La notizia è che la mostra è stata prorogata: mi riferisco ovviamente a Tutankhamon Experience, allestita presso la Galleria delle Carrozze in Via Cavour a Firenze. Non potevo perderla, visto che sogno ad occhi aperti su Ippolito Rosellini (e quel 21 luglio 1828 quando salpava da Tolone la nave per l’Egitto con la spedizione franco-toscana voluta dal granduca Leopoldo II e dal re di Francia Carlo X) e che ripenso a quando ho potuto chiaccherare con Zahi Hawass. Con le gambe tremanti, faccio per entrare alla mostra e sento una voce che mi accoglie: riconosco subito che è di Bruno Santini, amico virtuale da tanti anni … e mi sorge la voglia di intervistarlo, proprio oggi che possiamo dire che avete tempo per andare a vederla entro il 31 Ottobre 2020.
Bentrovato a Bruno Santini: da quanti attore? Che ricordo ti viene subito in mente dalle tue prime esperienze artistiche? Il debutto risale al lontano 1977… ma nonostante gli anni, ancora ricordo perfettamente quegli esordi. Debuttai in una compagnia di teatro vernacolare diretta da Dory Cei. Io interpretavo Zizì (un inequivocabile personaggio sopra le righe) ed entravo in scena cantando Forte forte forte , un brano portato al successo da Raffaella Carrà e della quale ne imitavo le movenze. La commedia s’ intitolava Fiorentini a Viareggio e fu un tale successo che la stessa Cei fu costretta a scriverne un seguito (Pensione Tranquillità) e a metterlo immediatamente in scena.
– Sono reduce dalla bella mostra su Tutankhamon e mi sembra di averti intravisto! Dal lontano passato siamo arrivati al più recente presente… ed dal glitter del personaggio degli esordi siamo passati alla compassata compostezza tutta british di quell’uomo che con caparbietà e risolutezza portò alla luce la tomba del ‘faraone bambino’. Con il supporto tecnico e registico di Leonardo Scucchi (Image Project) sono diventato per l’occasione l’avatar del famoso egittologo e comparendo a grandezza naturale in alcuni punti strategici della bella mostra fiorentina realizzata da Discovery Time (che poi sarà allestita ai primi del prossimo anno al Castel dell’Ovo a Napoli), cerco di far rivivere ai visitatori quello che si suppone possa essere stato il campionario di emozioni che hanno accompagnato la scoperta. Un’operazione che, per quanto innovativa, abbiamo già sperimentato in altre occasioni quando ho vestito i panni di Ariosto (‘L’Orlando curioso’), di Dante (‘Inferno’), di Ovidio (‘Mithos’ tutt’ora allestita al Museo di Storia Naturale di Genova), del naturalista Adamson (‘Felini, eleganza letale’)) e di una serie di soldati della prima guerra mondiale protagonisti di ‘In trincea come all’inferno’. Sono stato aiutato (oltre che dagli ottimi testi dello storico Giacomo Cantini e dell’egittologa Clarissa Decembri) da una sorprendente somiglianza con il vero Howard Carter. Una signora al termine della visita (complimentandosi con gli allestitori), ha chiesto come fossero arrivati in possesso di quelli che aveva creduto essere filmati d’epoca.
– Corre voce che in casa tua non è poi così difficile parlare di Antico Egitto: è vero? Qui c’è una fuga di notizie! E’ vero ho una figlia (Valentina) egittologa. Ha lavorato per un paio di anni al Museo Egizio di Torino ed ora al fiorentino Camnes. Una passione nata in tenerissima età tanto che entravi nella sua camera e t’imbattevi nel poster di Akhenaton (come fosse una celebrata rockstar) e sul comodino invece che ‘Tre metri sopra il cielo’ trovavi la Grammatica del Gardiner.
