Classic rock moderno che racconta i nostri tempi con la metafora dei sette vizi capitali.
Dopo i complimenti ricevuti per l’esordio “Fake” del 2017, il quartetto ligure dei Roommates si è messo alla prova con “Roots”, un nuovo lavoro ispirato alla Divina Commedia.
E così in un viaggio tra oscurità ed ombra, si racconta del raggiungimento della luce, ovvero l’espiazione.
Musicalmente il gruppo si spende con un hard rock moderno dagli impulsi classici, fresco nella scrittura ed illuminato dalla produzione di Pietro Foresti, che suona tagliente ma non spigolosa e valorizza ogni singola traccia.
Il riferimento principale, nell’atmosfera e nell’humus, è il southern rock, con due chitarre che si intrecciano, ora ritmiche ora soliste, su una base di batteria e basso sicura, con intrecci vocali che valorizzano tutto.
Prendete “Deep Feeling”, un inizio tambureggiante, poi il riff di chitarra ed un cantato rock e diretto, che culmina in un coro che si memorizza al primo ascolto.
Ecco il segreto dei Roommates: canzoni rock senza fronzoli, che ti arrivano come carezze e poi diventano schiaffi in faccia, come dimostrano le grintose “Second One” e “Feed Me”.
“Pride Me” un pimpante country rock moderno, fa da sponda a “Summit”, il brano più immediato del disco. In chiusura la title track è una ballata che si sviluppa in modo originale, su un tessuto di accordi elettrici, che dice molto sull’ambizione dei Roommates di essere classici, ma di guardare al futuro.
Mr Breeze: Guitar & Voice;
Danny B: Guitar & Voice;
Marco Quattrocorde: Bass & Voice;
Alessio Spallarossa: Drum