Roberto Razzini: contestualizzare lo scorrere degli anni nella discografia italiana ..

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Mio padre mi fece usare con parsimonia la fonovaligia Reader’s Digest, mentre credo che da subito Roberto Razzini abbia scoperto le peculiarità di quello della Lesa, se non addirittura quella costruita dalla Philips. Suo padre aveva contatti con la discografia e quindi Roberto ha cominciato a farsi le ferie estive nei vari magazzini, tipo Mecca Record: il mio vide con sospetto la mia entrata nel mondo delle radio libere .. Differenze piccole che dimostrano come si viveva tra la metropoli lombarda e la periferia valtellinese, ma che sono entrambe la start-up di quella esperienza che abbiamo maturato nell’indotto della musica in Italia. La pubblicazione del suo libro Dal vinile a Spotify – Quello che resta sono le canzoni (People book, 2020) è una bella sorpresa: si legge in un baleno e riporta alla mente tante sensazioni, partendo dall’odore del vinile quando lo si estrae dalla busta in cartone, evitando di sciupare il cellophane ..

Buongiorno Roberto, tutto bene? Ti stiamo disturbando, mentre sei impegnato? Su quale progetto sei ora più concentrato?
Buongiorno a te!!! Io tutto bene perché, nonostante questo periodo davvero cupo e drammatico, avendo la fortuna di occuparmi di Musica e di Canzoni, questo mi aiuta a rendere il mio quotidiano decisamente migliore. Premesso doverosamente questo, stiamo seguendo diversi progetti, come sempre ci succede, tutti degni di nota e tutti con l’auspicio che ci possano aiutare, nel prossimo futuro, ad uscire da questo periodo così straordinariamente anomalo ed inquieto.
– Parliamo ovviamente del tuo libro e ti chiedo se era qualcosa a cui pensavi da tempo oppure se è stato scritto velocemente.
La gestazione di questo libro ha avuto bisogno di tempi non particolarmente brevi principalmente per due motivi: prima di tutto perché non è stato semplice riuscire ad avventurarmi in questa attività, per me totalmente inedita. In aggiunta a questo, il mio impegno primario resta quello di amministratore delegato in Warner Chappell, che mi assorbe la quotidianità lavorativa. Un lavoro di responsabilità del quale vado molto fiero e orgoglioso, ma che necessita di cura ed attenzioni costanti.


L’ho divorato, ma mi è rimasta una sensazione agrodolce. Scommetto che di episodi ne hai il cassetto pieno …
Questo è quello che mi ha sottolineato più volte ma inutilmente anche Francesco Foti, di People, l’Editore che ha pubblicato il libro. Francamente il mio intento era quello di riuscire a dare una visione di insieme del mercato discografico e musicale e dei suoi diversi cambiamenti, generati dallo sviluppo tecnologico. Ho pensato fosse interessante, usare una timeline biografica per contestualizzare lo scorrere degli anni, con le mie diverse esperienze di vita privata e professionali. Non volevo però che il libro diventasse una raccolta di aneddoti perché se ne sarebbe perso lo spirito originario.
Parlando della tua esperienza giovanile, ho scritto che sei “andato a bottega”… hai insomma imparato il mestiere facendo molta gavetta…
Assolutamente si. Sono sempre stato attratto dal mondo della musica e della discografia quindi qualsiasi “porta di ingresso” sarebbe stata gradita. All’inizio degli anni ’80 il negozio di dischi era un ottimo punto di partenza. A conti fatti, lo è stato sicuramente per me.
– Io adoro Suzi Quatro, ma mi sembra che invece a te abbia rappresentando quasi un incubo…
Diciamo che l’aneddoto raccontato nel libro, spiega un passo falso nel quale mi sono imbattuto, proprio all’inizio della mia vita professionale. Nulla di così traumatico di per sé, ma sicuramente un errore dal quale ho imparato un concetto molto essenziale: superficialità ed approssimazione non sono atteggiamenti che portano al risultato che si vuole perseguire. Da quel giorno mi sono imposto che prima di uscire allo scoperto, bisogna effettuare i necessari approfondimenti. Non si ha quasi mai una seconda occasione, per fare una buona prima impressione.
– Parliamo del crowdfunding nella musica: qualcuno l’ha definita una elemosina del futuro, ma tu cosa ne pensi?
Credo possa essere un buon strumento in taluni casi, ma non ritengo che sia una soluzione per chi vuole entrare nel mondo della musica dalla porta principale. Soprattutto oggi non credo che il problema sia solo economico o finanziario, ma più strutturale e di progetto. Mi spiego meglio: le tecnologie a disposizione offrono molti strumenti per realizzare un prodotto finito decoroso e pronto per la sua pubblicazione. La quasi totale sparizione del supporto fisico ha poi smaterializzato il mercato musicale. Ciò che resta comunque prioritario è la necessità di ricercare e sviluppare un percorso artistico e un repertorio che abbia consistenza e spessore. E queste sono caratteristiche che non si comprano, ma si mettono a punto con il lavoro e la ricerca quotidiana.
– Una cosa che noi diamo per scontato è che tutti quelli che frequentiamo sappiano bene chi sono i comparenti del nostro mondo: ad esempio tu ti occupi di edizioni … ma non è meglio che tu ora ci dica velocemente cosa sono?
Credo che riuscire a dare velocemente una descrizione dell’attività dell’editore musicale sia un’impresa ardua, ma ci proviamo. L’editore musicale è colui che lavora a strettissimo contatto con gli autori di canzoni, sia musica che testo. Il suo ruolo è quello di aiutarli a restare sul mercato, sostenendo e promozionando le loro opere, affinché vengano pubblicate, tutelate e possano marginalizzare il diritto d’autore che è un diritto patrimoniale privato. Pagare il diritto d’autore quando si fruisce della musica e delle canzoni, significa riconoscere il giusto corrispettivo ad autori ed editori per il loro lavoro creativo. Quindi il diritto d’autore è lo stipendio che viene pagato ad autori ed editori, perché vivere di musica e di creatività è un lavoro e come tale deve essere correttamente retribuito.

