Grande show di Mark Knopfler a Napoli, ma il suo rock show ha sollevato qualche critica...
di: Giancarlo Passarella
Mark Knopfler e la canzone maledetta! L’ex leader dei Dire Straits il 14 Luglio prima incanta Napoli poi scatena le proteste del pubblico che aspetta (invano) Sultans of Swing. Il parere dell'attento Giorgio Rudy, solidrocker fedele ... Mark Knopfler e la canzone maledetta! L’ex leader dei Dire Straits il 14 Luglio prima incanta Napoli poi scatena le proteste del pubblico che aspetta (invano) Sultans of Swing. Il parere dell'attento Giorgio Rudy, solidrocker fedele ...
Ripeto che sarebbe illogico se dalla mia penna uscissero solo elogi ad un artista che ufficialmente frequento dall'Ottobre 1983, dal giorno in cui ho pubblicato il primo numero della fanzine cartacea Solid Rock. Ed allora (in un mare di gente commossa, applausi, sogni ad occhio aperti...), ascoltiamo anche qualche critica.
Scrive Giorgio Rudy ...Era dal 2005 che Napoli attendeva il ritorno del ‘big’ Knopfler e all’annuncio che il suo tour 2013 avrebbe toccato Napoli e per di più in una splendida location come piazza del Plebiscito (dove Knopfler suonò al festivalbar con Emmylou Harris), in tanti si sono precipitati a comprare i biglietti pur di trovarsi nelle prime file. Ma ecco la prima maledizione: dopo il concerto del ‘boss’ Springsteen, il Comune di Napoli nega l’autorizzazione ad altri concerti in piazza del Plebiscito, ne fa le spese quello di Knopfler, trasferito all’Arena Flegrea dove aveva già suonato nel 2005, ma soprattutto ne pagano le spese (nel vero senso della parola) i compratori dei biglietti, alcuni dei quali, alla richiesta di rimborso del biglietto causa cambio location, si sono sentiti rispondere che non era previsto, caso più unico che raro in questi casi dato che molti organizzatori prevedo il rimborso del biglietto anche per un semplice cambio di orario... poi si parla di cambio location imposto dal Comune di Napoli... dell'imbarazzo da parte dell' organizzatore DalessandroeGalli .... certamente sia la differenza tra una location suggestiva come piazza del Plebiscito e una classica come l’Arena Flegrea spiazza un po' i fans....
Poi Giorgio supera la delusione del cambio location e passa all'analisi globale ...
Mark Knopfler si presenta sul palco con un quarto d’ora di ritardo, cosa insolita per un perfezionista come lui, e, cosa ancora più insolita, inizia con una sbavatura su What It Is, ma si riprende subito e alla grande fino all’assolo finale, quindi attacca Corned Beef City e prosegue con la title track Privateering, quindi propone la splendida Father and Son, brano tratto dalla colonna sonora ‘Cal’, come preludio a Farmer’s Blues (nel 1996 proponeva ‘Father and Son’ come splendida introduzione a ‘Golden Heart’). Knopfler è in forma e suona come non aveva fatto nel 2005, quando era apparso molto svogliato, e il pubblico risponde alla grande accompagnando vari brani e dimenticando il cambio di location, ma attende qualche classico dei Dire Straits che Knopfler sempre propone ai suoi concerti; ma il Maestro, prima di accontentarli, prosegue con I Dug Up A Diamond, brano tratto dall’album ‘All The Roadrunning’ dove duettava con Emmylou Harris, e I Used To Could, quindi, finalmente, attacca con un classico degli Straits, Romeo and Juliet, che esegue in maniera impeccabile ma molto classica...
Giorgio si lancia in altre riflessioni ...per poi proseguire con Song For Sonny Liston, quindi passa alla presentazione della band sulle note di Postcards From Paraguay e delizia il pubblico con quella Marbletown che alcuni considerano una ‘canzonetta’, ma che già dal ‘Get Lucky tour’ Knopfler ha trasformato in uno dei pezzi più belli da ascoltare dal vivo, in cui la sua classe di musicista emerge tutta e coinvolge la band come fosse un’orchestra, mentre il pubblico si gode undici minuti di grande musica. Knopfler c’è e si sente ma, ovviamente, è sempre più lontano da quello che era con gli Straits o all’inizio della sua carriera solista; la sua chitarra delizia sempre, ma non con i frequenti assoli puliti, veloci e forti, che erano la sua caratteristica almeno fino al ‘Sailing to Philadelphia tour’, ma con assoli più eleganti, più studiati forse, ed eseguiti sempre con il suo inimitabile stile; la classe non è acqua, si dice, è Knopfler ne ha da vendere e lo sappiamo....
