E’ stata una grande festa. Artefice di una allegria contagiosa Luca Carboni e le sue canzoni. Ieri sera nel Teatro Politeama di Catanzaro si è respirato un clima di sana euforia, di travolgente entusiasmo provocato inizialmente dalla masterclass tenuta dal cantante bolognese e conclusasi con uno di quei concerti che restano impressi sulla propria pelle in modo indelebile. Una première quella del Festival d’Autunno, ideato e diretto da Antonietta Santacroce, degna di una edizione dedicata al mondo dei cantautori e della parola.
Ed è stato Effenberg, un giovane cantautore ad aprire la serata con tre brani del suo ultimo album Il cielo era un corpo coperto, in versione voce e chitarra, dai quali traspare una velata malinconia. Un futura promessa della canzone italiana sul quale Carboni è pronto a scommettere. Al termine dell’esibizione del musicista toscano l’attesa di assistere alla performance del proprio beniamino dura solo un istante.
Introdotto da un coloratissimo scenario di effetti di luce e laser, Carboni ha iniziato a pilotare la sua navicella spaziale avanti e indietro nel tempo suscitando con i suoi brani inevitabili emozioni e ricordi che hanno riunito generazioni diverse. Giochi di luce che hanno avuto l’effetto di proiettare lo spettatore in un viaggio nel futuro e con le canzoni che hanno saputo mantenere l’attenzione al presente grazie ai testi sempre attuali.
Parole d’amore, quello più romantico ma anche quello dei giorni nostri, quello digitale che non scalda più i cuori. Segni del tempo, Amore digitale e Il tempo dell’amore sono stati l’ideale inizio di una scaletta che ha colpito i cuori come una freccia di Cupido, che affonda fino a far male quando Carboni esegue L’amore che cos’è.
E’ questo il sentimento che pervade le composizioni di Luca Carboni. Non solo quello che racconta di incontri e di frammenti di vita quotidiana. Ha raccontato anche l’amore per la sua città in modo incondizionato eseguendo Bologna è una regola. A dare un forte impulso ai brani i nuovi arrangiamenti eseguiti da una band “complice” dei nuovi suoni adottati da Carboni. Con lui sul palcoscenico il tastierista Fulvio Ferrari Biguzzi, i chitarristi Mauro Patelli e Antonello D’Urso, il bassista Ignazio Orlando e il batterista Antonello Giorgi. Musicisti che condividono la scena e che, al tempo stesso, diventano protagonisti grazie ai loro interventi solistici.
Carboni sin dall’inizio della sua carriera non si è mai soffermato sulle proprie idee, sviluppandole e cercando sinergie con le nuove generazioni. A conferma di ciò il duetto con Effenberg quando ha eseguito Prima di partire, il suo nuovo singolo. C’è stato spazio anche per un set acustico iniziato con Farfallina, brano tra i più amati del suo repertorio, al termine del quale, con un fuori programma, ha reso omaggio al suo amico Lucio Dalla, anticipando quello di Ron, ospite del festival con “Lucio il tour”il 12 ottobre, cantando una parte di Quale allegria. Momento di grande intimità terminato con Silvia lo sai, con cui “ritrova” la sua band sul finale e riaccende i razzi del suo Sputnik.
Cori, battiti di mani, gente che ballava in piedi tra le poltrone e nei palchi. La festa si è consumata con un finale incandescente. I ritmi potenti dettati dalla cassa in 4/4 sono sembrati una liberazione per gli spettatori che non aspettavano altro. Ci vuole un fisico bestiale ha fatto alzare tutti in piedi. Era la conclusione che il pubblico non voleva. Inevitabile il bis. Fragole buone buone e Vieni a vivere con me è il finale festoso con cui si è congedato dal pubblico entusiasta letteralmente stregato dal suo sound.
(Foto di Salvatore Monteverde)