Hanno pubblicato il nuovo album 1918 solo su YouTube e si tratta del loro secondo lavoro, dopo che due anni fa abbondanti ci avevano deliziato con Natural born rockers, un vero e proprio pamphlet della loro filosofia di vita.
-Curioso il fatto che mentre tutti si rinchiudono artisticamente, voi due invece andate controcorrente…
Ivan = Siamo spinti a creare musica probabilmente per il fatto che si è venuto a creare un enorme iato tra le Major e gli artisti ad esse collegate ed il tessuto musicale underground. Non c’è nel mezzo un’etichetta indipendente che riesca a far da tramite tra i due estremi .. o comunque sono esempi rari in Italia.
Germano = Poi grazie all’enorme sviluppo tecnologico audio quasi impensabile dagli anni 80 ad oggi, si può trovare a buon mercato anche qualche arnese di cui Ivan è conoscitore molto più di me .. che permette, se non altro, di avere delle riprese audio decenti, sia dei singoli strumenti che della voce. Aver conosciuto con la mia passata esperienza anche personaggi oggi professionalmente validi, come Paolo Ojetti, ci consente di avere tutti gli ingredienti funzionali alla nostra creatività.. che poi non ci rassegniamo al mainstream musicale ma vogliamo essere noi gli artefici dei nostri percorsi deriva dalla nostra indole personale.
– Con quale firma uscite? Con quale finalità? Con che tipo di produzione?
Germano = .. come hai probabilmente intuito, nel farci la prima domanda, siamo cuori ribelli ed ho scovato tra i miei neuroni questo nome Rebel Heart proprio come sintesi al nostro atteggiamento verso la realtà.
Ivan = Cerchiamo di esserlo sia in campo musicale, che come risposta a quella che è una ormai triste realtà, anche se questo è il nostro second° album. Il primo è uscito anch’esso come autoproduzione nel 2017 e si intitola Natural born rockers; realizzato completamente da soli in tutte le fasi. Inizialmente le finalità erano legate sia ad un ritornare dopo 25 anni a suonare qualcosa insieme come anche la volontà di dire sempre qualcosa e non rimanere a guardare (ascoltare) nell’ambito rock locale, magari anche nazionale. Attualmente con 1918 abbiamo scelto la produzione artistica di Paolo Ojetti per migliorare l’offerta agli ascoltatori ed approfittare dell’esperienza e professionalità di un addetto ai lavori, che avesse anche una vicinanza con il nostro genere musicale.
– Chi si è occupato dei testi? Come avete arrangiato i pezzi? Insomma … come avete lavorato?
Ivan = A differenza del primo lavoro in cui bene o male il mio apporto creativo era stato diviso equamente tra me e Germano, in questo caso invece ho contribuito un po’ meno sulla stesura dei brani, ho lavorato come al solito sulle parti di chitarra, e avremmo dovuto avere l’apporto di Francesco Caporaletti (bassista di Civitanova Marche che ha svariate esperienze nazionali ed internazionali con artisti del panorama rock e pop) al basso. Questa collaborazione è stata parziale perché, a causa di impegni pregressi, Francesco ha potuto lavorare solo su 3 brani ed il resto è tutta farina del mio sacco. Mi sono poi dedicato maggiormente agli aspetti della registrazione.
Germano = Le liriche di 1918 manifestano l’aperta e decisa condanna della guerra, la totale repulsione al massacro incondizionato, la resistenza a oltranza a questa tragedia capace di mettere gli uomini contro loro stessi e contro tutto ciò che è sopra di loro. Il giusto e mai empio tributo a migliaia di giovani virgulti caduti nel fango e nella solitudine per la stupidità di pochi. Gloria a questi eroi del silenzio, finiti nell’ombra, dimenticati dal mondo e dai loro stessi discendenti, spirati tra dolore, privazioni e malattie, la cui unica aspirazione era quella di avere una famiglia e vivere in pace. I libri di scuola dovrebbero parlare di più di questi giovani, raccontare le loro storie e riconcedere a loro qualche istante di vita. È anche una denuncia del lavaggio cerebrale della digitale modernità, la fratellanza tra soldati al fronte, lo spirito e la mente umana annichiliti dalla menzogna, benedetti dal sacro fuoco della guerra e da freddo acciaio della morte, la solitudine nella sofferenza e nella consapevolezza di impotenza. Poi Ivan non ha citato i due batteristi che si sono avvicendati alle pelli … bravissimi e che hanno saputo tradurre lo spirito dei brani in ritmo, al di là delle mie indicazioni e cioè Giampiero Santini di Porto Sant’Elpidio e Giacomo Zepponi (impegnato con i Mad Dogs) di Chiesanuova di Treia. Abbiamo anche portato dal vivo alcuni brani, ad inizio di Gennaio, aprendo per gli Ibridoma, ed in quell’occasione era Giacomo Pettinari di Montecosaro a suonare il basso.
– Da quanto tempo vi frequentate musicalmente? Dove vi siete sentiti più in sintonia? Su quale progetto?
Germano = Eh! Ci conosciamo dai tempi dell’asilo!!! Giocavamo a soldatini insieme, poi nella stessa squadra di calcio under 18. Le prime esperienze di gruppi musicali le abbiamo fatte insieme, io ero il batterista del primo gruppo rock in cui Ivan cantava e suonava la chitarra; avevo dato come nome alla band Dies Irae! In quel periodo ero il più hard rocker dei 4 del gruppo. Ho letteralmente rapito Ivan per portarlo al concerto degli Ac/Dc nel 2001, visto che tutti e due collezionavamo addirittura dei bootleg. Poi quando ero nei Centurion, Ivan ebbe un cameo in un nostro pezzo, ci serviva un tastierista che inventasse un’intro e lo buttammo dentro al volo. Nel 2002 io ero batterista ed Ivan cantante di una tribute band ad Ozzy. Poi, più recentemente, quando ancora cantavo per i Kalashnikov, per un anno circa abbiamo avuto una cover band degli Ac/Dc ed infine ci siamo dedicati a creare qualcosa insieme.
Ivan = Attualmente la sintonia musicale possiamo dire che dura dal 2016, c’è un feeling e una quasi naturale divisione dei compiti che ci permette di creare, veramente in poco tempo, delle basi su cui poi Germano si dedica alla strutturazione del brano ed ai testi. I momenti di registrazione, e quindi il reperimento di amici musicisti che si offrono di aiutarci, rappresentano fasi che portano a dilatare un po’ i tempi.
– Cosa vi aspettate da questa vostra uscita?
Ivan = Mi aspetto solo un minimo di consenso che ci permetta di continuare a portare avanti il progetto e di farlo crescere, magari con l’innesto in pianta stabile di un batterista che abbia la stessa nostra istintuale visione del progetto.
Germano = Portare il rock ovunque. Sempre che la realtà attuale migliori e ci permetta di godere in santa pace di un po’ di musica rock per intrattenerci e ricrearci dagli oneri degli altri impegni personali e familiari.
– Se ci risentiamo in Autunno e ripensiamo a queste settimane di quarantena, potete immaginare di cosa parleremo?
Ivan = .. della programmazione dei nostri concerti.
Germano = … e di come ci sentiremo più uniti, nel nome del rock e di un bel boccale di buona birra fresca!!