Una boccata d’ossigeno alternative poetic rock: La Fame di Camilla
di: Ambrosia J.S. Imbornone
Il diretur li ha definiti cosi': nei brani della Fame di Camilla c’è poesia e ispirazione, qualità e studio. E personalità. Noi li abbiamo già apprezzati all'Arè e ai concerti di DemoRai. E voi? Se non avete fame,non avete l'acquolina? Il diretur li ha definiti cosi': nei brani della Fame di Camilla c’è poesia e ispirazione, qualità e studio. E personalità. Noi li abbiamo già apprezzati all'Arè e ai concerti di DemoRai. E voi? Se non avete fame,non avete l'acquolina?
Hanno alle spalle esperienze importanti in altre formazioni, al livello regionale e nazionale.
Ma ormai per chi li ha scoperti e apprezzati non c’è passato che tenga. Sono La Fame di Camilla (qui in foto proprio con il nostro diretur Giancarlo Passarella). E basta. E di sicuro hanno un futuro. Esattamente un anno fa cominciava il loro percorso all’Arè Rock Festival, di cui Musicalnews.com è da sempre media partner. Da allora ne è passata di acqua sotto i ponti e i consensi ottenuti dalla band si sono moltiplicati giorno per giorno: hanno vinto l’Arè, la prima edizione del concorso “Alb-It” per la migliore canzone di un gruppo emergente (“Ne doren tende”) e il miglior testo narrativo per un cortometraggio-videoclip sul rapporto tra Italia e Albania, e il DEMOAward assegnato dalla storica trasmissione Demo l'Acchiappatalenti della premiata ditta Marengo & Pergolani alla migliore band della stagione 2007/2008 del programma. Ma non si è trattato di un riconoscimento improvviso: La Fame di Camilla aveva già sfiorato la vittoria alla terza edizione del Lamezia DEMOFest – The Best of the Year & Mei Fest (con giuria presieduta dal nostro diretùr Giancarlo Passarella) e al Premio Demo d'autore Sele d'oro, mentre la loro Storia di una favola, prodigiosa alchimia di struggente bellezza, sincerità d’espressione e ritmo accattivante, era stata sigla del programma di Radio1Rai per oltre un mese. L’indie-pop-rock band di Bari in quest’ultimo anno ha inoltre partecipato alla seconda edizione di Operazione Soundwave, talent-show di MTV e Coca-Cola per i gruppi emergenti, e alla trasmissione SalaProve di RockTv.
Ermal Meta (voce e chitarra, frontman della band di origini albanesi), Johnny Colatorti (chitarra e cori), Lele Diana (batteria) e Dino Rubini (basso) sono al momento in studio per la realizzazione del loro primo disco ufficiale. E sentiremo sicuramente sempre più parlare di questa band. Gli ingredienti dell’incredibile successo finora riscontrato tra le file degli spettatori dei loro live, nonché tra i musicofili della rete, fulminati anche solo dall’ascolto di un loro brano su myspace, sono l’umiltà di chi crede nella musica come una religione per cui compiere mille sacrifici quotidiani e un elemento indispensabile per esprimersi e quindi vivere, un sound che supera il provincialismo italiano per strizzare l’occhio all’eleganza dei Coldplay, alla forza drammatica dei Sigur Ros ed alle raffinate e suadenti trame chitarristiche dei Radiohead, e una voce come poche. Un’arma sapiente, che scivola delicatamente quando affonda tra le ombre delle inquietudini e delle incertezze quotidiane, è una carezza dotata di pericoloso fascino quando modella la melodia e vi si abbandona, è una lama affilata che incide e scava in profondità quando dal falsetto passa alla voce piena o giostra i volumi per farsi potente e decisa. Il quartetto ha infine solidissime basi musicali, tante idee, grande affiatamento, una carica live che negli ultimi concerti ha donato maggiore evidenza alla base ritmica e alle chitarre distorte per spingere il pedale del rock e… pochi grilli per la testa. Noi li abbiamo scoperti appunto da un anno. Se non li avete ancora ascoltati, fatelo presto. E leggete cosa ci ha raccontato Ermal Meta la settimana scorsa.
Partiamo da una domanda classica: avete un nome originale che ha la giusta dose di imprevedibilità per restare impresso. Roland Barthes scriveva: “Nel languore amoroso qualcosa se ne va, senza fine; è come se il desiderio non fosse nient'altro che questa emorragia. La fatica amorosa è questo: una fame amorosa che non viene saziata, un amore che rimane aperto”. Anche l’artista sente una fame mai saziata che lo spinge ad andare sempre oltre, a superarsi nell’aspirazione ad una completa espressione di sé? Di cosa ha fame Camilla?
Ermal Meta: La ricerca della completa espressione di un artista è destinata ad un fallimento...Non esiste la completezza di espressione artistica, ma solo tanti piccoli mondi che esplodono dentro causando la nascita di nuovi mondi da portare alla luce…Artistica ovviamente!
E' la ricerca stessa pertanto che è importante.
Fabrizio Galassi in una recensione molto lusinghiera su Talent scout, canale per gli emergenti di Kataweb, in cui tra l’altro si scrive che dinnanzi alla “tonalità unica” della tua voce “Chris Martin si fermerebbe a riflettere” (!!!), vi ha definito “il gruppo sconosciuto più famoso d’Italia”. Ma forse ha scritto qualcosa di persino più significativo, cioè che in Inghilterra sareste già definiti “the next big thing”, quella formula magica che ha dischiuso le porte della fama e quasi del “culto” per tanti artisti così “canonizzati”. Cosa pensate vi distingua dagli altri gruppi musicalmente, qual è insomma la vostra cifra musicale e cosa pensate riesca a suscitare così facilmente entusiasmo tra le file del pubblico e degli addetti ai lavori?
