È la primavera del 1964: il diciannovenne cantautore Phil Sloan sta scrivendo un nuovo brano politicamente impegnato nella vena di Bob Dylan. Vuole denunciare tutto quello che nella società occidentale, americana in particolare, lo disgusta: razzismo, ipocrisia, ingiustizia. Sono passati pochi mesi dall’omicidio Kennedy e il giovane Sloan ha deciso di mettere in musica i propri sentimenti. E così scrive che si è “grandi per uccidere, ma non per votare” (riferendosi al fatto che i giovani americani in quegli anni votavano solo dopo aver compiuto il 21esimo anno di età mentre a 18 anni potevano partire per il Vietnam). Ma menziona anche il pericolo nucleare, gli scontri razziali, la minaccia del comunismo. A tale proposito, racconta di aver udito, tra sé e sé, una voce che gli suggeriva di riferirsi alla Cina Rossa come il maggior nemico.
Il pezzo, che si intitola Eve Of Destruction (“La vigilia della distruzione”), viene proposto ai Byrds che però lo rifiutano. Lo incidono invece i Turtles, ma senza successo. Nel 1965, il giovane folk-singer Barry McGuire ne fa una versione di enorme successo che porta però con sé moltissime critiche, dai conservatori (che la ritengono sovversiva), ma anche dai liberal progressisti che ne contestano alcune affermazioni. L’autore Phil Sloan affermerà che “Eve of Distruction” è “una canzone d’amore… d’amore per la razza umana”.