L’Andromeda Relix non smette di sorprendere, anche questa volta ci ha regalato una band vera, fuori dai giri patinati di certo rock che rincorre sogni senza scopi. I Wyatt Earp sono decisi, tosti e diretti come la loro musica, ma sanno sorprenderti con la classe che emerge da “Dead End Road”, le varianti di “Live On”, l’impatto di “Ashes” e “Gran Torino”, sicuramente il capolavoro dell’album. Certo, non mancano margini di crescita, alcuni pezzi sembrano troppo lunghi e il bravo cantante Leonardi Baltieri deve trovare in studio la personalità straripante che esibisce in concerto. Ma non potrebbe essere altrimenti, considerando che si tratta di un esordio. Importante e trascinante, ma pur sempre un debutto, che si ascolta tutto d’un fiato.
Citare Uriah Heep e Deep Purple non è blasfemia, è solo ricondurre le sei tracce ad un comune denominatore che omaggia il meglio dell’hard rock anni ‘70. In giochi di chitarre, con il mancino Matteo Finato abile sia alla ritmica che alla solista ed una sezione ritmica dove il bassista Fabio “Led” Pasquali è lo spavaldo timoniere di una rock band con lo spirito d’altri tempi.
Sorretto da una registrazione potente e da una masterizzazione che esalata le dinamiche di profondità, Wyatt Earp è l’album che tutti gli amanti dell’hard rock devono ascoltare.