– Sono curioso di sapere quali artisti hai seguito da giovane e quali invece ti hanno ultimamente interessato, magari perché li hai visti in concerto! Quale colonna sonora metteresti per un docufilm magari proprio sui Faraoni? La mia vita ha una colonna sonora che accompagna passo passo la mia esistenza… e l’interprete sono io. Canto (e fischietto) in continuazione: non solo sotto la doccia. Ho sempre amato i cantautori italiani (De Gregori, Guccini, Battiato) anche perché non essendo poliglotta, potevo cantare facilmente le loro canzoni… ma non ti nascondo che, se dovessi presentarmi come concorrente ad un quiz, porterei come materia il beat italiano. Equipe 84, Rokes, Dik Dik, Ribelli, Camaleonti. Di recente ho visto un concerto con Maurizio Vandelli e Shel Shapiro: ho goduto come un riccio! Ho fatto l’attore: e va bene così!… ma il mio sogno adolescenziale era scrivere canzoni. Non ancora maggiorenne feci l’esame (a quei tempi c’era ancora) per l’iscrizione alla SIAE come autore della parte letteraria. Ancora ricordo il testo che composi per l’occasione … Il parco era deserto, Io camminavo incerto / E dietro una panchina, C’era lei così carina / Per terra alcune tele: dipingi forse tu, Non chiesi poi di più… Non era certo un capolavoro ma la rima, rigorosamente baciata, fece il suo effetto e superai l’esame. Poi riuscii anche a scrivere tre canzoni che diventarono altrettante sigle di programmi radiofonici Rai che io stesso conducevo. Per quanto riguarda la domanda sulla colonna sonora da mettere per un docufilm sui faraoni, non ho dubbi: Pink Floyd, qualsiasi brano. Sono come il nero, si mettono su tutto! Io ricordo una televisiva Manon Lescaut diretta da Sandro Bolchi che provocatoriamente si affidò alle musiche di Waters e compagni: un capolavoro!
– Come hai vissuto questi lunghi mesi di pandemia? Guardando tanti film e documentari, mettendo in ordine e catalogando le mie collezioni di fumetti e album di figurine… ma soprattutto scrivendo il mio ultimo libro Profumo di boom (in collaborazione con Alessandro Bini) che uscirà per le feste natalizie. Quello che si può definire l’ipotetico seguito di ‘Si stava meglio quando si stava peggio?’ dove tra le pieghe dei ricordi (rivisitati con ironia e cercando di bandire noiose nostalgie) c’è tanto spazio, ovviamente, per la musica.
– La tua esperienza con Leonardo Pieraccioni per il cult Il Ciclone? Solo alla sesta domanda me lo chiedo? Quasi un record! Nonostante più di 40 film (tra cinema fiction tv) per tutti rimango ‘il sindaco del Ciclone’! Al mio quotidiano buongiorno per strada, mi sento rispondere buongiorno una sega! E’ il tormentone della mia vita… e sono ben felice che lo sia.
– Con quale attore o regista ti piacerebbe lavorare e confrontarti? Sono anni che sogno di sentir squillare il mio telefono (forse avevo ancora il duplex) e di sentire dall’altra parte del filo Nanni Moretti che mi dice ‘Bruno ho una parte per te nel mio prossimo film!’ Ma sono molti i registi con cui sarei curioso di divider il set: Avati, Virzì, Tornatore… Tarantino! E poi non ti nego sarei curioso di vedere che fine ha fatto il ‘sindaco’ in un ipotetico Ciclone 2.
– Un invito finale a seguirti nei panni di Howard Carter … Credo sia una bella esperienza la visita alla mostra ospitata alla Galleria delle Carrozze. Per il valore degli oggetti esposti, per l’alta professionalità della realizzazione delle fedelissime riproduzioni, per la scenografia che consente un’immedesimazione totale nel mondo dell’antico Egitto e per l’utilizzo della tecnologia video che contribuisce non poco a rendere spettacolare il tutto. Credo che più di un visitatore abbia esclamato come fece Carter… ‘Vedo cose meravigliose!’.