Chris Cornell firma il secondo album solista
di: Maurizio Maremonti
Chris Cornell firma il secondo album solista che intitola Carry on. L’ex leader di Soundgarden e Audioslave si lascia alle spalle la rabbia e da più spazio alle ballad, tutte dedicate alla nuova moglie Vicky. Chris Cornell firma il secondo album solista che intitola Carry on. L’ex leader di Soundgarden e Audioslave si lascia alle spalle la rabbia e da più spazio alle ballad, tutte dedicate alla nuova moglie Vicky.
Se ti aspetti un qualcosa che assomigli ai mitici Soundgarden ne resterai deluso. Se ti aspetti qualcosa che assomigli agli Audioslave, resterai deluso uguale.
Se non sai cosa aspettarti, sarà una piacevole sorpresa.
Mi ci sono voluti quattro ascolti prima di capire davvero questo disco; prima di capire che impronta vuole dare e prima di capire che davvero il Cornell solista non ha nessuna similitudine con il singer di due tra i gruppi rock più importanti della storia musicale moderna.
“Se immagino me stesso tra 10 anni non mi vedo assolutamente come Mick Jagger a saltare come un grillo sul palco” affermò Cornell anni fa.
E questa tranquillità acquisita viene fuori anche da questo disco.
L’album si apre con “No such thing”: unico vero episodio rock in senso stretto del disco. E’ il primo singolo corredato da un video in stile Wes Craven. Il secondo singolo sarà “Arms around your love”. Una ballad sostenuta ma che non ha niente a che vedere con le varie “Heaven’s Dead” o “Getaway Car” degli Audioslave (ahimè) ma che contiene sempre una vena malinconirock tipica di Cornell..
Questo cd infatti si avvicina molto a “Euphoria Morning” per scelta di suoni e modo compositivo.
Sicuramente uno degli espisodi più riusciti del disco è la cover di Micheal Jackson “Billie Jean”;
riarrangiata in stile “love-song” molto d’atmosfera.
“She’ll never be your man” è una gran bella canzone, un rock semi acustico quasi rappato che mi ricorda vagamente “All apologies” dei Nirvana.
Il brano blues che non manca mai questa volta si intitola “Safe and sound” e ci avrei visto anche un bel coro di Spirituals a completare l’opera. Cornell dimostra ancora una volta di saper scrivere cose non banali; testi fluidi e fiabeschi, scuri ma inspirati. Poca politica e molto “himself”. “Scar upon the sky” poteva essere un brano dei Beatles, “ Ghosts e Killing Birds” scivolano nelle orecchie senza lasciare troppi ricordi; “Today” è trascinata da un bel wha-wha e da un bel groove di chitarra lontani però dai virtuosismi e dai suoni di Morello o Kim Thayle.
La punta più alta dell’album è rappresentata da Disappearing act. E’ un brano che trascina in se la melodia, l’aggressività e la carica da brividi che solo la sua voce sa dare; una voce calda e “strappata”, che raggiunge sempre estensioni notevoli, e che non mi fa mai rimpiangere di aver comprato il cd.
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