Sabato 22 Giugno il trio ha presentato il 45 giri in vinile del brano Nothing Is, anteprima di un album atteso per Settembre: esce per la rinata Contempo Records e vede coinvolti (come produttori e fratelli maggiori del trio) Gianni Maroccolo e Maurizio Becker.
Maurizio Becker è un giornalista da sempre, così come Gianni Maroccolo è un eterno scopritore di emozioni messe sul pentagramma: i due si sono ritrovati a collaborare per questo trio in maniera quasi casuale. Diciamo che si sono messi in gioco per questo progetto, emozionati da quel provino che gli era arrivato, pur essendo il Becker impegnato nel suo ruolo giornalistico ed il Maroccolo alle prese con il nuovo disco solista della serie Alone ..
L’impressione che ho avuto ieri sera dall’essermi imbattuto nei Life in the woods è estremamente positiva: nonostante la giovane età (20/21 anni) sanno stare sul palco, non se la tirano, ringraziano tutti coloro che hanno creduto nel loro sogno, prima e dopo lo show ridono e scherzano, hanno un minimo di look che li contraddistingue … tutte banalità che però non sono proprie di artisti che si montano la testa, appena un minimo di interesse arriva verso di loro. Li ho osservati attentamente e vi posso dire che no sweet smell under nose per i Life for the woods…
Questa la loro stringata line-up:
Logan Ross – Voice and Guitar
Frank Lucchetti – Bass
Tomasch Lesny – Drums
Formazione classica a trio, ma una potenza abbinata ad una giusta amalgama e preparazione tecnica. I brani proposti (Nothing is, Last man standing, Trick man, Without a name, Fistful of stones, Hey blue e Manifesto) dovrebbero finire tutti nell’album che Gianni Maroccolo ha appena finito di completare: musicalmente il loro tributo ai 70’s è forte, ma (quando diventano acid rock) forte arriva anche la lezione hendrixiana o financo la West Coast dei live dei Doors, sospesi tra un lungo trip lisergico e la musica da bagnasciuga. Quando gli ho parlato del mio amore per i Dire Straits, hanno trasecolato perché apprezzano la band (e ripeto che hanno solo 20/21 anni..,!), ma anche alcune cose del Mark Knopfler solista, quello soprattutto di Shangri-la e Sailing to Philadelphia. Logan eccelle nel modus operandi con cui affronta il palco, maneggia la sua chitarra e giganteggia nel vivere ogni canzone anche con la mimica del suo viso: a tratti sembra assomigliare a Hugh Grant e Jon Bon Jovi, ma quello che esce dalla sua chitarra lo porta su terreni zeppeliniani e di puro rock’n’roll… arrivando a degli acuti che Janis Joplin se li sognava. Un brano come Trick man è un videoclip fatto di sensazioni cromatiche e di sincronicità tra pensieri, gesti e colonna sonora.
Basilare il lavoro fatto dalla base ritmica: Frank e Tomash a Firenze hanno suonato sempre senza sbavare, ma ogni tanto cercando di andare fuori le righe, gigionando e giocando con gli strumenti, quasi che il palco del Fiorino sull’Arno in verità fosse una macchina del tempo che li poteva portare a Woodstock. Alla fine del loro show, quello che rimane sul nostro viso (solcato da un sorriso) è un sapore agrodolce: le note positive sono tante, ma una negativa campeggia ad ogni nostra riflessione .. peccato che siano italiani e che vivano in questo asettico ed arido terzo millennio di casa nostra.
Nello scatto realizzato da Danilo D’Auria (che ringrazio per la collaborazione), si vede bene che la grinta ai Life in the Woods non manca, anche quando il vostro anziano recensore gli dispensa preziosi consigli (!?) e gli chiede di immortalare questo momento, dove il rock è stato il vero protagonista.