Voci di storte di “Quando ero piccolo”, i rudimenti beatlessiani tinti di quel blues ruggine in “Vivo per caso” che quasi rimanda ai dischi dei The Record Company o le melodie rotanti che si aprono all’inciso dirompente sporco di fango e di ferite in “Wolfango”. Questo disco è bello anche di quotidianità, dalla casalinga “Spettacolare” di cui abbiamo il video (casalingo) in rete, alla pop(pissima) leggerezza adolescenziale di metropolitana maniera che si nasconde nella mai dimenticabile “Cattiva Matilde” che ti metti a fischiettare da subito, oppure il perfetto cliché indie di oggi rispettato a dovere e con gusto, nella scrittura come negli arrangiamenti digitali, e sto parlando di “Smile”. Insomma questo disco ha tante facce quante sono quelle che ha di dentro il Progetto Panico, e forse molto altro ancora dovremo scoprire, c’è di sicuro che ogni disco è l’immagine di quel che si ha di dentro, senza filtri e sovraincisioni, senza maghi in regia e senza finzioni di scena.