Folk rock intinto di blues desertico, mentre ridi e fuori il mondo cade a pezzi
Origini liguri cuore toscano, Gianmaria Simon mescola con voce roca e scura stralci di folk nostrano con tracce di cupo blues che diventano canzoni che avvolgono il nostro quotidiano.
Così si potrebbe definire il sound di Simon che dopo l’applaudito esordio “L’ennesimo Malecon” del 2015, ci propone questo “Low Fuel”, figlio di musica da strada e di anni da girovago fotografata in “Malesante” e “Danza zoppa”, che portano in dote influenze caucasiche ne “L’avventura” ed atmosfere arabe, evidenti in “Un pomeriggio a Mentone”.
E poi c’è il blues di “Mi gusterò il peccato” e “Al fondo del sentiero” che il nostro canta con voce viva e cupa un po’ alla John Hiatt, mentre c’è aria di festa nel ritmo di “Il blues dell’odio”, che nelle parole è ben altro che una festa.
Il sunto di tutto ciò lo si ascolta nella trascinante title track, dove il nostro si veste da cantastorie consumato e rincorre il fuoco che arde nel miglior Edoardo Bennato.
Un fare sicuro che dal vivo appare ancora più convincente.
Lasciate da parte il folk rock ortodosso che vi spacciano come tradizione, qui c’è il cuore del Mississippi che scorre e batte con la nostra storia.