34 anni suonati, da selezionatore di suoni per Dolce & Gabbana ai contatti con i Chemical Brothers. Il suo nome e’ Stefano Fontana, alter-ego STYLOPHONIC.
Mentre la famiglia lo vuole sportivo (con un padre portiere dell’AC Milan e un fratello che gioca a baseball negli USA cosa potreste mai aspettarvi?) Stefano frequenta una scuola per audio-ingegneri e inizia la carriera come Dj.
In Italia ha posto le basi per il suo progetto dal sapore internazionale “Stylophonic”, pubblica il singolo “If Everybody in the World” incastrando samples in loop e fitri ai ritmi house.
Con un gioco di bassi e una punta di acid-house 3 anni dopo ci riprova con “Baby Beatbox”, il primo singolo dal nuovo album “Beatbox Show”, con la benedizione di D & G che scelgono la traccia per la nuova campagna europea dei loro spot.
“Beatbox Show” è, appunto, come una megascatola, ci trovi generi di ogni tipo: electro, hip hop, funk, jacking house e breaks. La parte vocale e’ affidata alla cantante australiana techno punk Arianne Schreiber, un rapper londinese Jungun e il mix engineer Adam Wren dei Letfield.
Stefano “Stylophonic” vanta anche un’importante amicizia con il Lorenzo nazional popolare…ma ne parliamo nell’intervista che gentilmente ci ha concesso.
1) Nel mondo di “Stylophonic” cosa non deve assolutamente mancare in termini di sonorità?
Stylophonic: Il mix dei miei generi preferiti , cioè: elettronica, hip hop, funk, house music, techno, il tutto condito con un po’ di “ironic twist”.
2) L’inventiva di certo non manca a Stefano Fontana, tuttavia la scena dance attuale sembra invece perdere colpi e non ci sono molte idee in giro, crisi d’autore o settore in crisi?
Stylophonic: Penso che il genere sia in crisi solo per un aspetto, la creazione di canzoni. Ci sono generi in fermento soprattutto nel lato più alternativo. Si ha la possibilità di sentire nuovi sound eccitanti dalla Germania come dall’Inghilterra, il problema è che poi si accodano centinaia di produttori che piuttosto che provare a fare qualcosa di originale / personale copiano spudoratamente aiutati anche dai vari software che lo permettono molto facilmente.
Mi piacerebbe sentire + canzoni legate ai nuovi suoni, il tutto potrebbe essere + eccitante.
3) Cosa ne pensi dei DJ improvvisati, cioè di chi si arma di PC, tastiera e software di editing per poi cercare di trarre qualche brano da presentare al discografico di turno?
Stylophonic: Penso che ci sia posto per chiunque,se un giovane dj che ha appena comprato un PC riesce a fare qualcosa di interessante e cutting-edge , è il benvenuto. Non esistono + regole da abbattere, ognuno può / deve essere se stesso e la figura del Dj lo permette al 100%
4) Nelle premesse del nuovo album “Beatbox Show” l’utilizzo di soli 2 samples? E’ da intendersi come un “Mea Culpa” circa l’abbondante uso che fino ad ora la dance in generale ne ha fatto?
Stylophonic: Non posso parlare per tutti i produttori che hanno usato i samples, anche in questo caso vale la regola che se il sample è scelto ed utilizzato bene il produttore avrà fatto goal!!
Nel primo album di Stylophonic ne avevo usati 5 o 6, non ricordo precisamente, dopo aver finto “Beatbox Show” mi sono reso conto con sorpresa che ne avevo usati solo 2 e mi piaceva l’idea di essere stato aiutato di meno dai samples. Magari la prox volta ne utilizzerò 10….
5) Puoi raccontare i particolari circa la nascita del nuovo album, quanto tempo hai impiegato per la realizzazione e chi ti ha aiutato?
Stylophonic: Circa 6 mesi a fasi alterne, la prima parte l’ho finita prima di entrare in studio con Lorenzo (Jovanotti), dopo aver finto l’album di Lorenzo è venuta la cantante in Italia e abbiamo registrato tutti i pezzi cantati e ho finito il missaggio con Adam Wren (già ingegnere dei Leftfield).
Mi hanno aiutato Tafuri e Max Cassan, ciascuno su una canzone, mentre Roberto Baldi, tastierista, programmatore, arrangiatore eccellente mi ha dato una mano un po’ in tutto l’album in generale.
