Alea: Spleenless
di: Paolo Polidoro
Album d'esordio per Alea ci prova con “Spleenless”, l’inizio della sua presskit è davvero efficace e in qualche misura restituisce un’immagine fuorviante Album d'esordio per Alea ci prova con “Spleenless”, l’inizio della sua presskit è davvero efficace e in qualche misura restituisce un’immagine fuorviante di un lavoro che non solo mi fa evadere dalla malinconia ma mi rallegra di gusto da una parte e mi fa star bene dall’altra.
Alessandra Zuccaro, in arte Alea, ci propone un bellissimo soul di pelle nera che purtroppo per la sua personalità pare puntare troppo verso casa di Nina Zilli, già dalla prima traccia “Never Better”, già dalle prime note, segue un noir fumoso di downtown micidiale, e Nina Zilli diventa Giorgia e la nostra Alea sembra anche giocarci bene con i vibrati e le chiuse di voce tipiche della cantante romana, poi si fa scanzonata e divertente e dimostra di saperci fare con la bellissima “Relais” dai classici schemi di un blues pettinatissimi.
C’è anche spazio ad un omaggio importante e ovviamente non aspettatevi che Alea scelga di interpretare qualcosa di scontato…a dire il vero conoscevo Quincy Jones ma non questo “Miss Celie’s Blues” proprio mi era sfuggita, e poi che succede quando parte il brano “Amore cercato” inaspettatamente e improvvisamente siamo altrove, siamo con “Piazzolla” e la sua fisarmonica, siamo tra i rioni, siamo in provincia, siamo in una giornata caldissima con un ragazzo che calza un vecchio cappello e sentiamo bellissima la voce del padre di Alea e il duetto tra i due diventa pura magia.
Anche in “Motivetto" il disco sembra avere l’ennesima rivoluzione con un Soul più sfacciato che quasi affonda artigli e anima negli anni ’70, bellissima la sezione dei fiati, inevitabile, obbligatoria.
Per quanto la produzione artistica di Pasquale Carrieri ha provato a restituire uno stile vintage a questo progetto, “Spleenless” resta comunque uno splendido esordio di pop’n’soul italiano dell’era moderna.
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