Il focus di questo libro sta nella pagina denominata Nota degli autori. Le 7 righe si concludono con queste parole …Abbiamo scoperto che molti dichiaratisi amici di Hendrix in realtà non lo sono stati affatto, millantando e distorcendo fatti e creando falsi miti…
Questo risultato risiede nel lavoro emanuense e guicciardiano che i due autori hanno svolto: Roberto Crema ha una conclamata attività tra i fans ed i collezionisti, mentre Enzo Gentile ha lavorato attorno al chitarrista con un modus tipico del giornalista. L’intervista che ci ha concesso è propedeutica per capire come questo libro (edito da La Nave di Teseo con Baldini + Castoldi) si incastona nella produzione letteraria che ha dedicato al grande chitarrista.
Le oltre 300 pagine del libro offrono al centro il sogno di ogni fans: foto e ritagli di giornale, appunti e ticket dei concerti, ma financo cartoline e descrizioni del suo look, magari di puro broccato. Tutto è servito per ricostruire (con dovizia di particolari) i giorni precedenti al ritrovamento di Hendrix nella casa di Londra, ormai privo di vita. I giorni prima erano stati stressanti, ma in tour (tra Danimarca e Svezia) ossia in un contesto teoricamente ottimale per un artista. Ed invece proprio quei concerti furono un disastro, alimentando ancora di più una situazione psico/fisica già compromessa. Non puoi salire sul palco con ore di ritardo e non per colpa tua, non puoi suonare un brano ed allontanarti dal microfono per andare a litigare con l’organizzatore del concerto, ma non puoi nemmeno avere continui problemi tecnici in ogni tappa. Mentre canti (o ti appresti a suonare quel riff che i fans aspettano), non è molto bello sentire una radio che trasmette e che ti è entrata nelle casse acustiche, probabilmente squarzate o prive dei minimi requisiti tecnici! Sono eventi che possono capitare, ma non uno al giorno, uno dietro all’altro: mi immagino la tensione nervosa di Hendrix, abilmente descritta da Enzo Gentile e Roberto Crema, anche utilizzando spezzoni di recensioni o ricordi di groupies o altro personaggio che si trovava in backstage o era un normale spettatore! Nell’agire così, i due autori hanno ripulito l’elenco dai falsi amici, come anticipato all’inizio. Questo lavoro emanuense e guicciardiano ovviamente soddisfa il mio animo da fanzinaro, mentre trovo un po’ troppo lunga e machiavellica la parte dell’introduzione al libro, dove si ritorna più volte sull’aspetto unico di Jimi Hendrix nel panorama musicale e si enfatizza il suo talento innovativo. Credo infatti che se abbiamo tra le mani questo libro, abbiamo già dichiarato il nostro senso di tributo verso questo artista e non dobbiamo certo farci convincere: forse una introduzione più snella avrebbe reso di più, tenendo conto che l’intro scritta dal fratello Leon ha occupato solo 3 pagine. Semplicemente emozionante il dettaglio sui contenuti dell’autopsia realizzata dal dottor Robert Donald Teare: è uno dei capitoli finali di The Story of Live / Gli ultimi giorni di Jimi Hendrix e non è per animi sensibili o non avvezzi a questi argomenti mortuari!