mentre nel 2012 ha pubblicato “Giancarlo Bigazzi, Il geniaccio della canzone italiana”(Bompiani). Arriviamo così a oggi, a questo libro dedicato a Franco Battiato edito da Sperling & Kupfer. Sul musicista siciliano sono uscite tantissime pubblicazioni e quindi questo testo può apparire superfluo. Eppure, grazie allo stile di Aldo Nove, il libro merita un’attenta lettura non solo da parte dei fans del cantautore siciliano.
Aldo Nove rende omaggio all’opera del musicista, compositore e genio della musica italiana. Come già avvenuto nel libro su De André, quello che lo scrittore ha in comune con Battiato è la capacità di intrecciare cultura alta e popolare, tradizione e innovazione, lingua e dialetto, fondendoli in una ricerca artistica limpida, sempre originale e piena di vita. Provando coraggiosamente a rimettersi del tutto alla musica, lasciandosi ipnotizzare dalle melodie e dai pensieri, Nove si abbandona infatti al ritmo atipico dei ricordi personali (quando ha scoperto per la prima volta Battiato in televisione fino all’acquisto dei primi dischi), suggestioni liriche e riflessioni intimamente socio-politiche, con un testo immediato, estremo e sincero. Ne risulta un percorso attraverso l’intera produzione del musicista, dalle canzoni leggere degli anni ’60 alla produzione sperimentale degli anni ’70, fino alla svolta pop degli anni ’80 per arrivare così ai giorni nostri, filtrato sempre dallo sguardo sensibile dello scrittore. Una vera e propria dichiarazione d’amore in immagini vivide e cadenze condivise. Un viaggio che resta deliberatamente aperto ad accogliere il lettore nella celebrazione e nella nostalgia, stimolandolo a non smettere mai di rivisitare l’opera di Battiato.
Aldo Nove nel suo viaggio “battiatesco” analizza tutta la discografica, soffermandosi sul significante e il significato delle canzoni più importanti, senza tralasciare le collaborazioni (Alice, Giuni Russo, Giusto Pio ecc.) e le attività extra artistiche del maestro (pittura e cinema). Non mancano anche citazioni di brani di altri artisti e scrittori (mi sono commosso nel leggere il riferimento a Tommaso Labranca, autore che Nove ha conosciuto bene). Il libro si chiude con una “Lettera a Franco Battiato”, in cui l’autore esprime tutta la sua gratitudine per un’artista che ha dato tanto a intere generazioni di artisti, musicisti e scrittori e che come scrive Aldo Nove ci ha insegnato “che nel labirinto che ci conduce alla Luce, e che tutti, volenti o nolenti, già consapevoli o meno, dobbiamo percorrere, il male ci aiuta a slanciarci verso il bene, e il bene richiede il male per innestare i suoi moti d’elevazione”.