Saturnino ha suonato in diversi pezzi, l’unico usato nell’album è “Play that Music”che sarà il terzo singolo.
6) Stefano Fontana è riuscito a liberarsi del suo alter ego “Stylophonic” per occuparsi di progetti alternativi, come la direzione artistica dell’ultimo album di Jovanotti. Tuo è il tormentone “Tanto3”, tratto da “Buon Sangue”. Come è stato lavorare con Lorenzo e con quale altro artista, italiano o internazionale, ti piacerebbe realizzare qualcosa di simile?
Stylophonic: Lorenzo è un amico ed è stato divertente e alcune volte difficile lavorarci assieme perciò non posso che essere contento di questa esperienza. Lorenzo ha la capacità di essere un cantante pop e nello stesso tempo musicalmente parlando una delle persone più alternative e con un interessante punto di vista che io conosca, perciò il confronto è stato a mio avviso molto istruttivo, ho imparato a stare in studio con parecchi musicisti e a gestirli, cosa a me sconosciuta prima di questo lavoro. Ho capito alcuni segreti di come chiudere un progetto di un album da Michele Canova (l’altro produttore del disco) che fa della concretezza il suo punto di forza. E’ un grande!
Mi piacerebbe molto trovare un cantante italiano giovane e alle prime armi per poter fare un progetto stile ”Beck VS Battisti”.
All’estero mi piacerebbe produrre i Coldplay, Robbie Williams e collaborare con i Supergrass, i Doves e i Blur.
7) Sui DJ Set non sembri particolarmente esigente in termini di location, inoltre… per te conta di più la gente che sa trasmettere emozioni a chi è in consolle, o sapere di aver fatto centro con qualcosa di nuovo?
Stylophonic: In realtà son MOLTO esigente in termini di location, ho iniziato a lavorare come dj nel 1987 al Plastic a Milano e lì sono rimasto fino al 1999 proprio perché non trovavo locale + interessante del Plastic. Poi ho iniziato a girare per l’Italia in cerca di posti e sensazioni nuove e spesso le ho trovate….
Continuo ad essere esigente sui locali da scegliere per lavorare e lo sarò sempre. La possibilità di poter suonare un determinato genere musicale è data anche dai locali che si scelgono. Amo vedere la gente che si diverte e mi trasmette questa sensazione in discoteca, altrettanto gratificante è saper di aver fatto una pezzo musicale che viene recepito come qualcosa di “nuovo” o perlomeno originale.
8) La tua musica fondamentalmente da quali fonti trae ispirazione, o ritieni di aver ispirato qualcuno con la tua musica?
Stylophonic: Dal funk, dall’elttronica, dall’house music e la techno di fine anni ’80 e dall’hip hop / electro di NY.
Non so se ho ispirato qualcuno se mai dovesse esserci qualcuno che si faccia vivo.. vorrei una foto con lui…
🙂
9) Ho spesso chiesto ai tuoi colleghi di descrivere il rapporto con Internet, un rapporto a volte fatto di amore e odio se intendiamo Internet come causa di disgrazia per l’industria discografica. Cosa ne pensi?
Stylophonic: Amo internet e amo la sua possibilità emotiva,è il “lovemark” numero uno. Solo gli “stupidi” possono odiare internet, è anacronistico!!
Le case discografiche devono saper catturare l’emotività della rete e usarla come nuovo sistema di comunicazione per vendere il loro prodotto. Tutto è in cambiamento e internet determina radicalmente questo cambiamento. Io gli sto vicino cercando di carpire il prossimo step e se questo vuol dire perdere delle vendite di dischi.. pazienza. Forse dovremo tutti fare un piccolo “upgrade” e saperci rinnovare, io ci sto provando.
10) Noto una punta di ‘stacanovismo’ dalle note biografiche, quando leggo che la tua attività inizia alle 9 del mattino. Non sarai per caso abitudinario?
Stylophonic: Più che abitudinario sono disciplinato. Mi costa molta fatica ma è l’unico modo per essere connessi con il mondo in cui viviamo, altrimenti il rischio che si corre è di lavorare sempre di notte perdendo il “flow” della società, siccome traggo molta ispirazione da esso preferisco vivermelo a pieno visto che alla fine io produco musica urbana e voglio vivermi l’urbanità e andare al cinema, leggermi un libro alla sera, etc, etc.
Grazie Stefano per essere stato dei nostri!
Si ringrazia Paolo Monico della divisione Strategic della Universal Music Italy