E‘ uscito “Qualcosa cambierà“, il primo libro scritto dal rapper Enrico Petillo, in arte Endi disponibile in tutte le librerie, edito da Scatole Parlanti. Tratto da una storia vera, il libro racconta la storia di un giovane ragazzo che scopre di avere un brutto male.
Francesco è un adolescente di Peschiera del Garda, solitario e introverso. I genitori gestiscono un supermercato vicino al lago. È qui che il ragazzo conosce Matteo, in arte Meth, diciottenne con la passione per il rap. Iniziano a scrivere musica in uno scantinato e a sognare il successo con il loro duo i “Pirati del Lago”. Il loro stile non passa inosservato nella scena locale, ma nonostante gli incoraggiamenti di Daniela, una giovane cassiera che lavora per i genitori di Francesco, i Pirati faticano a fare il salto verso il grande pubblico. A causa di uno scherzo del destino, Francesco – ormai noto come Freak – si ritrova da solo: il suo talento nello scrivere viene però notato da Encore, ex rapper divenuto produttore. Arriva il momento, per il ragazzo, di fare i conti con i valori e gli ideali che ha sostenuto fino a quel momento: è disposto o meno a scendere a compromessi per inseguire il proprio sogno? Catapultato in una nuova realtà, per Francesco si aprono scenari sempre più difficili da gestire, a contatto con un ambiente cinico e multiforme.
“Questo romanzo è il mio primo lavoro di fiction”, spiega Endi, “È stato scritto in nove mesi, tra il 2018 e il 2019, durante una pausa dalla mia attività lavorativa e musicale. È tratto da una storia vera, ma non ha intenti autobiografici. Ogni riferimento a personaggi , fatti e persone è dunque puramente casuale.
Sin dal suo concepimento ho avuto in mente tre soli obiettivi: quello di creare un’opera di intrattenimento puro, qualcosa che incollasse il lettore alle pagine grazie a un incastro di fatti e personaggi che ho creduto affascinante, al punto da dedicargli nove mesi del mio tempo. Poi volevo raccontare il dietro le quinte dell’industria della musica che ho vissuto sulla mia pelle, e di cui ancora faccio parte, specie nelle forme più moderne del rap e dell’hip hop. Inoltre, volevo sensibilizzare – senza terrorizzare – i giovani adulti sulla prevenzione del tumore ai testicoli, uno di quelli “fortunati”, che se curato in tempo prevede il recupero completo. In particolare, volevo sfatare una serie di miti e leggende metropolitane stupide, che non fanno altro che portare sempre meno giovani dal medico. Ho voluto, insomma, scrivere un romanzo che parlasse di vita, non di morte. Una storia che parlasse di malattia, senza fare un romanzo sulla malattia”.