La PFM ha concluso con un concerto trionfale il “BluBar Festival” di Francavilla al Mare (Chieti). Prima del concerto abbiamo incontrato i fondatori della storica formazione, Franz Di Cioccio e Franco Mussida.
La Premiata Forneria Marconi dal vivo, come suo solito, non si è certo risparmiata. Fortunati gli spettatori del “Blu Bar Festival”, che hanno potuto assistere ad una performance di grande impatto, caratterizzata da tutti i classici della prog band italiani, a partire da “River Of Life” a “Il banchetto”, passando per “Photos Of Ghost”, “Out Of The Roundabout”, “La carrozza di Hans”, “Maestro della voce” e le intramontabili “Impressioni di settembre” ed “E’ festa”, oltre al tema del “Romeo e Giulietta” di Sergej Prokof’ev, rielaborato alla maniera della PFM .
La PFM, composta da Franz Di Cioccio (voce e batteria), Franco Mussida (chitarra e voce), Patrick Djivas (basso), Lucio Fabbri (violino, tastiere e chitarra), Alessandro Scaglione (tastiera) e Roberto Gualdi (II batterista), è stata l’evento conclusivo del “Blue Bar Festival”, evento organizzato dall’omonimo associazione, con la direzione artistica del regista Maurizio Malabruzzi, e che ha visto in cartellone, tra gli altri, Roby Facchinetti, Mimmo Locasciulli, Luigi Grechi, Lino Vairetti, Aldo Tagliapietra e David Jackson.
Prima del concerto Franz Di Cioccio e Franco Mussida si sono concessi alle domande dei giornalisti.
Franz, tu sei abruzzese. Che cosa provi ogni volta che torni a suonare in Abruzzo con la PFM?
Franz Di Cioccio. E’ un dato di fatto che io sia abruzzese a tutti gli effetti, essendo nato a Pratola Peligna. Non a caso parlo benissimo il dialetto di Pratola Peligna, e la cosa che mi meraviglia è che, ovunque io vada, lo capiscono tutti.
Il vostro ultimo lavoro è “PFM In Classic – Da Mozart a Celebration”, dove assieme alla Symphonic Orchestra del maestro Bruno Sartori avete suonato composizioni come “Il flauto magico” di Mozart, “La danza macabra” di Saint Saens, “Romeo e Giulietta” di Prokofiev e tante altre composizioni classiche che fanno da contorno ad alcuni successi targati PFM, rivisti per l’occasione. So che avete lavorato a lungo a questo progetto. Qual è stato il motivo che vi ha spinti a misurarvi con le composizioni della musica classica?
Franco Mussida. Quello con la musica classica è un legame che ci portiamo dietro da tempo. Abbiamo sempre trattato di musica classica ma a modo nostro. Siamo sempre stati come pittori impressionisti intenti a dipingere emozioni e questa volta ci siamo messi a trattare l’elemento immaginativo della classica così come avevamo trattato a suo tempo la musica di Fabrizio De André. L’obiettivo è stato quello di dimostrare come tutta la musica è gioia assoluta se si è disposti ad ascoltarla da punti di vista diversi e senza pregiudizi.
Franz Di Cioccio. Prima ancora di conoscere i Beatles conoscevo tutti i più quotati direttori d’orchestra in circolazione quando ero ragazzino. In casa giocavo a fare il direttore d’orchestra utilizzando un grissino come bacchetta mentre ascoltavo i dischi di mio padre, che suonava l’oboe. La sfida di questo progetto è stata quella di misurarsi con “Il Nabucco” di Giuseppe Verdi e tirarne fuori il linguaggio elettrico, jazz o funk.
Franco Mussida. Volevamo creare un ponte tra culture musicali distinte e solo apparentemente distanti. Avvicinarle è una sfida e suonare perché ciò accada é la scintilla che ha alimentato la nostra creatività e la nostra passione.
E’ vero che il disco originariamente doveva essere tutto incentrato su Mozart?
Franco Mussida. Si. Però fare un lavoro solo su Mozart sarebbe stato troppo impegnativo.
Come PFM non siete nuovi a progetti particolari, spesso fuori da ogni logica di mercato. Mi viene in mente “Stati di immaginazione”, progetto di musica strumentale e immagini uscito in occasioni dei 35 anni di attività della PFM. Come nacque quel lavoro?
Franz Di Cioccio. “Stati di immaginazione” nacque da un’idea di Iaia De Capitani. Otto lavori visivi della durata di circa 50 minuti. Da sempre la nostra musica è legata a performance strumentali e a improvvisazioni di insieme che rappresentano il nostro marchio di fabbrica. Le immagini ci
hanno fornito le suggestioni ma noi abbiamo lavorato di pancia in pochi giorni stando bene attenti a che la parte musicale avesse una sua autonomia.
Quando nei primi anni ’70 avete iniziato a suonare come PFM avevate in mente dei riferimenti artistici?
Franz Di Cioccio. Quando abbiamo cominciato ci eravamo ripromessi di fare qualcosa di diverso da quello che si ascoltava all’epoca in Italia e nessuno ha mai pubblicato nello stesso anno due album così importanti per la storia di una band (“Storia di un minuto” e “Per un amico”, entrambi del 1972, nda).
Franco Mussida. La nostra storia è quella di una fratellanza musicale e abbiamo sempre lavorato da pirati, senza mai pensare alla carriera in termini di denaro o del solo apparire. Noi arriviamo da un periodo in cui siamo stati portatori di una libertà che oggi si fa fatica a vedere.
Dopo opere rock come “Dracula”, tributi a Fabrizio De Andrè e album sperimentali come “PFM In Classic”, in tanti si chiedono quanto potranno ascoltare nuove canzoni targate PFM. Avete in mente un nuovo album?
Franz Di Cioccio. Noi attualmente siamo concetrati su “PFM In Classic”, che è uscito da meno di un anno. Un nuovo disco di inediti arriverà, ma non so dire se ora o tra quattro anni.