Pubblicato nel settembre del 2020 dall’etichetta Romolo Dischi, “No Apologies” è l’ultimo singolo di Kreky & The Asteroids: un brano rock diretto e incisivo che racconta di come non si deve ricadere negli errori del passato. Il leader della band, Kreky ci ha parlato di questo secondo brano appena uscito.
Parliamo subito della tua canzone, No Apologies: vuoi descriverla ai nostri lettori?
È un brano molto diretto, semplice con pochi fronzoli. È rock scanzonato, con un riff che sarebbe dovuto essere in stile AC/DC, ma po’ più glam, quindi è uscito fuori uno strano miscuglio di rock anni 80 e 90.
Come è nata questa canzone?
Per puro errore, in pochi minuti. Ho preso la chitarra e ho scritto il riff e il ritornello. Una parte delle parole era già nascosta nei suoni, è stato facile completarla.
Il testo del brano di cosa parla?
Un tema ricorrente, il non voler ricadere negli errori passati, mischiato alle solite vicende personali.
Kreky & The Asteroids: come è nata la band e cosa significa?
Io sono Kreky, che è il mio cognome in sardo. The Asteroids l’ha elaborato e scelto il nostro chitarrista, Valentino/Uomo Scimmia e la mozione è stata subito accolta da Luca (batteria). Quando si convincono di qualcosa, è difficile fermarli, quindi è rimasto questo nome. Nel 2016, dopo aver chiuso un’esperienza con un altro gruppo, insieme a Silvano (primo bassista) ho chiesto a Luca (batteria e fondatore di The Old Skull), Jimmy (Bocca della Verità e Inferno Sci-Fi grind’n’roll) e Valentino (mille progetti, insegnante, compositore e futuro producer) di prendere parte a questo progetto. Strano ma vero, hanno detto tutti di sì. Ora si è aggiunto anche Daniele, nuovo bassista, voce e chitarra nei Domovoi.
Ci sono momenti particolari in cui ti piace scrivere canzoni? Oppure è tutto estemporaneo?
Dipende. L’isolamento, lo stare da soli è il miglior metodo, per quanto a volte può ritorcersi contro. Anche gli input esterni giocano molto a favore della scrittura, ed effettivamente in questo periodo sto scrivendo poca roba e molto strana, visto che non possiamo uscire.
Il tuo percorso musicale: vuoi raccontarci come ti sei avvicinato alla musica e poi come hai cominciato a scrivere brani tuoi?
Sono cresciuto in una casa in cui si ascoltava molta musica, nei primi 4 anni di vita ho ascoltato i Tazenda (ed è un amore e rispetto che mi porto ancora dietro) e sognavo d’essere Andrea Parodi. Allo stesso tempo, mio padre ci portava gli ultimi album dei REM, dei Counting Crows, e varia roba rock della prima metà degli anni 90, oppure la domenica metteva un vinile di Neil Young mentre pulivamo casa. Non ci hanno mai vietato di esplorare la musica, anche il pop rock che viaggiava su Mtv fino al 2000. Poi è arrivato il punk e li mi sono rovinato! Ci hanno sempre spronati a suonare, lasciando le chitarre in giro per casa e dei libri/tutorial, nel caso ci venisse voglia d’imparare. Così è stato, mai fatto troppe cover, ho iniziato quasi subito a scrivere dei piccoli disastri di canzoni.
Un periodo abbastanza strano per la musica: come si deve comportare un artista secondo te in un momento così difficile?
Ho letto un consiglio su Instagram molto interessante, da una cantautrice britannica: non è un momento per stressarci sullo scrivere e produrre. Se esce qualcosa di buono, ben venga. In caso contrario, magari è bene esercitarsi (nel mio caso soprattutto).
Per il futuro, invece, c’è qualcosa di cui vuoi parlarci? Dopo due singoli appena usciti ci sarà anche il disco? A proposito vuoi darci qualche anticipazione?
Vorrei darvi qualche anticipazione, ma siamo in fase organizzativa! Parlando a titolo personale, il prossimo singolo è il miglior brano del cd, sono molto fiero. È strano, storto, ma cantautoriale e molto evocativo. E poi c’è un ospite speciale a cui vogliamo un gran bene, una persona bellissima e un grandissimo musicista, un Maestro. Il disco dovrebbe uscire a fine gennaio. Speriamo bene.