Fernando Fratarcangeli è uno dei giornalisti musicali più autorevoli. Il suo nome inevitabilmente viene subito associato al mondo del collezionismo e del vinile, in quanto dal 1999 direttore prima di “Raro” (rivista con cui collaborava dal 1987) e poi di “Raropiù”, ovvero il nostro “Record Collector”, che ogni mese dedica bellissime retrospettive ad artisti italiani e stranieri, con analisi accurate delle discografie italiane ed estere (e ovviamente le imprescindibili quotazioni). Fernando Fratarcangeli di artisti ne ha incontrati veramente tanti nel corso della sua carriera. E così per il suo nuovo libro ha deciso di raccogliere le interviste più significative che ha fatto. “Ognuno ha tanta storia… 50 “rare” interviste” (Raropiù Libri, 340 pagine, 14,90 euro). Come nelle riedizioni dei dischi importanti, dove vengono inserite bonus track e versioni alternative, qui troviamo le interviste, originariamente pubblicate sui mensili “Raro!”, “Raropiù” ed “Emozioni”, in una versione integrale (che non risente delle limitazioni di spazio imposte inevitabilmente da un magazine), dove si sente molto l’affinità che si è creata di volta in volta tra il giornalista e l’artista. E così troviamo, solo per citarne alcuni, Renato Zero, Beppe Carletti (Nomadi), Vasco Rossi, Pino Daniele, Franco Battiato, Patty Pravo, Edoardo Bennato, ma anche nomi di culto come Don Backy, Nico Fidenco e l’indimenticabile Giuni Russo. Abbiamo incontrato Fernando Fratarcangeli per parlare di questo lavoro e ovviamente di dischi.
Bentrovato a Fernando Fratarcangeli. Nella tua carriera di giornalista hai realizzato numerosi libri, dedicati ad artisti come Mina, Patty Pravo, Eros Ramazzotti, Tony Del Monaco. Quando hai capito che era venuto il momento di raccogliere in un volume alcune delle interviste che hai realizzato?
I motivi sono stati principalmente due. Il primo la spinta dei lettori che spesso mi hanno chiesto di realizzare questa raccolta poiché interviste delle prime annate di Raro! le avevano perse e desiderosi di leggerle. Ti ricordo che le interviste abbracciano uno spazio di trent’anni, per cui i nuovi lettori di Raropiù magari non erano… neanche nati al tempo della pubblicazione delle stesse. L’altro motivo perché volevo ripubblicarle in un libro in modo integrale e soprattutto aprirle con le mie sensazioni ed emozioni che ho provato per questi incontri. Un particolare aggiunto che, da quello che mi hanno scritto i lettori, è piaciuto molto.
50 interviste. Immagino che la scelta degli artisti non è stata facile avendo tu intervistato praticamente quasi tutti gli artisti più o meno significativi della musica italiana. Alla fine in base a quali criteri hai selezionato il materiale?
Avevo all’incirca 250 interviste, per cui la scelta è stata abbastanza difficile. Quello che ha dettato la mia scelta è stato il contenuto. Ho voluto privilegiare quelle interviste in cui gli artisti hanno raccontato la loro storia più “nascosta” e soprattutto la storia della musica. Per esempio, avevo artisti che mi potevano far gioco nelle vendite, un nome su tutti, Fiorello, ma pur simpatico e disponibile, come cantane non ha una storia interessante dietro e per questo non l’ho inerito. Tra l’altro ho tralasciato le interviste ad artisti stranieri, Patti Smith, Lou Reed, Michael Bublè, Peter Gabriel, tanto per fare qualche nome che mi viene in mente…
La copertina del libro mi pone lo spunto per una domanda. Ci sono tante musicassette, quelle su cui hai registrato le tue interviste. Tu sei un giornalista esperto di vinili. Ma di musicassette si parla spesso poco. Eppure so che ci sono ancora degli appassionati e ultimamente gli artisti propongono i loro album anche su questo formato. Come valuti questo supporto? Dal punto di vista collezionistico c’è interesse? E soprattutto oggi per le tue interviste sei passato al digitale?
