Seta – Venere tascabile (Vrec, 2019)

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Giochiamo a carte scoperte: si definiscono electro/rock, e non c’è dubbio che in questo secondo album i veronesi Seta colgano nel segno.

Infatti “Venere tascabile” è la somma di chitarre e tastiere moderne, come se i Subsonica avessero deciso di spostare l’asse verso i Timoria, con una stratificazione sonora che funziona, anche grazie alla voce pigra e decisa di Luca Tosato, che è il vero equilibratore della band.

L’album si apre con “Resta un solo nome”, magnifico pop rock dal ritmo funky che rievoca gli anni ’80, su cui la timbrica di Luca regala una visione attuale, che si ripete nel possibile hit radiofonico “Lui è lei (chi sei?)”, che si memorizza sin dal primo ascolto.

Con “Dare un senso” il quintetto, che conta su Rudy Boss Ferrarese (basso), Alberto Rossetti (tastiere/synth), Lorenzo Meuti (chitarra) e Matteo Ortolani (batteria), svela la sua anima rock, con una ballata dal tragico incedere vicino agli Alice In Chains, di cui “Prendere o lasciare” ne è la visione elettrica.

Il brano migliore? A mio avviso lo ascoltiamo in chiusura: “Sotto il peso dei miei pensieri”, un cupo giro di basso dal timbro melodico, che gira in circolo con un cantato teso e malinconico, per riflettere sul difficile tema dell’eutanasia.

Quello invece che affascina di più, è certamente il rifacimento di “Piove” dei Timoria, dove lo zio rock Omar Pedrini offre il proprio determinante contributo.

Un brano che sintetizza lo spirito di commistione di una band e di un album che conferma l’ottimo stato di forma del rock italiano, di cui in troppi recitano invece il de profundis.

Elettronica e rock o electro/rock, in sintesi i Seta!!

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