Joe Sal, all’anagrafe Giorgio Salati, ha presentato il 3 Luglio il singolo Beautiful Light, una canzone che si muove fra armonie e dissonanze, ritmi incalzanti e tempi dispari: è uscito anche un videoclip nel quale campeggiano i dipinti di Tom Porta e quindi questo è il momento giusto per intervistarlo, nel bel mezzo di un periodo importante, intenso, accaldato e non solo da un punto di vista meteo…!
– Buongiorno a Joe Sal: come sta andando Beautiful Light?
Buongiorno Giancarlo. Beautiful Light sta andando piuttosto bene. Merito anche dei dipinti di Tom Porta che impreziosiscono il video su YouTube.
– Il tuo curriculum è poderoso e quindi direi di dividere la parte fumettistica da quella musicale: partiamo dalla esperienza con i KickStart…
I KickStart furono quella che uno può definire “la band della vita”. Si tratta di un power trio fondato attorno al 1999 con i miei amici storici Michele Campanella (batteria) e Marco Albanese (basso). Il genere era hard rock, per dieci anni abbiamo imperversato per i locali lombardi e devo dire che a detta di tutti avevamo un gran tiro. Abbiamo autoprodotto nel 2003 un disco intitolato Fuel e nel 2006 un singolo intitolato I Am Free. Ancora oggi c’è un piccolo numero di appassionati che ricordano con affetto le nostre esibizioni.
– …ed i tour con Alex Carpani?
Una bellissima esperienza durata all’incirca dal 2012 al 2016. Il Carpani, musicista prog rock, aveva iniziato una collaborazione con David Jackson, sassofonista dei Van Der Graaf Generator. Alex, che è principalmente tastierista, aveva sempre vestito anche i panni del cantante, ma per questo nuovo progetto, cercava un “frontman”, che rendesse al meglio lo spettacolo in cui si mescolavano il repertorio suo originale con quello dei Van Der Graaf. Mio fratello Ettore (oggi membro nella mia band) suonava con Alex da qualche anno e ha fatto da “anello di congiunzione”. Devo dire che collaborare con Alex è stata una delle cose più belle che mi siano potute capitare. Abbiamo suonato in molti paesi europei con qualche puntata nel continente americano. Devo dire che soprattutto nei paesi mitteleuropei come Germania, Francia, Belgio e Olanda, c’è uno zoccolo duro di fan del prog davvero fedeli e appassionati. L’esperienza col Carpani mi ha permesso di registrare due dischi e di collaborare anche con altri musicisti provenienti da band mitiche: King Crimson, PFM, Le Orme… Un’esperienza unica, di cui ringrazio Alex.. che tra l’altro è presente come ospite alle tastiere proprio in Beautiful Light.
– Il progetto Joe Sal & the Magical Mysteries come lo dobbiamo considerare? Puro divertimento…
Erano anni che mi ronzava per la testa questa idea. Personalmente sono grande amante dei Beatles, pur avendo una formazione particolarmente “rockettara”. Ho sempre pensato che molti come me avrebbero apprezzato sentire le canzoni dei Beatles in una versione più rock, così l’anno scorso ho deciso finalmente di mettere in pratica questa idea. Questo Venerdì 17 suoneremo allo Sport+ Center di Rescaldina (Milano), occasione in cui mischieremo il repertorio Beatles con il mio originale.. e presenteremo dal vivo la nuova canzone “Beautiful Light”. E’ una scommessa un po’ azzardata, perché è un progetto rivolto soprattutto a un pubblico di nicchia di rockers appassionati dei Beatles, ma finora ci stiamo divertendo molto a rendere “potenti e chitarrosi” i pezzi dei Fab Four..
– Ma arriviamo alle tue recenti esperienze soliste: con chi stai collaborando di più? Quali sassolini vuoi toglierti dalla scarpa?
Le canzoni che sto facendo uscire un po’ per volta sono state tutte registrate con l’aiuto di Luca Cristofaro al basso e Ares Cabrini alla batteria. A mixarli sono stati Marco Barusso e Dario Valentini, un ragazzo giovanissimo e di grandissimo talento che purtroppo ci ha lasciati esattamente un anno fa, lasciando un grande vuoto. La band con cui sto portando i pezzi dal vivo invece include Diego Mariani alla batteria (anche lui proveniente dal giro prog, cioè gli Alphataurus) con l’aggiunta di mio fratello Ettore Salati alla chitarra solista. Quanto ai sassolini nella scarpa… Non ho molte recriminazioni da fare, piuttosto mi limito a registrare una difficoltà che incontro alle volte. In passato ho suonato in progetti abbastanza facilmente “catalogabili”, seppur con qualche variante. Hard rock, progressive rock, rock anni ’70, tributo… Per quanto riguarda questo mio recente progetto solista invece, non si tratta di musica di facile catalogazione. Infatti il progetto nel suo insieme (cioè il disco in cui confluiranno i pezzi prima o poi) l’ho chiamato “Out of the Box”: non mi sono posto limiti di genere musicale ma ho cercato di comporre solo canzoni che mi scaturissero dal profondo. L’unica regola che mi sono posto è che tutti i pezzi avessero più o meno lo stesso suono scarno, eseguiti tutti con la stessa chitarra e poca distorsione, basso, batteria e pochi altri fronzoli. Certo, qualche “altarino” ce l’ho anch’io, come “Euphoria Morning” di Chris Cornell o “Grace” di Jeff Buckley… ma non mi sono voluto collocare in nessun genere né sottogenere. Se vogliamo proprio dargli un nome possiamo definirlo “alternative”. Bene, mi sono reso conto quanto questo renda difficoltoso promuovere un progetto, per un pubblico (ma anche radio, promoter, clubs) abituato a vedere la musica esclusivamente sotto forma di etichette merceologiche. Se suoni prog devi suonare col moog e i tempi dispari. Se fai hard rock dei suonare il riff pentatonico in mid-tempo e cantare come Brian Johnson o Robert Plant, eccetera. Ho inaugurato questo mio progetto solista esclusivamente per me stesso, come un modo per ricominciare da capo tirando fuori ciò che avevo dentro, senza preoccuparmi del riscontro che questo avrebbe avuto col pubblico, per cui va bene così. Detto questo, vedere la difficoltà che hanno certi ambienti anche musicali a decifrare quello che faccio (e non è certo jazz sperimentale ma canzoni con quattro accordi di chitarra) a volte mi lascia un sorriso amaro sulla bocca.
– Infine una riflessione sul tuo lavoro come sceneggiatore di fumetti e serie animate …ma prima facciamo i complimenti a Marku Sottocorona per le ultime foto che ti ha fatto…
Tendenzialmente ho sempre tenuto l’ambito musicale e quello della scrittura molto separati, un po’ come una specie di Jekyll & Hyde (o Paperino e Paperinik!). Detto questo, è innegabile che i due mondi si siano influenzati a vicenda nella mia testa, e come cerco spesso di dare connotazioni musicali alle storie che scrivo (suggerendo a volte vere e proprie colonne sonore al lettore), dall’altra parte spesso cerco nei testi delle canzoni di raccontare delle storie, delle vicende umane. In questo senso il mio pensiero di nuovo torna ai Beatles, che a volte erano capaci di raccontare storie bellissime con pochi versi (vedasi Eleanor Rigby). Un saluto ai lettori di MusicalNews e spero che il video di Beautiful Light sia di vostro gradimento