Il 6 novembre esce in radio e su tutte le piattaforme digitali “Inno della pettegola”, il primo singolo dell’inedita coppia composta dal cantautore Dario Gay e dal celebre conduttore radiofonico e artista a tuttotondo Mauro Coruzzi (Platinette). La collaborazione, che arriva dopo una lunga amicizia, segna l’inizio di un nuovo progetto artistico. Dario Gay e Mauro Coruzzi hanno scelto di interpretare insieme “Inno della Pettegola”, un trascinante brano reggaeton prodotto da Marco Guarnerio, scritto da Dario Gay e Giovanni Nuti, già noto per aver musicato gran parte delle poesie di Alda Merini. Il video del brano è stato girato a Capena (RM) dal regista Daniele Gangemi e prodotto da Toed Production di Claudio Bucci.
Nel video, supportato da Kare Design, che ha creduto sin dall’inizio nel progetto, compaiono, in qualità di special guest, diversi personaggi dello spettacolo e del cinema tra cui Maria Giovanna Elmi, Giancarlo Magalli, Alessandra Monti, Massimiliano Rosolino, Emanuela Tittocchia e Melissa Gilardi, tik toker da 3 milioni di follower presente nella classifica delle prime venti influencer che utilizzano il nuovo social network. “Inno della pettegola” racconta in maniera giocosa e ironica una realtà quotidiana che appartiene a tutti, uomini e donne. Vuole essere un omaggio all’attrice Franca Valeri, scomparsa recentemente, che con i suoi personaggi (tra i più noti la Sora Cecioni e la Signorina Snob) ha rappresentato in maniera surreale l’arte del pettegolezzo. Il progetto è anche sostenuto da Stefania Bonfadelli, figlia di Franca Valeri.
Dichiara Mauro Coruzzi: “Quando Dario mi ha proposto la canzone, ho subito pensato che potesse suonare come un omaggio a Franca Valeri non tanto per il ruolo della pettegola, ma perché il pettegolezzo andando di bocca in bocca sembra essere trasmesso per telefono, come le famose telefonate di Franca da la Sora Cecioni, a Cesira la manicure. La canzone ha al tempo stesso, un’ironia devastante sottolineando come, oggi più che mai, ci siano persone che del pettegolezzo fanno una ragione di vita, un’arma. Proprio di recente Papa Francesco, in occasione di un Angelus si è occupato di questo tema, affermando che “Sparlare di qualcuno “chiude il cuore” e che “Il chiacchiericcio è peggio del Covid”. Questa canzone, invece, ha il solo scopo di fare sorridere su chi inventa, architetta e pregusta piccole vendette che al massimo fanno venire disturbi di stomaco, come dice la canzone. A me il disturbo di stomaco, se mai lo avessi avuto, lo avrebbe fatto passare. L’importante è che il pettegolezzo non sia devastante ma sia leggenda: Inno della pettegola è già una leggenda”.
Afferma Dario: “L’arte del pettegolezzo è un volo leggero sulle vite altrui, niente a che vedere col gossip che intenzionalmente cerca il male. Ricordo una battuta della grande Anna Magnani che rivolgendosi al pianista che si dilungava con una lunga intro, disse che quelli erano pettegolezzi e di arrivare al sodo. Ecco: il pettegolezzo è un arpeggio di piano leggero”. Prosegue: “Non è una canzone nuova. È stata parcheggiata per un po’ nel cuore. Da subito ho “sentito” che fosse perfetta per la voce di Mauro. Un giorno, ho preso il telefono e gli ho detto che volevo fargli sentire una cosa, di persona. Ci siamo incontrati e sotto la pioggia, in macchina, al primo ascolto ha subito detto il suo sì. Un amore a primo ascolto, un abito che calzava a pennello”.
Oggi il pettegolezzo ha assunto forme diverse rispetto al passato grazie alla rete. Recentemente il social gossip (la nuova frontiera del pettegolezzo online) ha trovato inediti e potenti canali di veicolazione grazie alle moderne piattaforme di social network. Attraverso le stories è possibile spiare la vita degli altri e commentarla con una facilità mai vista prima. E’ quindi possibile spettegolare sui contenuti che vengono quotidianamente pubblicati dagli utenti in modo veloce e istantaneo, rendendo questo fenomeno una pratica di costume sempre più discussa, complessa e delicata. “Una sta lì tutta una vita a sparlare degli altri e che nessuno parli mai di me non sta mica bene, non fa mica tanto signora. Che nervi!”