E‘ il secondo album di Valentina Polinori. Il disco arriva a tre anni dal precedente Mobili, lavoro che l’artista romana ha portato a lungo in tour in tutta Italia. Valentina Polinori torna con un nuovo lavoro da lei interamente scritto – testi e musica – in cui la dolcezza e l’intimità si inseriscono nel giocoso movimento di sonorità elettroniche.
Come il titolo suggerisce, il filo rosso del disco è proprio l’idea della trasparenza. È questo concetto a legare fra loro i 10 brani dell’album, che mantengono, invece, un’eterogeneità a livello di arrangiamento e produzione. Trasparenza nel senso di limpidezza: la difficile onestà nel raccontarsi con una canzone. Ma anche la questione della trasparenza relativamente ai rapporti umani. Tutti i brani, infatti, si snodano attorno a riflessioni relative al relazionarsi agli altri, soprattutto nell’amore, e alla difficoltà di lasciarsi guardare dentro.
Per la prima volta, Valentina Polinori realizza testi molto personali, che rivelano – in modo meno ermetico rispetto al primo disco – i pensieri dell’autrice, paure e riflessioni. Camilla è l’unico personaggio di fantasia che fa leggermente eco a quelli che erano i protagonisti del primo disco (Gelsomino, Lolita), rappresentando anche lei, però, un filtro per raccontarsi, fedele alla linea e all’esigenza di questo nuovo lavoro.
– Valentina è tornata con un nuovo lavoro scritto da lei interamente, come è stata questa esperienza?
Sempre bello fare un disco. Ci sono tante emozioni che entrano in gioco prima dopo e durante. Ho avuto modo di collaborare per la prima volta a stretto contatto con un produttore artistico, Alessandro di Sciullo ed è stata una collaborazione molto piacevole. Ho imparato anche molto sui mondi sonori che mi piacciono mentre facevo ricerche per mandargli delle reference. I musicisti con cui ho avuto modo di collaborare sono stati bravissimi e molto professionali e fino ad ora anche il feedback che ho ricevuto dagli ascolti è soddisfacente.
– Trasparenti, è il concetto che lega i 10 brani dell’album. In quali pensieri senti questa trasparenza?
Sicuramente nell’esprimere le fragilità, è sempre qualcosa che non conviene particolarmente, esternare paure o pensieri tristi o negativi è qualcosa che si cerca di non fare apertamente, ma esistono anche quelli quindi ho provato ad essere onesta e cantarli.
– Un album ermetico, dove è presente il personaggio di fantasia di Camilla, come la descriveresti?
Forse il primo album Mobili era più ermetico, proprio per la presenza dei personaggi che inventavo per filtrare dei pensieri. Camilla è un’identità molto fluida, non ha caratteristiche fisiche ma prevalentemente insicurezza e timori.
– Qual è il brano a cui sei piu’ legata?
Probabilmente Bosco, è quello che più degli altri “mi porta via” quando lo suono.
– Hai aperto numerosi concerti , dallo Stato Sociale a Galeffi, da Julie’s Haircut & Persian Pelican a Cristina Donà, ci racconti qualche aneddoto?
Aneddoti non saprei, mi sono sempre divertita molto, sia a Parma, sul Teatro Regio in cui scesa dal palco ero realmente emozionata e poi forse a Bologna, in apertura per Cristina in cui ero con una mia amica che mi ha accompagnato da Roma e ci siamo divertite molto nel post serata.