Un ringraziamento crediamo sia doveroso a Fabrizio Galassi, se non altro per il paragone con Chris Martin :) ! Non siamo in Inghilterra, per cui bisogna pensare a quello che si può fare qui di importante...Quello che conta per noi è portare la nostra musica alle porte del cuore… Poi sta all’ascoltatore farla entrare o meno. Per il resto… tutti i gruppi si distinguono uno dall'altro: chi più, chi meno, hanno tutti qualcosa da dire. Fra gli addetti ai lavori poi c'è anche chi ci stronca...Mica tutti elogiano…
Beh…de gustibus! A noi senz’altro siete piaciuti fin da subito e il nostro “diretur” Passarella ha coniato per voi un’etichetta di genere perfetta, “alternative poetic rock”. Soffermiamoci prima sul “poetic”: cosa rappresenta per te la scrittura dei versi? Quanto del tuo vissuto, anche inconscio, pensi confluisca direttamente nei testi e quanto sia “invenzione” letteraria?L’io di chi scrive diventa sempre inevitabilmente un personaggio, un doppio dell’autore?
La scrittura dei versi è un momento di verità ed onestà emotiva… E' importante dire delle cose in cui tante persone ci possono vedere qualcosa, ma il modo in cui lo si fa deve essere personale. A volte preferisco pertanto utilizzare delle immagini forti in ciò che scrivo, per condurre ad un ascolto più attento in un secondo momento. Le esperienze sono importanti ed è difficile allontanarsene in fase di scrittura, anche se a volte il protagonista delle canzoni diventa un altro me, che immagina di vivere delle cose che non ha mai vissuto…in una specie di meta-racconto. :)
P.S. Il “diretur” è un mito...!
Come devono essere i testi formalmente per soddisfarti? Scrivi di getto o a volte vi ritorni per limarli?
I testi devono dire qualcosa che abbia un senso per chi li scrive e se possibile per chi li legge! In genere scrivo di getto…Mai più di 10 minuti per un testo…
Non senti a volte il pericolo, scrivendo in italiano, di scivolare nella tipica astrattezza retorica di questa lingua?
No...Prima di pensare ai pericoli della lingua, provo ad utilizzarla nella sua bellezza e semplicità...La paura della retorica ce l'ha chi sa di essere retorico.
Pensi che comporrai altri testi in albanese, lingua che, per il potere evocativo puro dei suoi suoni nella vostra “Ne doren tende”, è stata spesso paragonata all’hopelandic dei Sigur Ros?
Beh…penso che non penserò se scrivere. Se mi verrà l'ispirazione lo farò...senza pensarci!!
Ora veniamo all’ “alternative”: la produzione artistica delle canzoni della Fame di Camilla è tua e nelle canzoni si avverte una notevole cura dei suoni e dei dettagli, sicché i vostri pezzi sono sia di grande impatto globale che frutto di fine costruzione (anche negli ottimi arrangiamenti collettivi live). Come procedi nella produzione di un brano, quali elementi sono privilegiati e che tipo di risultato ricerchi?
Si cerca di mantenere sempre un equilibrio fra suoni, struttura ed efficacia delle melodie. Anche nel risultato più “pop”, ci devono essere degli elementi che lasciano un retrogusto indie...Lavorare sui suoni è la cosa più importante per quanto ci riguarda, dopo aver creato la struttura di un brano, il suo scheletro. In ogni caso dopo la produzione di ogni brano si va in sala prove con l'intento di rimettere tutto in discussione. E' la parte migliore…ovviamente se porta ad un risultato che ci soddisfa di più!!
Cosa pensate vi avvicini al pop, cosa all’indie e cosa al rock?
Credo che non si possano scindere questi 3 generi per quel che ci riguarda. Preferiamo soluzioni un po’ più pensate, soluzioni chitarristiche mirate e suoni su cui lavoriamo molto e credo che questo rientri nell'indie-rock, ma il tutto senza trascurare le melodie e la voglia di lasciare qualcosa a chi ci ascolta...Tutto oggi è pop...
A quali artisti vi fa/farebbe più piacere essere accostati ora e in futuro e a quali non gradite essere assimilati? I paragoni con altri artisti troppo spesso si sprecano nel caso delle band emergenti…
Ci piacerebbe essere accostati ad artisti che stimiamo molto e assolutamente non paragonati ad artisti che non ci piacciono affatto.
Molto diplomatico, direi :)! Chi vi ha seguito nel vostro fitto tour sa che siete molto prolifici e avete moltissimi pezzi all’attivo. Come nasce l’ispirazione per un brano e riuscite già a percepire in sala prove l’effetto che il brano farà sul pubblico?
L'ispirazione è difficile spiegarla, ma, se proprio devo, direi che l'ispirazione è paragonabile ad una boccata di ossigeno sott'acqua… L'effetto che un brano può fare sul pubblico lo si può vedere solo dal vivo.
Cosa vi augurate nel futuro prossimo?
Ci auguriamo di vedere sempre più gente ai nostri concerti...Che la fame possa essere con tutti voi!!!
Articolo letto 7085 volte
|