Sulla copertina del libro ho voluto inserire le musicassette che di volta in volta ho utilizzato per le mie interviste. Una volta completata l’intervista scrivevo sul dorso della stessa l’artista e la data di registrazione. Così come il registratore che appare è il mio affezionatissimo Sony di tante battaglie e che ancora uso. Solitamente mi servo di entrambi, quello vecchia maniera (che ogni volta Patty Pravo minaccia di rubarmi!) e un più tecnologico digitale. Con entrambi mi sento più sicuro. Un ritorno alle musicassette? Ben vengano. Quanti di noi le ha usate, originali per l’ascolto o per giocarci a registrare o a farci una propria compilation tratta dai long playin’. Io con esse ho registrato tanti Sanremo quando veniva trasmesso via radio nei vari decenni passati per avere la versione live delle esibizioni. A livello collezionistico però ancora non c’è molto interesse; un po’ di più lo hanno le Stereo8. Pensa, qualche anno fa, un collezionista mi ha donato una grossa scatola con dentro tutte le puntate del mio programma “Radiorarità” che andò in onda su RadioUno, per tutta l’estate ’98, condotto insieme a Sergio Mancinelli. Avevo dichiarato in un’intervista che questa serie di trasmissioni di grande successo non le avevo mai riascoltate visto che si andava in diretta e questa gentile persona di Ventimiglia ha voluto farmi questo regalo che ovviamente ho molto gradito. Ora le vorrò trasferire su cd.
Tornando al libro ci sono sicuramente tante curiosità, che faranno felici i fan dei vari artisti ma anche i più giovani che sono meno esperti su alcuni cantautori. Per esempio mi ha molto colpito quella a Franco Battiato che anche tu definisci come quella “che mi ha maggiormente emozionato”. Credo che tu sia stato l’unico che sia riuscito a far parlare il Maestro in maniera completa ed esaustiva del suo primo periodo, quello delle canzoni anni ’60 incise per 45 giri allegati alla Nuova Enigmistica Tascabile. Che atmosfera ricordi di quest’intervista, risalente al febbraio 1997, ovvero nel periodo successivo all’uscita de “L’imboscata”?
A parte la prima realizzata, Patty Pravo, per la quale restai a casa sua per un intero pomeriggio con la dovuta emozione, quella con Battiato mi è veramente rimasta nel cuore. Premetto che è l’unica in cui ci siamo dati entrambi del lei. Essendo Battiato un mio idolo, avevo una fottuta paura di non esserne all’altezza. Invece, lui mi mise subito a mio agio con grande simpatia. A un certo punto gli chiesi: “Maestro posso chiederle dei suoi inizi?”. Mi rispose: “Certamente! Le posso raccontare qualsiasi cosa mi appartiene”. Era appena uscito l’album “L’imboscata” e gli feci i complimenti per il brano contenuto in esso “La cura”, dicendogli che per me era il miglior brano dell’album e che a mio avviso sarebbe stato un hit-single di grande successo… ui rimase un po’ scettico. Un mese dopo uscì come singolo.
Oltre ai grandi della musica ci sono interviste anche a personaggi come Christian De Sica, Cesare Monti e Sergio Bardotti. Come hai selezionato le interviste che non riguardano propriamente i cantanti?
