Dovete essere padani per capire quanto sia conosciuto questo artista: il suo motto è nel ritornello Fó chèl c’al ma par .. pamphlet di dichiarata libertà ovviamente in musica. Ed infatti i generi non sono i cardini su cui si basa questo disco, ma ha importanza la parte lirica ed i testi che per comprendere bene (se non siete madrelingua) dovete farvi aiutare … pota!
Il primo brano presenta anche un bel giro di chitarra, forse anche un slide o una pedal steel: in Ol sàbet nòcc il coro iniziale ci riporta anche ai musical americani, per poi scoprire che è ovviamente non è inglese cacofonico, ma bergamasco. Dopo 10 minuti scarsi che il suo cd gira sul mio lettore, il sorriso mi compare in volta … ma l’occhio mi cade sulla copertina e non posso che farmi delle domande sul perché l’artista si fa ritrarre a fumetti, con un banco da mercatino rionale e con i titoli delle canzoni appesi come se fossero prodotti da vendere. Mi ricorda troppo i dischi dei gruppi di liscio e folk popolare (di cui molti proprio della zona di Bergamo), ma non so se tutto questo è voluto e provocatorio.
Sarebbe nello stile del Bepi, ma se invece è una libera scelta mi sento di dire che forse si poteva fare altro, perché una immagine così porta l’intero progetto proprio sul pericoloso terreno della musica tradizionale e dialettale: sempre per fare delle ipotesi, provate a pensare se il lecchese Van de Sfroos avesse pubblicato l’album Yanez con lui in copertina vestito da derelitto peone, mentre tira una bella vacca da latte. Avresti pensato che il disco era ricolmo di canti popolari o addirittura cori alpini? Detto in altri termini, il cd T11 (Tön dés) mi piace un sacco: i testi sono interessanti e tosti, riesco anche a comprenderli abbastanza (non per niente la mia gioventù l’ho passato nella vicina Valtellina), risulta ben suonato e soprattutto gode di signor arrangiamenti. Ho qualche dubbio se Tiziano Incani (vero nome de Il Bepi) abbia fatto bene a farsi ritrarre a fumetti con il carretto trainato da un cavallo. Magari in una intervista questo ce lo potrà spiegare..
Dalla sua biografia, scopro che gli ultimi suoi tre album (Nöf in dialetto, Da 10 me in italiano e T11 (Tön dés) sono usciti a nome “Il Bepi” e non più “Bepi & The Prismas” e hanno fatto segnare una nuova svolta non solo verso territori più rock, ma anche verso temi scomodi legati al sociale. Dobbiamo però a questo punto fargli i complimenti, perché sono 22 i dischi che ha prodotto (compresi live e raccolte) a cui si devono aggiungere 7 dvd. Ma non è finita qui, dato che la sua vena creativa si concretizza anche in tre libri autobiografici: il mastodontico Proud e i successivi Prima appendice di Proud e Seconda appendice di Proud (tutti editi da Silele), tutti molto apprezzati non solo per lo stile letterario e per l’esegesi delle canzoni, ma pure per le interessanti digressioni suggerite proprio dai contenuti delle stesse.
Il Bepi – T11 (Tön dés) da Bergamo a Nashville, fa quello che gli pare
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