– Da quanti anni sei alla Warner Chappell? Quali sono gli artisti che maggiormente curi, italiani e non?
Io sono entrato in Warner Chappell nel 1990, come product manager e dopo diversi incarichi, dal 2002 ne sono l’amministratore delegato. Gli artisti con i quali lavoro e ho lavorato sono quelli che popolano le nostre classifiche, di ieri di oggi e sicuramente anche di domani. Con alcuni il rapporto è più continuativo e duraturo, con altri magari abbiamo collaborato per progetti a breve termine. La fortuna di essere a capo di un’azienda importante come Warner Chappell, mi ha messo e mi mette sempre nelle condizioni di potermi relazionare con praticamente tutti gli artisti del nostro panorama nazionale, senza scordare quelli internazionali, talvolta vere leggende come Burt Bacharach.
– La discografia sta mutando e nel tuo libro lo si intuisce: riesci ad immaginarti come si evolverà nel breve e medio periodo?
Sarà un’attività, quella discografica, sempre più slegata dal prodotto fisico, smaterializzata, basata sulla concessione di licenze di utilizzo e di royalty. Ciò che gli editori musicali fanno, praticamente da sempre, salvo quando realizzavano gli spartiti musicali, che sono stati storicamente il primo vero supporto, prodotto ed utilizzato per veicolare la musica.
– Lasciamoci con un velo di nostalgia: quali aspetti del passato ti portano a rimpiangere un momento della discografia della nostra gioventù?
Tutti e nessuno. Occuparsi di musica, soprattutto per chi come me fa l’editore musicale, vuole dire occuparsi di canzoni. Quindi un “prodotto” immateriale, senza tempo, estremamente malleabile ed elastico. Le canzoni hanno la capacità di adattarsi al mercato che cambia, molto più di quanto non lo sappiamo fare noi. Quindi la musica riuscirà a sopravvivere a qualsiasi prossimo, grande o piccolo, mutamento di mercato. Dovremo essere noi a saperlo comprendere ed assecondare, senza ostacolarlo. Quanto successo a cavallo tra la fine del secolo scorso e l’inizio degli anni 2000, dovrebbe farci comprendere come non ci si può opporre alle rivoluzioni tecnologiche, ma bisogna saperle cavalcare, come qualsiasi altro cambiamento, senza farsi troppo intimorire, ma approfittando degli aspetti positivi che inevitabilmente bisognerà saper trovare.

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