Ma allora dove sono le critiche? Il pubblico di fedelissimi non ne risente e, anzi, si gode il cambiamento del Maestro e se lo studia anche nel finale di Speedway at Nazareth e nei classici degli Straits Telegraph Road’, stupendamente eseguita e Brothers in Arms (dove, però, proprio nell’assolo finale ‘scivola’ con la mano), ultimi due brani prima del bis. A questo punto Knopfler e la sua band lasciano la scena, ma tutti, ovviamente, restano lì ad attendere il rientro; e il bis non si fa attendere, Knopfler rientra, prende la Stratocaster rossa e bianca ed ecco il colpo di scena che lascia di stucco il pubblico: Knopfler parte con So Far Away, brano che è quasi sempre presente nelle sue scalette, ma quando alla fine tutti si aspettano il gran finale con la mitica ‘Sultans of Swing’, lui e la sua band lasciano definitivamente il palco. La reazione del pubblico è inizialmente di attesa, data anche l’esiguità del bis; tutti restano lì sicuri che rientrerà per suonarla, ma quando vedono i tecnici smontare la strumentazione e capiscono che è davvero finita lì, senza ‘Sultans of Swing’, le reazioni sono varie, ma tutte di grande disappunto: c’è chi prende a calci le bottigliette di plastica, subito seguito da altri che sembrano indecisi se lanciarle sul palco, c’è chi resta basito con gli occhi sbarrati e incredulo, molti altri fischiano....
Addirittura sono volati i fischi? All’uscita, come per rivalsa o per protesta, gli stand dove vendono i gadget sono quasi deserti, molti neanche li guardano e vanno via dicendo chiaramente che è una protesta e non il fatto che un poster firmato costi la notevole cifra di 100 euro, e anche le bancarelle con i gadget non ufficiali non fanno affari d’oro; in tanti, poi, dicono che se lo avessero saputo non avrebbero comprato il biglietto. Solo rabbia del momento? Il nervosismo e la delusione sono palpabilisismi, e tra il pubblico che esce non si fa altro che parlare di quella maledetta canzone mancante: ‘Sultans of Swing’! e questo ci obbliga ad una riflessione: se Mark Knopfler ha deciso di dare un taglio definitivo col passato, al punto di non suonare quello che è il suo brano identificativo, allora dovrebbe proporre solo brani della sua carriera solista, in modo che quella parte del pubblico che lo conosce e va ai suoi concerti più per quanto ha fatto con i Dire Straits che per la sua carriera solista, può decidere se spendere o meno la considerevole cifra di 60 euro senza sentire ‘Sultans of Swing’. Ma anche tra i tanti che lo seguono da sempre, come chi scrive, la delusione è stata tanta, perché il Maestro ci ha abituati a non eseguire mai la stessa versione dei suoi brani e ogni volta c’è curiosità e interesse nel vedere e ancor più sentire, come eseguirà e arrangerà ogni suo pezzo, e nessuno lo identifica più di ‘Sultans of Swing’. Il non averla suonata è stato percepito da tutto il pubblico, quello dei fedelissimi e quello dei nostalgici Straitsiani, come una mancanza di rispetto e lo è certamente stato. Chi paga 60 euro per ascoltare 15 brani (compreso il preludio ‘Father and Son’) e un’ora e mezza di concerto, ed è lì per sentire anche solo ‘Sultans of Swing’, ha il diritto di sentirla e lui ha il dovere di fargliela sentire; questo a maggior ragione dal momento che non l’ha esclusa da tutte le scalette, ma la propone in alcune città e non in altre, quasi fossero città con un pubblico di serie B. ‘Sultans of Swing’ non è una canzone come un’altra, e non solo tra i brani Knopfleriani, ma è un pezzo che ha fatto la storia del rock, e lui lo sa bene, quindi se Mark Knopfler ha deciso di dare un taglio col passato, va benissimo, tutti rispetteremo la sua scelta, ma lo faccia netto e proponga solo i suoi brani solisti, ma non può presentarsi sul palco e suonare un classico come ‘Romeo and Juliet’, una meravigliosa ‘Telegraph Road’, una sempre commovente ‘Brother is Arms’ e poi chiudere con ‘So Far Away’ e lasciare tutti in attesa di ‘Sultans of Swing’! o almeno non può farlo senza deludere e far arrabbiare il pubblico. Certamente il suo pubblico di fedelissimi continuerà a seguirlo se intende continuare a tagliare col passato, ma lo invitiamo a fare chiarezza su questo punto, proprio per rispetto verso il suo pubblico. Non è stato certo un caso se all’uscita del parcheggio dell’Arena Flegrea, tra le auto incolonnate molti stereo suonavano a palla ‘Sultans of Swing’!
Quello che mi sento di dire a Giorgio e' che l'epopea Dire Straits e' finita e rimane nei nostri cuori: con una produzione cosi' vasta, e' ovvio che Mark Knopfler molte cose non le ha potute proporre e poi non e' un juke box che soddisfa la nostra personale playlist. Cio' premesso, e' ovvio che il merchandising cosi' esoso, contratta un po' con la ricchezza economica di cui gode Sir Mark Knopfler, l'unico tra i fondatori dei Dire Straits a contare su una entrata di royalties che fa paura ...
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