“Youmanity” è il frutto di più esperienze, di passioni che si incontrano e scontrano, un album di debutto per una band con una storia da raccontare. Il risultato è entusiasmante. I toscani Blind ci raccontano come si può sognare, pur resta lucidi!!
Direi di partire con un po’ di storia e le esperienze che hanno preceduto i Blind.
Siamo vecchiarelli, diciamo in sintesi: 25 anni di musica originale, dal death metal al pop, passando per il prog. La peculiarità, il comune denominatore è sempre stata la necessità, profonda ed esistenziale, di esprimere la nostra fantasia più pura, intima e personale. La musica, di conseguenza, è il mezzo utile al racconto e non è quindi mai fine a se stessa.
Difficile trovare una definzione per la vostra musica, ci sono elementi prog, ma anche il gusto pop di scrivere una canzone circolare, con inciso e ritornello. Quali sono le vostre influenze e come le avete assemblate?
Se pensi alla canzone come racconto, le strutture classiche – che altro non sono che lo schema sintetico più usato per renderle “efficaci” e coinvolgenti sul fruitore – si aprono a possibilità infinite. Lo so, può sembrare presuntuoso, ma il flusso creativo è qualcosa di assoluto, che trascende i ragionamenti e le valutazioni di entertainment. Le nostre influenze si assemblano e si stanno assemblando in maniera naturale, chimica, organica, biologica, naturale.
Il primo disco è il frutto di composizioni per tre strumenti, basso chitarra e batteria, e con un batterista che non suona più con noi. La vera alchimia definitiva dei Blind emergerà nel prossimo disco, al quale stiamo già lavorando.
Se ho inteso il significato, “Youmanity” è un titolo bellissimo, che ben si adatta a questi tempi complessi. Pensate che il singolo possa fare molto per la comunità? E per voi la musica che ruolo in una scala di valori sociali?
Esatto, il singolo è l’unico elemento su cui lavorare, sul quale si può incidere ed attraverso il quale si opera il vero progresso. Si tratta di uno stimolo ad essere a prescindere da tutto, un inno alla luce e alla bellezza fatta di umanità, nel senso più puro della fratellanza. Per noi la musica è la colonna sonora dell’esistenza, usa un linguaggio universale fatto di vibrazioni e risonanze, energia, matematica e fisica, che raccontano l’anima all’anim,a quasi come gli occhi negli occhi, le mani nelle mani: è qualcosa di assolutamente magico. Il ruolo della musica è variegato e fondamentale, dall’entertainment puro al racconto più intimo e personale, dal divertimento più semplice alla condivisione di emozioni, in un caleidoscopio di sfaccettatutre che rende praticamente inesauribile la fonte della musica.
Come scrivete i pezzi? Nascono da spunti singoli o c’è un lavoro di squadra?
Lavoro di squadra. Lo spunto può venire da una sequenza di due accordi o anche da un singolo accordo, che apre una porta su un mondo nel quale andiamo a fare un viaggio; o può venire da un’idea venuta ad uno della band. A volte si parte dal silenzio, tabula rasa e in sala prove nasce e si apre una canzone, oppure, se colto da ispirazione, uno di noi può strutturare un canovaccio di un brano, ma lasciandolo il più aperto possibile per l’arricchimento che deriva dal lavoro di squadra.
Che obiettivi vi siete fissati? Pensate che oggi, in un mercato discografico in difficoltà, abbia ancora senso parlare di band di successo e band underground?
L’obiettivo è produrre quanta più “bellezza” possibile, finché avremo fiato in corpo, e farlo insieme. La proporzione tra professionisti e il resto è imbarazzante. Tecnicamente, senza gioventù, tempo, competenze, un prodotto coerente e vendibile, ma sopratutto senza tantissimi soldi… il mondo dei pro resta un miraggio. Certo, con un prodotto assolutamente stupefacente, innovativo, attuale e giovanile e buoni investimenti in promozione sui canali giusti si può tentare, e non è il caso nostro, la scalata al successo ma comunque son cose che non si fanno “avanza tempo” sono scelte estreme, serve reddito a prescindere dal lavoro e dedicare ogni attimo dell’esistenza a quello, oltre a sapere dove canalizzare le energie. Noi crediamo di poter raggiungere un “nostro pubblico” ma siamo consapevoli che ci vorranno anni, tante competenze, tanta coerenza e tanti soldi.
Le prossime mosse dei Blind?
Set acustico, emozionale ed esperienziale, suoneremo porta a porta, casa per casa, faremo uscire alcuni singoli in attesa del lancio del prossimo disco, tanti video, tanto “racconto” e condivisione del nostro mondo, tanto web e massima concentrazione sul creare “the big music” come diceva Mika Scott degli Waterboys … “I’ve heard the big music, and I’ll never be the same, something so pure …”.
I Blind sono: il cantate Andrea Betulanti, il chitarrista Piero Giotti, Giancarlo Rossi al basso, Dimitri Ponzuoli alle tastiere e Matteo Carrai alla batteria.