Oltre alla cura delle colonne sonore del Il Commissario Montalbano, il legame tra Andrea Calogero Camilleri (nato a Porto Empedocle, il 6 Settembre 1925) e la musica è stato forte, come dimostra anche il libro Il quadro delle meraviglie. Scritti per teatro, radio, musica, cinema, edito dalla Sellerio nel 2015.
Questo libro (a cura di Annalisa Gariglio e con la prefazione di Roberto Scarpa) si legge bene ed ha un focus preciso .. Camilleri e il teatro, un rapporto vitale, imprescindibile, inseparabile dalla sua attività di romanziere. Seguire la vicenda teatrale dello scrittore di Porto Empedocle vuol dire ripercorrere la sua vita nel corso della quale si sono susseguiti regie, progetti, adattamenti, soggetti per il teatro, la radio, la televisione, il cinema, finanche libretti per musica in una sorta di ininterrotto palcoscenico. In una intervista a Roberto Iovino per il quotidiano La Reppublica (siamo nell’Aprile del 2012), lo scrittore siciliano confessava .. La musica è la colonna sonora della mia vita. Sono stato un amante appassionato di musica jazz, e ho scritto il mio primo romanzo proprio ispirato dall’ Hot Club de France con Django Reinhardt ..
«Chiamerò questo stile: rappresentazione multipla della realtà», scrive Roberto Scarpa nell’introduzione a questi testi teatrali, interrogandosi su ciò che unisce Camilleri romanziere e drammaturgo: è il teatro, con il suo raccontare «dal vivo» e «nel vivo» la complessità umana, che ha aiutato il creatore del commissario Montalbano a rappresentare simultaneamente le storie, i personaggi e le ipotesi che i personaggi stessi si formano delle proprie vicende. La teatralità, grazie alla quale ha potuto sviluppare la sua arte della rappresentazione multipla che avvince nel suo raccontare. «Perciò, insofferente davanti ai metodi che riducono la complessità dell’umano, annoiato a morte dal pessimismo, quand’ancora era giovane, Camilleri, proprio come Stevenson, ebbe uno scatto improvviso di impaziente desiderio di salute: come una scossa di scetticismo riguardo allo scetticismo. Si rese conto che non c’è proprio niente da fare con il nulla: non ci si ricava niente… «Avvenne così che, per gran parte della sua vita, e comunque per quella parte che gli fu necessaria a costruire il proprio talento, Andrea si installò felicemente nel teatro: fu quello il luogo dove, proprio perché non c’è niente, poteva accadere tutto: anything goes. Così il teatro, luogo della ricerca perenne e inesausta, della curiosità e del gioco, lo ripagò diventando la sua casa. Quella fu la sua evasione: un’evasione riuscita che, come era inevitabile, lo condusse poi a inoltrarsi nel territorio infinito delle storie, che divenne la sua seconda casa. Perché questo è ciò che noi teatranti troviamo nel teatro, non una storia ma il luogo dove le storie si moltiplicano: il luogo cioè della prima e più antica gioia dell’umanità».