Ho voluto giocare sul titolo del suo recente disco ed anche ricordare come l’abbiamo conosciuta per un disco in dialetto friulano: sono tante le cose di cui abbiamo parlato.. Prima di passare al botta/risposta, fatemi ringraziare Manuela Maiulini per le foto presenti in questo articolo.
– Buongiorno Giulia e complimenti per l’album Ancora Bianca: quanto tempo ti ha richiesto?
Buongiorno Giancarlo! Innanzitutto grazie mille sia per queste tue parole di apprezzamento verso il mio nuovo progetto musicale sia per questo spazio che mi (e gli) stai dedicando. Per quanto riguarda la genesi di Ancora Bianca, a livello di canzoni l’album era pronto già a Febbraio 2016 quando ho composto il suo ultimo brano, che poi, e non a caso, nel cd è stato anche inserito come traccia conclusiva. Già da tempo, ad ogni modo, avevo iniziato a pensare alla realizzazione di un mio nuovo album iniziando anche ad ipotizzare quali tra le mie canzoni vi sarebbero state inserite, ma sentivo che mi mancava qualcosa, qualcosa che è arrivato appunto nel mese di febbraio 2016 durante la prima delle due “attese” più belle della mia vita e che si è concretizzato nel brano “Oltre il mondo (L’attesa)”. A quel punto ho sentito davvero che il cd, a livello di “contenuto”, era concluso. Gli altri brani di “Ancora Bianca” risalgono invece per lo più al 2014 (“Il sole di marzo”, dedicato alla Fufi, la mia gatta “storica” con cui ho condiviso ben 21 anni della mia vita, “E poi ti accorgi che”, che ho composto in parte mentre stavo andando a visitare l’èremo di San Francesco ad Assisi, e “Da qualche parte nell’universo”, che ho scritto di getto al rientro a casa dalla mia partecipazione al “Premio Bianca d’Aponte” e che io ritengo un regalo speciale fattomi proprio da Bianca) ed al 2015 (“L’acqua e il mare”, scritto in un periodo di grande riflessione personale, e “Voce”, composto invece una settimana dopo la scomparsa di mia nonna Maria -che amava cantare come me- ed una settimana prima del mio matrimonio) ma ci sono anche tracce composte negli anni precedenti, nel 2013 (“E intanto nevica”, brano ispiratomi da un sogno particolare), nel 2012 (“E tu ci sei”, scritto subito dopo la presentazione e la pubblicazione del mio album precedente Tal cîl des Acuilis), nel 2011 (“Ancora bianca”, che fin da allora avevo già deciso che quel brano sarebbe stato anche la title track di un mio futuro nuovo progetto in italiano) e persino nel 2007 con Respirare (in fondo è semplice).. che ho tenuto per tanti anni nel cassetto perché era come se in sé anticipasse delle cose che avrei capito e vissuto appieno soltanto poi, negli anni). Questo per quel che riguarda le canzoni del cd. Con riferimento invece alla sua produzione, il vero lavoro è stato svolto durante il 2018 ed il 2019, compatibilmente con i tempi e gli impegni di famiglia. .
– A quali nuovi progetti stai lavorando?
La mia mente è sempre in fermento e le idee non mancano mai. Però sicuramente il progetto più imminente è ripartire da dove “ci eravamo lasciati”, ovvero dalla presentazione del mio nuovo album “Ancora Bianca” che si è svolta il 26 Gennaio in teatro ad Artegna (Udine) con uno spettacolo di musica e danza a cui hanno partecipato quasi tutti i musicisti del disco (Simone Rizzi, Enrico Maria Milanesi, Alessio de Franzoni, Gianfranco Guidolin, Daniel Longo, Mara Grion e Elena Allegretto) e le ballerine Erica Modotti, Giulia Bauzon e Selina Benedetti (qui fotografata). Virus e restrizioni permettendo, mi piacerebbe riuscire ad organizzare al più presto altre presentazioni live.
