Alan Parsons Live Project - Roma Gran Teatro (12/04/2005)
di: Paolo Ansali
Dopo i Queen anche per Alan Parsons arriva il primo concerto romano della sua lunga e prestigiosa carriera. Dopo i Queen anche per Alan Parsons arriva il primo concerto romano della sua lunga e prestigiosa carriera. Noto a tutti come "il tecnico del suono di "The Dark Side Of The Moon" propone per la prima volta a Roma le belle canzoni scritte con Eric Woolfson per il celebre Project, nove album di grande successo a cavallo tra gli anni settanta e gli ottanta. Parsons ha continuato in questi anni la carriera solista, più in sordina ma non meno interessante,
e l'ultimo lavoro "A Valid Path" vede come ospite David Gilmour. Dal vivo è accompagnato da una band nuova di zecca, lui si occupa di chitarra acustica, tastiere e voce, con il giovane cantante americano PJ Olsson abile nell'interpretare brani affidati originariamente a voci diverse (e che voci!). Ampio spazio al repertorio storico. Dal primo album dedicato a Edgar Allan Poe non poteva mancare "The Raven" e poi hit indimenticabili (da "I Wouldn't Want To Be Like You" a "Primetime"), ballad intense ("Time" e "Don't Let It Show") e una jam-sessions su "Psycobbable" che vede impegnati il chitarrista Godfrey Townsend e il tastierista Manny Focarazza. Nella parte centrale della serata Parsons introduce alcuni estratti da "A Valid Path" tra cui "Return To Tunguska", una sorta di etno-progressive che ricorda gli Ozric Tentacles. Ma i circa 1500 presenti al GranTeatro vogliono ancora il vecchio sound. Tutti aspettano "Eye In The Sky", riproposta anche in versione acustica da Noa, e appena partono le prime, inconfondibili note viene accolta da un tripudio. Il testo è inquietante e si dice ispirato al "Big Brother" di orwelliana memoria ("Io sono l'occhio nel cielo che ti sta guardando, posso leggere la tua mente..."). Il simbolo dell'occhio egizio della copertina campeggia tra l'altro sulla batteria di Steve Murphy e sul biglietto. Purtroppo è già tempo di bis. Struggente come sempre ecco "Old And Wise", una delle migliori composizioni firmate Parsons-Woolfson, dedicata per l'occasione al pontefice e non poteva essere scelta più opportuna. Alla fine, con lo stile di un direttore d'orchestra, il musicista inglese saluta e lascia il palco tra applausi e strette di mano.
Articolo letto 3778 volte
|