Il Crimine – Criminal Caravan (VRec) Reggae balcanico tra le nebbie padane
di: Gianni Della Cioppa
Mescolare la tradizione veneta con la Giamaica e sonorità zingaresche? Vi sembra assurdo? Non per Il Crimine, che da buona gang di strada non guarda ai dettagli, ma va dritta al sodo. E il risultato frizza tra i solchi di “Criminal Caravan”. Mescolare la tradizione veneta con la Giamaica e sonorità zingaresche? Vi sembra assurdo? Non per Il Crimine, che da buona gang di strada non guarda ai dettagli, ma va dritta al sodo. E il risultato frizza tra i solchi di “Criminal Caravan”.
I quattro musicisti portano in giro il loro rock reggae balcanico da oltre dieci anni, con concerti sempre all’insegna del coinvolgimento del pubblico, ma anche su album si dimostrano efficaci. “Criminal Caravan” arriva a distanza di tre anni dall’esordio ed esibisce una maturità stilistica e di scrittura.
Tra gli undici pezzi, ballerini e divertenti, ma non privi di spunti di riflessioni, spiccano “Reita” che ricorda certe soluzioni di Enrico Ruggeri, il balkan reagge spinto di “La carovana”, mentre “Mi no capea lu” è un malinconico blues reggae in veneto legato al tema dell’incomunicabilità. “Matilde” irrompe con un riff grasso ed è forse il pezzo che meglio sintetizza lo stile della band, che in “Buon compleanno”, sorta di ballata popolare folk firma un piccolo capolavoro nelle liriche “Iniziano a farmi paura anche gli smile e la barba degli uomini. Demoliamo il castello delle relazioni sociali… Genti alienate sostengono discorsi in silenzio”, che dicono molti dei nostri tempi confusi.
Vitali e coerenti Il Crimine propongono canzoni che hanno il pregio di piacere a più generazioni con gusti diversi.
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