Peter Green, uno dei fondatori dei Fleetwood Mac, è morto ieri a 73 anni. Lo ha annunciato un legale della famiglia senza fornire ulteriori dettagli. Nativo di Londra e classe 1946, Green era considerato uno dei migliori chitarristi blues degli anni ’60 al punto che una volta B.B. King disse di lui che era l’unico in grado di dargli i brividi. Nel 1967, dopo una breve esperienza nei Peter B’s Looners nel 1966 quando ancora poco più’ che adolescente ebbe l’occasione di sostituire Eric Clapton nei John Mayall & the Bluesbreakers e decise di fondare una sua band, i Fleetwood Mac assieme con il percussionista Mick Fleetwood.
Con la band cominciò a scrivere ed incidere brani quali Albatross, The Green Manalishi o Black Magic Woman, canzone diventata indimenticabile grazie alla interpretazione di Carlos Santana nel 1970. Tuttavia, anche se un grande cantautore e chitarrista, Green non seppe gestire il grande successo arrivato all’improvviso e probabilmente schiacciato dal peso di quello stesso successo cominciò a fare uso massiccio di LSD, fino ad accusare seri problemi psichici. Nel 1971 fu costretto ad abbandonare i Fleetwood Mac con i quali successivamente continuo’ a collaborare solo in maniera occasionale. Sempre perseguitato dalla schizofrenia e dopo aver minacciato di saltare dalla finestra dell’ufficio del suo manager nel 1977 fu costretto ad un ricovero in un ospedale psichiatrico.
Anche dopo anni in una intervista del 2017 Mick Fleetwood disse che a Green spettava il merito principale per il successo della band. Green è stato tra gli otto membri della band, con Mick Fleetwood, Stevie Nicks, Lindsey Buckingham, John McVie, Christine McVie, Danny Kirwan e Jeremy Spencer, a essere stato indotto nella Rock & Roll Hall of Fame nel 1998. La notizia della sua morte segue di qualche giorno l’annuncio dei Fleetwood Mac di pubblicare un cofanetto di vecchi successi per documentare i primi anni della band tra il 1969 e il 1974.