Guidati dal tastierista Alessandro Evangelisti, gli Opera Oscura hanno debuttato con Disincanto, in bilico tra rock romantico, heavy metal ed una vena malinconica tipica del prog italiano, ambiente nel quale sono stati apprezzati ed accolti.
Inizialmente “Disincanto” doveva essere un tuo album solista. Poi si è trasformato in un’opera corale di una band. Come è avvenuta questa metamorfosi?
È stato un processo lungo e impervio. Non è stato affatto semplice trovare musicisti che unissero alla tecnica la passione musicale, ed è assolutamente difficile trasmettere ciò che si ha in mente ad altre persone, ma ho avuto la fortuna di trovare la meravigliosa voce di Francesca e l’energia travolgente delle chitarre di Alfredo. Entrambi sono riusciti a leggere nella mia testa e ad interpretare con grande personalità le mie melodie. Ho realizzato dapprima un pre-master, cui ha collaborato il mio amico e chitarrista Lorenzo Chiarantini. Tale lavoro ha posto in evidenza gli elementi su cui perfezionarsi, costituendo una base da cui è potuto partire Alfredo, che ha dato nuova vita alle linee di chitarra predisposte, riarrangiandole a suo modo, e sprigionando la vena metal di cui erano portatrici.
In ogni caso come sono nate le canzoni? Hai utilizzato tutto il materiale scritto o c’è qualcosa nei cassetti?
Sono brani che vivono dentro di me da più di dieci anni, e tutt’ora nell’ascoltare il progetto realizzato continuano a mutare nella mia testa, di fianco alla tanta altra musica che ho scritto o che ho pronta nelle mani, nata suonando al pianoforte. Il prossimo album non è poi così lontano…
Come hai organizzato le registrazioni? E cosa ti ha convinto ad utilizzare un musicista piuttosto che un altro? Che contributo hanno dato gli “ospiti” dell’album?
Sinceramente ho gestito il progetto in gran parte da solo, dalla scrittura delle parti musicali ai testi, delineando melodie, armonie, arrangiamenti, immaginando le atmosfere. Ma sicuramente l’apporto di Alfredo è stato fondamentale, e la voce di Francesca è qualcosa di sublime. Grazie a loro ha preso vita quel connubio di metal e lirica che davvero ci caratterizza e ci ha dato il nome. Un grande contributo , va detto, è stato dato poi in fase di mix da Francesco Grammatico, che con grande esperienza ha esaltato le nostre espressioni cinematografiche, realizzando la nostra forma sonora. E non si è tirato in dietro dal suonare il basso in più di un brano.
Cosa puoi dirci riguardo alla tua/vostra musica? Pensi che la definizione di rock progressivo romantico sia pertinente? Quando hai scritto i pezzi a cosa ti ispiravi? Non solo musicalmente, ma anche come umore ed emozione?
Mi piacerebbe superare il concetto di genere musicale. Viviamo in un mondo in cui ogni modello di una marca automobilistica viene disegnato con gli stessi elementi grafici al fine di identificare un marchio. Lo trovo piuttosto limitante. Da ascoltatore mi annoio facilmente, e sono spesso alla ricerca di qualcosa di diverso. Anche nell’ambito della musica progressive si è definito ormai una sorta di standard, conformato in un equilibrio di jazz e rock, che raramente riesce ad emozionarmi. Nella musica che stiamo portando avanti ci sono sicuramente elementi stilisticamente eterogenei, si tratta di qualcosa di particolare, e non bisogna forzatamente trovargli uno stilema. C’è già il nostro auryn!
Secondo te quando una canzone può dirsi bella? Cosa deve contenere e trasmettere per convincerti?
Il concetto di bello è così soggettivo che anche nell’esprimere un parere personale finirei con il dire qualcosa di sbagliato. Sicuramente la musica è un modo di esprimersi, attraverso un linguaggio che per sua definizione è portatore di un messaggio. E a volte tale capacità non viene sfruttata a pieno. Nell’arco di pochi istanti musicali è possibile evocare così tante sensazioni, emozioni, immagini. E in questo va la mia ricerca compositiva. Penso in sintesi che la bellezza di una canzone sia direttamente legata alla bellezza del messaggio che questa è in grado di trasportare, tanto nel testo, in misura diretta, che indirettamente, con timbri e armonie.
Da ascoltatore riesci ancora ad emozionarti? Tra i tuoi ascolti ci sono nuove proposte o sei uno dei tanti nostalgici del (prog) rock che fu?
Ci sono sicuramente delle pietre miliari del rock, che si voglia definire progressivo o meno, se altrimenti non lo si riesce ad etichettare, che non possono che essere adorate in eterno. Penso ai Genesis, ai Pink Floyd, ai King Crimson, ai Jethro Tull, ai nostrani Banco del Mutuo Soccorso e PFM. Ma del resto la musica non può fermarsi e ristagnare nella gloria del passato. Ultimamente sto apprezzando molto i Riverside, e ammiro alcuni lavori di Woodkid.
Sei soddisfatto delle recensione dell’album?
Pienamente, non posso che ringraziarvi per le splendide parole, che ci incorniciano perfettamente con una disamina assolutamente accurata del nostro Disincanto.
Per il futuro cosa vorresti fare come Opera Oscura? Quando potresti dire di essere soddisfatto riguardo al tuo ruolo di musicista?
Mi piacerebbe portare la nostra musica dal vivo, su un giusto palcoscenico. Sarebbe una grande soddisfazione. Tuttavia, sono convinto che non si sia mai soddisfatti nel mondo dell’arte.