Grande ritorno per i Sathanas veterani della scena estrema Americana. Questo è il vero underground. Pensate sono in attività dal lontano 1988. Non hanno mai ambito di essere i migliori del mondo. Eppure hanno scritto – oups composto… – materiale che con il tempo è diventato un punto di riferimento per intere generazioni di gruppi dediti al Death Metal più estremo. Un tempo si utilizzava il termine “cult band”. Orbene tale definizione calza a pennello per i Sathanas. Un gruppo che ha speso l’intera carriere a suonare onestamente, senza fronzoli e con un attaccamento ai valori universali della musica piuttosto commovente. Come ho già detto i Sathanas si sono formati nel 1988 a New Brighton in Pennsylvania. I loro demo-tapes registrati a cavallo dell’anno di fondazione e il 1993 sono considerate delle autentiche perle dagli appassionati del genere. Allora i tape-traders se li scambiavano con particolare interesse. L’esordio risale al 1996 con l’album “Black Earth” per Metal Merchants. Un album significativo per la scena americana di quel periodo. Di lì in poi la loro discografia assurge a proporzioni davvero imponenti poiché sono riusciti a pubblicare ben 10 album. Il che per una band da culto è un risultato straordinario. A ciò aggiungasi live, promo, split ed Ep. Da quelle parti – ossia la loro discografia – è passata la storia del Death Metal a stelle e strisce. Il loro sound si discosta dai due modelli simbolo del Death Metal. Mi riferisco a quello della Florida (Cannibal Corpse e Morbid Angel tanto per interderci…) oppure svedese (qui i modelli sono Grave, Entombed e Dismember). Con i Sathanas, e lo si nota nell’album “Necrohymns” , abbiamo un Death Metal compatto che si gioca su mid-tampos potentissimi e pieni di elettricità. Diciamo che siamo alla quasi confluenza del Death Metal con un certo Black Metal non-norvegese e che deve molto alla lezione del Thrash Metal. Qua e là spruzzi di pesantissimo Doom. Anche qui per nulla ossequiente alla tradizione. Poi quella elettricità dirompente e violenta. Ascoltatevi il cantante Paul Tucker, un diluvio di screams e growls. E’ un album che mi è piaciuto moltissimo poiché c’è quel senso di appartenenza alla scena Metal più vera ed autentica. Quella che ancora fa avvertire una diretta filiazione con gli anni ottanta. La decade d’oro dell’Heavy Metal.
Tracks-list:
1. At the Left Hand of Satan
2. Of Wrath and Hellfire
3. Throne of Satan
4. Harbinger of Death
5. Raise the Flag of Hell
6. Upon the Wings of Desecration
7. Sacramentum
8. Witchcult
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