I Grey Daze svelano il video di “B12” : la canzone è tratta dal nuovo album della band di Phoenix, Amends (in uscita il 26 giugno su etichetta Loma Vista Recordings).
“Tutto quello che abbiamo compiuto per supportare l’uscita di Amends è stato fatto in onore di Chester” spiega Sean Dowdell, il co-fondatore e batterista dei Grey Daze. “Il video di ‘B12’ non fa eccezione. Volevamo celebrare tutto quanto è stato realizzato per Amends, un progetto cui Chester voleva dare vita. E in questo video non solo siamo riusciti nell’intento di dare vita al testo, ma anche di avvertire la sua presenza mentre suonando interagivamo con la sua parte vocale.” La performance dal vivo è inframmezzata da riprese catturate in studio durante la registrazione del pezzo, nelle quali appaiono Head e Munky dei KORN. Head così si è espresso sul pezzo: “la vastità, la forza, la melodia, il flusso inarrestabile… è come il Chester degli esordi.”
I Grey Daze hanno pubblicato diversi video di grande spessore per supportare l’scita del progetto (che contiene in tutto 11 canzoni), offrendo ai fan un sguardo d’insieme sui primi passi di una delle voci più amate del rock moderno: “What’s In The Eye” mostrava filmati “live” della band, con un giovane Chester nel ruolo di front man. “Sickness” narra la vera storia di Sean, che diventa un “fratello maggiore” per un bullizzato Chester. “Sometimes” è una dimostrazione della potenza espressiva dei testi di Chester già da quando era un autore teenager: nel video le sue parole “Maybe things will get better, maybe things will look brighter” sembrano alludere alla crisi generata dal COVID-19. “Soul Song” è forse il video più commovente, sceneggiato e diretto dal figlio di Chester, Jaime Bennington, che ha così spiegato: “Questo video riflette il mio rapporto con ‘l’atra parte’, le mie esperienze con la presenza incomprensibile eppure a volte così tangibile con mio padre dopo la sua scomparsa. ‘Soul Song’ parla di questo: del nostro contrastato percorso verso l’illuminazione, la consapevolezza. Questa è la mia visione personale al riguardo.”
Amends racconta le origini di una delle voci più riconoscibili del rock, e anche la chiusura di un cerchio per un gruppo di amici. L’album è infatti il completamento di un progetto di riunione dei Grey Daze che Chester aveva annunciato poco prima della sua prematura scomparsa. Gli altri membri della band – Dowdell (batteria), Mace Beyers (basso) e Cristin Davis (chitarra) – insieme con i genitori e la vedova di Chester, Talinda Bennington, si erano prefissi la missione di procedere con il progetto grazie alla consulenza di Tom Whalley, fondatore di Loma Vista Recordings nonché Amministratore Delegato presso la Warner Bros. Record all’epoca in cui i Linkin Park pubblicavano per la casa discografica. Dowdell, Beyers e Davis hanno così selezionato le tracce dall’insieme di registrazioni (in buona parte sconosciute) realizzate nella metà degli anni ’90, e hanno registrato nuove parti strumentali per accompagnare la voce rimasterizzata di Chester. Con Jay Baumgardner come produttore, diversi musicisti hanno profuso tempo, impegno e talento nel concorrere a realizzare l’album: tra questi Brian “Head”Welch e James “Munky” Shaffer dei Korn, Paige Hamilton (Helmet), Chris Traynor (Bush, Helmet, Orange 9MM), LP (Laura Pergolizzi), Jaime Bennington, Jasen Rauch (Breaking Benjamin), Marcos Curiel (P.O.D.) e Ryan Shuck (Orgy). Un documentario in otto parti, intitolato “The Making of Amends” racconta il processo che ha portato alla vita il progetto.
Amends è disponibile in vari formati. Il CD è in formato speciale, con un libretto di 16 pagine. Ci sarà anche un’edizione deluxe a tiratura limitata che conterrà sia il CD che l’LP (in vinile bianco e nero), completa di libro di 60 pagine con foto inedite. Sarà disponibile anche in vinile (sia tradizionale che colorato) e ovviamente su tutte le piattaforme digitali, dove sono già reperibili i singoli “What’s In The Eye” “Sickness”, “Sometimes”, “Soul Song” e, da ora, “B12.”