Provengono dalla citta’ di Trieste e stanno facendo cose egregie: dopo Rises, stanno per pubblicare il nuovo cd Rain after Drought. Quando erano ancora Gonzales, hanno realizzato l’ep White Lines. Questi Tytus mi garbano parecchio in quanto sviluppano una sintesi piuttosto avvincente e vincente fra la NWOBHM e certo Hard Rock anni settanta. Thin Lizzy e Ufo, tanto per intenderci. Dimostrando, altresì, una bella personalità artistica. Il che non guasta mai in un mondo musicale dove regna l’omologazione più assoluta. Visto che il loro album “Rises” ci ha incuriositi non poco, un’intervista era d’obbligo…
Allora quali novità ci sono in campo Tytus? “Ciao, abbiamo appena terminato il nuovo album “Rain After Drought” che uscirà a gennaio 2019 con l’etichetta spagnola Fighter records. Prima di questo full length uscirà un 7″ split condiviso con la storica hardcore band Warfare che conterrà un brano inedito…”
Ho l’impressione che il vostro album “Rises” si sia rivelato un buon passo in avanti… “La nostra prima uscita, l’ ep 7″ “White Lines” ha due pezzi creati ancora quando eravamo la band Gonzales…è stato questo cambio di sound a dare la svolta per un nuovo nome è una nuova direzione.. in quei due pezzi quindi è possibile sentire ancora qualche eco di rock’n’roll.”
Che tipo di promozione avete sviluppato per porlo all’attenzione generale? “L’ etichetta che lo ha rilasciato, Sliptrick records, ha fatto una campagna promozionale con le classiche recensioni e interviste.. e in parte lo abbiamo fatto anche noi tramite i contatti raccolti negli anni.. abbiamo pubblicato un video di “haunted” è un lyric video di “desperate hopes”.. un altra cosa che ci ha fatto conoscere un po’ tra gli amanti del hm classico è stata la pubblicazione dell’ intero album sulla pagina YouTube “NWOBHM full album” che ha un buon numero di visitatori da tutto il mondo.”
Quando avete cominciato a lavorarci su? “Rises” è stato un disco lungo.. iniziato nei primi mesi del 2014, quando ci siamo formati, e rivisto con la nuova lineup nel finire del 2015 per essere registrato nell’ estate 2016.”
Quali gli aspetti più rilevanti di “Rises”? “Penso che la cosa positiva di Rises sia il fatto che nn è soltanto un “revival” del heavy metal classico fatto solo di clique e manierismo.. penso che ci siano delle belle canzoni al di la del generi… e anche un tocco di originalità.”
“Rises” a chi è dedicato? Chi o cosa “appare”? “Rises è una specie di concept album influenzato da temi sociali e ecologici. E’ una visione del passato e del futuro del nostro pianeta che sta vivendo un declino sotto tutti i punti di vista. è un disco che evoca tematiche di disperazione, oppressione, tirannia, depressione, ma anche di lotta e speranza.”
Il vostro è un sound che deve molto all’Inghilterra… “Sicuramente è un disco influenzato dalla nwobhm di Iron Maiden, Judas Priest, Angel Witch & Co. ma anche da cose più seventies come Thin Lizzy.”
Vi considerate un gruppo “defender”? “No, nn siamo dei metallari defender.. veniamo anche da altre realtà.. negli anni singolarmente e assieme abbiamo suonato in band hardcore, punk, surf, blues.. sicché nn siamo dei true metallers.. ahahah”
A proposito di sound…in che modo si sta evolvendo? “Nel nuovo disco ci siamo allontanati un po’ dalle influenze 70s che caratterizzavano Rises e ci siamo spostati in piena era 80 anche con pezzi più speedmetal/thrash.. riff e suoni un po’ più grossi ma sempre rimanendo legati al vintage.”
State già iniziando a lavorare al vostro prossimo album? “Al momento stiamo iniziando a pianificare il lavoro per il nostro terzo album.. ma siamo proprio agli inizi…”
Che novità ci dobbiamo aspettare? “Non ci sono delle vere e proprie novità, cerchiamo di consolidare il nostro sound e la nostra scrittura con il tempo. Un po si è capito che tipo di musica viene fuori dalle nostre menti e in che spettro d’azione ci muoviamo, sta in noi adesso renderla interessante e appetibile per il pubblico.”
Uno dei grandi problemi dei gruppi italiani sono i live, a vostro giudizio perché? “Se intendi che ci sono pochi posti per i live c’è poco da dire.. negli ultimi anni molti posti qui nel nord-est hanno chiuso.. un calo di interesse per le band underground, una mancanza di riciclo generazionale…poi va un po’ a generi.. la scena hardcore italiana attualmente è molto seguita, festival come il Venezia Hardcore lo dimostrano.”
L’Italia è un paese che ama il Rock? “Mah.. forse una parte di popolazione ama il Rock alla “Virgin radio”… dove ci si sente rock’n’roll perchè si imposta un selfie mostrando le corna su FB ad uno show della coverband degli ACDC…ma l’ underground è n’ altra cosa…”
Quali caratteristiche deve avere una band per continuare ad esistere? “Innanzitutto deve divertirsi…suonare in Italia è spesso frustrante e dispendioso…ma il bello del montare in furgone con la banda e andare a far festa in giro per l’ Italia è l’ Europa è la cosa che ripaga!”
Voi provenite dalla stessa città degli Steel Crown e del leggendario Yako De Bonis… La loro musica vi ha influenzato? “Non direttamente, nel senso che nessuno del gruppo gli ha ascoltati tanto da dire che hanno influenzato la nostra musica. Possiamo dire però che sono stati una grande band e si sono fatti un nome in anni in cui era difficile emergere facendo un genere che in Italia era veramente di nicchia. Steel Crown e Upset Noise sono l’orgoglio musicale della Trieste degli anni 80.”
Chi sono i Tytus nella vita di ogni giorno? “Sono 4 old boys che si dividono tra famiglia, lavoro, altre band e passioni varie.”
E se vedrete nei negozi di dischi il nuovo album “Rain after Drought” (Fighter Records) accaparratevelo… Non rimarrete delusi…
Sito ufficiale http://www.tytus.it/