Quello che Douglas R. Docker (direttore dell’Entropy Fest, nonchè titolare della Black Swan Productions) ha diffuso è un comunicato ufficiale in cui traspare tanta amarezza per esser arrivato a questa decisione. Sentimento che non è l’unico che emerge da quelle righe, perchè forte è la delusione nei confronti di chi (fattivamente) non ha creduto nel festival, non capendo l’importanza che questo aveva anche nei confronti dell’intera provincia di Torino, se non addirittura della regione Piemonte.
Scrive testualmente Douglas R.Docker ..
Con immenso dispiacere e sensibilità per il momento che stiamo trascorrendo a causa della pandemia da Covid19, in comune accordo con gli altri organizzatori del festival, ho deciso di chiudere definitivamente il festival avvalendomi del cause di forza maggiore. Purtroppo questa pandemia rientra a pieno titolo tra le cause di forza maggiore..
Poi lancia il suo j’accuse nei confronti di chi non è stato al suo fianco, nelle settimane prima dello scoppio dell’epidemia e parla specificatamente di ..assenza totale di supporto e promozione ..
Quello che fa più rabbia è leggere nel comunicato come la sua decisione sia ferma e da cui non si torna indietro. Scrive infatti .. E’ evidente che lo sforzo enorme messo in moto dalla Black Swan Productions non è stato recepito come speravamo. Se il rapporto tra le parti fosse stato più costruttivo e collaborativo, avremmo potuto ipotizzare una ripresa della manifestazione per l’autunno 2020 ma, con queste premesse, riteniano che una ripresa non porterà a risultati migliori rispetto alle problematiche suddette, anzi con le nuove direttive che dovremo rispettare post virus sarà tutto ancora più complicato da gestire..
Pur non conoscendo nei dettagli i fatti, quello che mi sento di dire a Douglas R. Docker (persona che non ho mai avuto modo di conoscere) è che capisco la sua decisione, ma lo invito a riflettere sul fatto se convenga o meno chiudere tutto, magari per colpa di poche persone, penalizzando magari quei tanti giovani musicisti che avevano molte speranze nel suo festival. Magari si può riprendere in mano la rassegna, strutturandola in modo diverso per poter almeno calmierare le spese.
Se poi la sua delusione affonda su aspetti personali, allora basta ricordarsi l’antico motto … nemo profeta in patria….Tradotta come nessuno è profeta in patria, è una espressione latina tratta dalla frase Nemo propheta acceptus est in patria sua (Nessun profeta è gradito nella sua patria) e riferita nei quattro Vangeli come pronunciata da Gesù in Nazareth in riferimento all’accoglienza piuttosto fredda tributatagli dai suoi conterranei. Del resto siamo nella settimana della Santa Pasqua ..