L’avevamo lasciata qualche tempo fa sul set di “The Place”, il film di Paolo Genovese per cui aveva scritto il brano omonimo come colonna sonora (illustrato da un video girato nel locale romano che ha fatto da set per il film).
A testimoniare il forte legame tra la sua musica e il cinema, l’abbiamo ritrovata poche settimane fa insieme all’attore straordinario Marco Giallini, nella canzone e nel cortometraggio de “L’amore è finito”,brano che anticipa la pubblicazione del suo nuovo album, “Vite Private”, prevista per il 18 ottobre. Un titolo e una cover anch’essi assai cinematografici, in cui all’ascoltatore – ma potremmo ugualmente dire, allo spettatore – vengono svelate in musica prospettive intime e punti di vista “rubati” che messi in fila raccontano storie vere di vite vissute.
Al centro di tutto naturalmente c’è lei, Marianne Mirage, che tesse la trama del racconto e al tempo stesso accetta di aprirsi con autenticità, in quelle che sono canzoni/storie che raccontano solitudini, presenze, trasgressioni, perdite, riconquiste, decisioni, arrivi, partenze, cambiamenti e che mescolano come poche volte succede la leggerezza della melodia all’intensità del racconto.
Per fare questo Marianne ha deciso di coscrivere le canzoni circondandosi di un collettivo di prim’ordine, a partire da Francesco Bianconi dei Baustelle e Pippo Kaballà, coppia che aveva già avuto al suo fianco in occasione della hit “Le canzoni fanno male” e che in VITE PRIVATE firma insieme a lei due canzoni portanti e assai diverse tra loro come “Atlante” e “Un altro diavolo”. Accanto a loro altri importanti autori come Davide “Shorty” Sciortino, Mario Cianchi e Andrea Bonomo a firmare con la stessa Mirage le altre canzoni del disco.
Tutto l’album è affidato alla cura di un produttore come Luca Mattioli, profondo conoscitore delle ritmiche e delle sonorità di respiro internazionale e attento a dare risalto a quell’anima black, soul, che di Marianne Mirage è da sempre il tratto distintivo, da quando, con la sola chitarra, girava i club e i teatri internazionali costruendo pezzo a pezzo il proprio repertorio di canzoni: non mancava mai, in quei momenti, un brano gospel o un classico della soul music.
E’ per questo forse che VITE PRIVATE è permeato di quei riferimenti alla black music proprio nella costruzione del suono. E’ per l’eccellente lavoro di produzione che brani come “Adieu” hanno riferimenti a certa world music internazionale come quella espressa in tempi recenti da uno splendido outsider come Stromae. O che brani più tradizionalmente pop come il primo singolo “L’amore è finito” o “Voce senza faccia”, o il black groove di “Tutto”, il funky di “Un altro diavolo” e la simpaticamente spudorata “Sul mio divano” fatichino ad uscire dalla mente dopo pochi ascolti.
Così come “entrano” subito dentro i momenti più forti e intimisti dell’album, ballads che aprono squarci sull’intimità dei protagonisti: “Atlante” e il suo ritornello da vertigine, il momento prima del crollo, non solo metaforico, di “Terremoto a Tokyo”, l’assenza celebrata in “Philip Morris Blu”, canzoni che sanno raccontare con un linguaggio cinematografico e citazioni nascoste una serie di scene di vita privata. Che siano allegre o disperate, in fondo a tutto resta comunque una luce da seguire, una strada che traccia inequivocabilmente un destino, una storia. Una luce che somiglia a quella che entra all’improvviso a farti visita dalla finestra all’alba e alla quale non puoi che andare incontro, lasciandoti indietro il passato.
La dimensione che più restituisce l’anima dell’artista è Live, perché dal vivo riesce ad emozionare sempre molto. L’abbiamo vista aprire anche le date italiane di Patti Smith voluta proprio dalla stessa arista e quest’anno subito dopo l’uscita di VITE PRIVATE partirà con un tour tutto suo nei club. Prima data a Milano il 15 Novembre al BIKO, seguirà Roma il 22 a LE MURA, il 23 Prato al Capanno 17.
Poi a dicembre il 7 a Rimini al BRADIPOP CLUB, il 13 a Pordenone all’ ASTRO CLUB. A gennaio si riprende il 17 a Santa Maria a Vico (CE) allo SMAV.
VITE PRIVATE è stato anticipato dal primo singolo L’amore è Finito, molto ascoltato in radio.
Per il video del brano Marianne Mirage ha voluto proprio un corto di cinque minuti, diretto da Fabio Resinaro, con protagonisti la stessa cantante e Marco Giallini.
Il corto è stato ideato e prodotto da Marianne Mirage e la sceneggiatura coscritta dall’artista con il regista.
Nel film si narra una storia finita dove la protagonista non vuole accettare passivamente il comportamento dell’uomo e vuole, seppure alla fine, rispetto. Anche il destino le dà una mano per far finire questa storia in un modo inaspettato.
Due volti, un telefono, un’automobile. Lui sembra sapere già tutto. Lei è alla ricerca di riscatto. Hanno un passato, ma noi ne conosceremo solo il presente. Intorno a loro, una città, non definita. Potrebbe essere la Los Angeles filmata da Michael Mann oppure la New York di James Gray, un luogo in cui può accadere tutto. In qualsiasi momento. Inizia così “L’ Amore è Finito” di Marianne Mirage, un video che però è anche un cortometraggio di cinque minuti nonché un delizioso omaggio al cinema degli ultimi vent’anni, da Léon di Luc Besson fino al Tom Hardy di Locke. Ma non solo. Fotografia di Paolo Bellan, luci e suoni a scolpire le immagini e Marco Giallini a duellare – e duettare – con Marianne, che si rivela anche un’ottima attrice.
«Ingannare le persone fa parte del mio lavoro. E questo lo sapevi. Non c’è niente di personale», dice lui. Lei parla poco, ma agisce. Molto. Una vendicatrice persa dentro un noir moderno, quasi come Charlize Theron in Atomica bionda, quasi come Uma Thurman in Kill Bill. «Posso chiederti una cosa? Tu perché lo fai?». Anche se la risposta arriva, forse non conta, forse non basta.