Un brano evocativo che rappresenta un inno al superamento dei propri limiti e all’abbattimento delle barriere nei confronti di tutto ciò che è “diverso”. Si presenta in questo modo Kosè, nuovo singolo dei Dos Duo Onirico Sonoro uscito per l’etichetta Filibusta Records. Un pezzo dai tratti onirici che diventa anche un’opportunità di trasformazione e un’esperienza evolutiva dell’individuo. Il brano apre con accordi di pianoforte ampi e sospesi che rimandano vagamente alle sonorità del Brian Eno di “By this river”, per poi cedere il passo ad una ballata in ¾ morbida, incalzante e allo stesso tempo dal carattere evocativo. All’immediatezza e linearità del tema cantato si contrappongono i suoni stridenti e spigolosi dei simple pads elettronici in un gioco costante di interpaly ritmico e ricerche timbriche. Nella storia che il videoclip racconta si fa leva su questi concetti per costruire una narrazione trasformazionale. La metamorfosi, fase vitale peculiare di molti insetti, diventa qui esperienza evolutiva dell’individuo. Realizzato interamente in CGI, il videoclip di Kosè dei DOS Duo Onirico Sonoro, è una piccola favola visionaria e un po’ lisergica che prova a restituire in forma di immagini le atmosfere sognanti e misteriose del duo pontino. L’immagine di un insetto porta con sé sentimenti contrastanti: ribrezzo, paura, incapacità di controllare un fenomeno, ma anche stupore, fascinazione, meraviglia. L’umanità dimostra un istintivo disgusto nei confronti di queste creature, una inspiegabile fobia che si scatena alla semplice vista. Eppure a voler essere realisti ci si rende conto che gli insetti pericolosi per l’uomo sono davvero una minoranza.
Da dove nasce, dunque, questa avversione? Fra la realtà materiale e l’immaginario si inseriscono le categorie del simbolico; e dunque se l’insetto viene percepito come una minaccia, la causa è da ricercarsi nelle analogie cui esso rimanda. Una delle “colpe” per esempio sta nell’oltrepassare i confini.
Non c’è recinto che sappia tenere lontani gli insetti più arditi, per cui la gravità di tale invasione non risiede nelle conseguenze materiali, ma nell’infrazione di quel recinto sacro rappresentato dalla casa. Lo spazio simbolo della casa configura infatti la propria identità dove le stanze sono un simbolo del corpo, mentre la vita al loro interno raffigura l’anima. Ma l’insetto desta anche curiosità, incredulità, per chi riesce ad osservare quel mondo minuscolo, scoprendone così le meravigliose bellezze. Un mondo fantastico, incredibile e vorticoso che stupisce anche per la straordinaria capacità di organizzazione sociale. L’insetto dunque come simbolo di quella libertà innata e archetipica capace di “intervenire” sulla percezione del recinto sacro della propria identità. Al contempo, in questa breve storia di trasformazione e di metamorfosi narrata nel videoclip, l’insetto intende rappresentare anche la paura del diverso, un diverso perché sconosciuto, un qualcosa per cui si arriva a rifiutarne l’esistenza o addirittura a danneggiare, sopprimere, usare, uccidere, perché non appartenente ai nostri sistemi di codificazione. Dunque libertà e paura, meraviglia e fobia. L’insetto s’insinua, penetra, permea, sorvola, arriva ovunque con la stessa forza dirompente della musica nella sua prerogativa che la differenzia dalle altre arti: l’astrazione. Una forza quasi sovrannaturale eppure così genuina e autentica come l’abbraccio per del diverso.
Cosi come l’insetto invade il nostro spazio e turba le nostre certezze tanto vacue, con la stessa velocità e con la stessa potenza la musica raggiunge le stanze della nostra anima. L’insetto è il superamento delle barriere, è l’andare oltre il nostro nido di protezione è l’opportunità di sentirsi parte integrante di un sistema che sarebbe così meraviglioso e così naturalmente perfetto se solo avessimo il coraggio di prenderlo in mano questo essere “spaventoso”!