– Ma nel 2013 (quando hai conquistato il secondo posto alle Targhe Tenco nella categoria miglior album in dialetto e lingue minoritarie) non hai pensato che fosse quella la tua strada musicale?
Ricordo sempre con molto piacere e con molta soddisfazione questo “traguardo”. L’album Tal cîl des Acuilis mi ha davvero dato tanto, non solo in termini di emozioni ma anche di opportunità; grazie a questo progetto ho avuto la possibilità di portare la mia musica in friulano anche fuori regione suonando in diversi contesti e non solo nazionali (cito ad esempio Londra e Dublino dove sono stata invitata a suonare per i rispettivi “Fogolârs Furlans”), ed ho pure avuto modo di far conoscere di più anche la mia produzione precedente in italiano. Sono poi rimasta piacevolmente stupita nell’accorgermi con quanto interesse ed attenzione venga accolto un lavoro in lingua minoritaria. Però io compongo sia in lingua friulana sia in lingua italiana e per l’album “Ancora Bianca” ho voluto intenzionalmente dar precedenza alle canzoni che in qualche modo avevano “più urgenza” di farsi ascoltare perché erano quelle che secondo me più mi rappresentavano in questo preciso momento storico della mia vita. E queste erano tutte in italiano. Ma, come dicevo poco fa, sto continuando a comporre anche in friulano e posso già dire che in futuro pubblicherò nuovamente un nuovo progetto in marilenghe (termine utilizzato dai friulani per riferirsi alla propria lingua). Potrebbe anche trattarsi del mio prossimo cd (che potrebbe però pure includere tracce sia in friulano sia in italiano), ma non mi do né limiti né scadenze. In fondo non produco album (né tantomeno scrivo canzoni) per “ammiccare” ad un certo tipo di pubblico o alla critica; realizzare qualcosa soltanto per (cercare di) ottenere dei consensi esterni mi interessa poco. Preferisco investire creatività, tempo, energia e risorse economiche per produrre quello che più sento vicino in un particolare frangente di vita e quello che quindi mi fa essere sempre artisticamente sincera, sia verso gli altri e sia soprattutto verso me stessa.
– E’ ancora forte in me l’emozione del tuo recente videoclip con Ilaria Del Negro …
Ti ringrazio tanto per questo tuo apprezzamento e sono davvero felice che il videoclip di Respirare (in fondo è semplice) riesca a trasmettere emozioni. Indubbiamente la presenza della performer aerea Ilaria Del Negro è stata preziosissima, così come è stata preziosissima la collaborazione con la casa di videoproduzione DARE (capitanata da Aurora Ovan, Alessandro Zanuttigh, Davide Nicolicchia, Filippo Di Primio e Tomaso Minchella) che ha girato e realizzato il video riuscendo a far emergere in modo, se vogliamo, semplice ma al tempo stesso intenso ed efficace il senso del mio brano. Una scena scarna ed essenziale al chiuso di un vecchio stabile in disuso in cui si muovono tre donne (una cantautrice –io-, una danzatrice -Ilaria Del Negro- ed una musicista -la violoncellista Mara Grion, altra preziosissima presenza del video-) che rappresentano, ognuna di loro, una diversa sfumatura della stessa figura dell’artista: voce, anima e corpo che si fondono insieme e si sentono parte del tutto trovando in ogni attimo della propria esistenza la forza e la capacità di respirare, anche quando le circostanze esterne sembrano negare pure la facoltà del respiro (inteso, questo, non tanto sul piano fisico, quanto invece su quello spirituale). Che è un po’ quello che abbiamo vissuto durante il lungo periodo di lockdown. Per questo motivo, nonostante il video fosse stato invece girato prima della chiusura (a Febbraio in tempi che non erano ancora così “sospetti”), ho preferito attendere “tempi migliori” per pubblicarlo ed ho scelto il 4 Maggio come augurio che da lì in poi si potesse davvero ritornare a “respirare” appieno.