Come dicevo all’inizio, il mio intento è stato quello di far raccontare agli interessati della musica, e chi meglio di un Bardotti, di un Cesare Monti o di un Mogol potevano raccontarlo? Ricordo che Bardotti mi concesse l’intervista seduti al Bar Vanni, a Roma, difronte al Teatro Delle Vittorie, mentre si gustava un enorme gelatone… Christan De Sica aveva appena inciso il suo interessante album di swing e ci incontrammo negli studi di Cinecittà durante la sua pausa pasto, vestito da imperatore romano poiché era sul set del film “S.P.Q.R.” di Carlo Vanzina. A Cesare Monti, con il quale poi ho collaborato nella realizzazione della “Via della Musica” costruita in un grande parco di Buccinasco, nel milanese, si devono molte copertine storiche di Battisti e di molti altri artisti, da Branduardi ai Rolling Stones…
Invece tra gli artisti meno conosciuti al pubblico di oggi ce ne sono diversi che meritano di essere riscoperti. Mi ha molto colpito l’intervista ad Aida Cooper, che personalmente ho sempre apprezzato e che a mio avviso avrebbe meritato molto di più, così come Maria Carta e Donatella Moretti.
Tre grandi artiste, tre grandi donne, Aida per me è riduttivo considerarla ancora oggi corista quando invece è una grande interprete di blues. Alla Moretti il merito, tra l’altro, di aver portato per prima in televisione, da conduttrice, i cantautori, oltre la sua stretta collaborazione con Morricone. Maria Carta la incontrai nella sua enorme villa a La Storta, vicino Roma, già minata dall’incurabile male, ma riusciva a trasmettere una forza interiore che mi è rimasta dentro come un grande esempio morale. “Vincerò io – mi disse. Se ne andò invece dopo qualche mese.
Lasciamo un attimo il libro e parliamo di dischi. Il vinile sta vivendo una seconda giovinezza. C’è interesse e fioriscono le ristampe, tanto che si vendono anche in edicola. Dal tuo osservatorio speciale come valuti questo momento del vinile? E soprattutto come valuti le ristampe che vengono periodicamente proposte?
Io, così come la mia rivista, ci siamo sempre prorogati alla causa del vinile, anche quando nessuno lo voleva più, per cui non posso che essere felice di questa nuova vita che sta vivendo il vinile. Quello che vorrei consigliare ai discografici è di non esagerare con il prezzo di costo. Se vogliamo che i giovani, che non hanno vissuto quella bella epopea del vinile e li vogliamo avvicinare ad essi li dobbiamo rendere un po’ più accessibile per le loro tasche. Le ristampe sono realizzate con cura, soprattutto quelle Sony. Anche se ho gli originali, sono così affascinanti e colorati che spesso li riprendo.
Pensi che in futuro ci sarà ancora spazio per il supporto fisico (in qualunque formato), oppure tutto sarà appannaggio della musica liquida?
Essendo io stesso un collezionista non posso che essere a favore solo e unicamente per il supporto fisico. La vita è fatta di ricorsi storici per cui, come è successo con il vinile, sono sicuro che la musica liquida è solo un passaggio…
Come hai scritto nell’introduzione del libro il tuo rammarico è quello di non essere riuscito a intervistare Gabriella Ferri, artista cui si deve in parte anche il titolo del volume. C’eri andato vicino, ma la sua morte improvvisa non ha permesso l’incontro con questa grande artista. Dal punto di vista artistico quanto è importante Gabriella Ferri nell’ambito della musica italiana?
Mi meraviglio come un’artista come la Ferri oggi sia così poco ricordata. Eppure ha all’attivo album meravigliosi, storici, che stranamente non hanno conosciute finora ristampe. Lei ha spaziato dalla canzone romana a quella napoletana; dal folk al repertorio internazionale. Voce e personalità uniche. Avrebbe certamente arricchito il mio libro. A proposito del quale devo constatare che, oltre a una buon vendita (malgrado sia uscito proprio alla vigilia di questa brutta pandemia per cui non si è potuto promuovere adeguatamente) ha avuto ottime ottime critiche. Quella che più mi è piaciuta proviene da un lettore che mi ha scritto: “Leggo solo due pagine al giorno altrimenti finisce troppo presto!” Lo presenterò il prossimo 23 settembre a Salsomaggiore (Parma) e chi è interessato, essendo stato realizzato a tiratura limitata, lo può richiedere attraverso il sito www.raropiu.com/negozio, senza ulteriori costi per le spese postali.