– Quali sono stati gli artisti che hai amato da giovane e quali quelli che ora ti emozionano?
Da bambina ho ascoltato tantissimo (specialmente in macchina durante i lunghi viaggi che facevamo per andare in vacanza) Lucio Battisti e Pierangelo Bertoli che erano gli artisti preferiti di mio papà. E pensa che tuttora uno dei miei brani preferiti in assoluto è Anche per te di Battisti (di cui però, ovviamente, allora non riuscivo a capirne appieno il significato; avvertivo tuttavia una grande dolcezza che ancora mi accompagna ogni volta che l’ascolto). Quando poi però, crescendo, ho iniziato ad avere anche io una mia “personalità” musicale, ho attraversato un po’ le “classiche fasi” dell’adolescenza; ho letteralmente consumato a forza di ascoltarle alcune cassette di Laura Pausini, mi sono affezionata (senza però diventarne una fan sfegatata) alle varie boy band, ma ho anche iniziato a rivolgere la mia attenzione ai cantautori, ed in particolare alle cantautrici. Mi affascinava molto la musicista che cantava accompagnandosi con la chitarra. Una delle prime artiste che ho seguito in questo senso è stata Paola Turci la cui “Bambini” tuttora mi ritorna spesso in mente. Non posso però non menzionare anche Elisa che ritengo da sempre (e non solo perché proviene dalla mia stessa regione) una delle voci più emozionanti del nostro Paese. E non nascondo che, forse proprio sotto l’influenza di Elisa, i miei primissimi brani, o per meglio dire, “esperimenti musicali” sono stati anche in inglese, lingua che poi però ho abbandonato praticamente da subito e non perché io non ami l’inglese (mi è sempre piaciuto molto e mi ci sono pure laureata) ma perché, amando la scrittura e concentrando molta attenzione anche sulle parole (oltre che sulla musica), ho preferito e preferisco tuttora utilizzare l’italiano ed il friulano, che sono le mie lingue madri e gli idiomi in cui io riesco a veicolare meglio i miei pensieri. E a proposito dell’importanza delle parole continuo, anche “da grande”, ad ascoltare con molto piacere i cantautori, tra cui in particolare Niccolò Fabi e Damien Rice ..
– Vogliamo parlare di questo Simone Rizzi? Ma che uomo è?
Probabilmente è la domanda a cui rispondo con maggior difficoltà! Non sono infatti solita parlare molto del mio privato che cerco di custodire per quanto mi è possibile. Però qui c’è un pò, diciamo, un “conflitto di interessi” dato che in questo caso la mia vita personale si interseca per forza con quella artistica. Dunque, per descrivere Simone potrei utilizzare l’aggettivo multitasking: Simone è un uomo che è al tempo stesso un marito, un papà, un insegnante e, con riferimento specifico al mio progetto musicale, un musicista, il produttore artistico, ed in generale colui che ha reso possibile la sua “concretizzazione”. Come ricordo anche nella pagina dei ringraziamenti del libretto che accompagna il cd “Ancora Bianca”: “Le canzoni da sole non bastano per dare vita ad un progetto artistico “concreto”. Serve qualcuno che creda in te, in loro, qualcuno che le prenda per mano e le accompagni verso terre inesplorate che da sole non avrebbero mai raggiunto. Serve qualcuno che ci creda (…) al punto da dedicarci cuore e mente, lunghe giornate e notti intere, come fossero sue creazioni.” E nel mio caso questo “qualcuno” è Simone.
– Ma davvero non hai trovato una casa editrice o un editore interessato a questo tuo disco?
In tutta sincerità non li ho nemmeno cercati. In passato ho ricevuto (purtroppo) diverse delusioni nel campo musicale che mi hanno, alcune, anche abbastanza “scottata” o comunque mi hanno fatto passare la voglia, per il momento, di andare a ricercare altri contatti professionali.
Un nuovo progetto in marilenghe per Giulia Daici? Vestita di bianco, si fa intervistare..
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