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Arè Rock Festival:divertimento ed energia a gogò, tra folk, rock, metal e hip-hopdi: Ambrosia J.S. Imbornone Tra originarie riletture della tradizione, il rock più delicato, testi di spessore sociale e l’energia dell’indie rock e del metal, il concorso nazionale Arè Rock Festival continua a dare visibilità ai grandi nomi del futuro La nona serata dell’Arè Rock Festival, concorso nazionale per gruppi emergenti di ogni genere musicale, organizzato dall'associazione culturale Europa Giovane, ha visto protagonisti solo due gruppi; ad esibirsi il 5 aprile presso il pub “I Bucanieri” di vico Gloria, a Barletta, sono stati infatti U’ Papun e Horizons. Assenti invece i Conto in Rosso, per improvvisi problemi personali che hanno impedito l’organizzazione del viaggio e la partecipazione al concorso, con grande rammarico del gruppo e dell’organizzazione del festival. Molto particolare si sono rivelati l’esibizione e il repertorio di U’ Papun (Bari, folk-rock d’autore), gruppo di giovani musicisti che portano avanti un progetto musicale eclettico con il cantautore Alfredo Colella. Notevoli i riff di chitarra elettrica di Gigi Lorusso, che hanno un sapore folk-progressive soprattutto ne “La danza degli insoddisfatti”, cantata e urlata per esprimere i sentimenti dei “figli della monotonia senza albe nè tramonti”, e ne “L’odore delle rose selvatiche”, impreziosita anche da una bellissima linea di basso, affidata ad Emanuele Manzo. Durante il set, Colella interagisce con un attore e sparge petali di fiori secchi durante la caposseliana “Fiori innocenti al vento”, dal cui titolo sarà tratto il primo album ufficiale del gruppo. “La nebbia” è in dialetto barese, mentre divertono ed entusiasmano il pubblico le libere rivisitazioni della storia di “Giulietta”, riletta in chiave “realistico-erotica”, e Biancaneve, che diventa una donna emancipata, per nulla intenzionata a sposare il principe che l’ha risvegliata, considerato al pari dei suoi tanti amanti precedenti e messo a tacere grazie al veleno della stessa famigerata mela della fiaba. Seconda e ultima band della serata sono stati gli Horizons (Barletta, rock), che si fanno subito apprezzare per la pulizia e precisione della voce di Michele Lomuscio, e per la compostezza della performance, molto british musicalmente e nella presenza scenica. Emozionante e d’atmosfera la ballata “I believe in something”, che parte come un pezzo pop alla Queen e si arricchisce poi di tocchi delicati di tastiera e del suono distorto della chitarra elettrica. “That’s I wanted to teach you”, dopo un’intro dal mood drammatico e malinconico, rammenta per linee melodiche e vocali alcuni brani dei Phoenix; il brano lascia spazio anche a momenti strumentali di particolare intensità. Romantica e triste suona anche “My sun is covered”, canto del distacco e dell’abbandono; il riff di chitarra elettrica di Ruggiero Chiariello che apre “I just care about you” ricorda invece i Cranberries di “No need to argue” per poi sfociare in una struggente ballad in falsetto con la tastiera di Luca Dipinto in bella evidenza ed influenze dei Coldplay di piccole perle come “Yellow” e “Trouble”. La decima serata del festival il 12 aprile ha invece visto sul palco della manifestazione, che ha ricevuto 126 iscrizioni per la sua prima edizione in meno di un mese e mezzo, Sud Foundation Krù (rap, Palagiano, TA), Entourage(indie rock, Messina) e B.l.o.z.(metal sperimentale, Barletta). I Sud Foundation Krù propongono un hip-hop contaminato dal reggae e da cenni ska-punk, che a tratti sembra strizzare l’occhio al migliore Caparezza. La band conta ben 5 voci maschili (i rapper Freezer / Dumb / P'kred / Raperonzolo / Miki Sakamoto) e una voce femminile, quella di Mary Schena, che si distinguono per timbro e tipo di interpretazione, ma mostrano la stessa energia e carica sul palco. Frenetica e scatenata è l’accelerazione finale della contagiosa “Il sole splende”, mentre partono spontanei i cori sull’ironica “Vola vola” (in cui sulla volante appare Montalbano con tutta la scorta!). I testi del gruppo hanno per lo più argomento sociale, spaziando dal proibizionismo alle bombe intelligenti americane oggetto della satira di “War”. “Più potente” ha sonorità più grintose ed è un racconto della storia della band e un manifesto della sua musica. I messinesi Entourage, che stanno lavorando ad un nuovo demo di quattro tracce, presentano invece agli spettatori del pub “I Bucanieri” alcuni brani ancora inediti, in inglese e in italiano. Il loro set si apre con una lunga intro strumentale, in cui d’impatto si rivela il suono impetuoso della batteria di Cesco Piccione. La graffiante voce del cantante e chitarrista del trio Luciano Panama ha il potere abrasivo e corrosivo del grunge alla Nirvana e del punk-rock alla Offspring. Nella setlist si segnalano soprattutto la bruciante “Wait, Go” e “Fra le mie grida”, che si avvale di pregevoli arpeggi di chitarra elettrica e grande pathos interpretativo. In questi giorni gli Entourage hanno partecipato alle selezioni regionali per “Primo maggio tutto l’anno” e hanno in programma un’esibizione alla rassegna di suoni Fancy Canned Goods di Caltanissetta e all’Etna Sound Festival, nel catanese. Chiude la serata il metal sperimentale dei barlettani B.l.o.z., che uniscono un sound aggressivo a melodie vocali curate, grazie alla poliedrica e stupefacente voce di Ruggiero Paolillo; la poderosa base ritmica della batteria di Ruggiero Scassano è incisiva e tagliente, mentre violente pulsano le linee di chitarra effettate di Paolillo e di Francesco Lamonaca, entrato di recente nel gruppo a completare l’originaria formazione a tre. La band è nata nel 2001 e col passare del tempo ha cercato di porre sempre maggiore attenzione all’elaborazione di un sound innovativo, che tentasse di oltrepassare i luoghi comuni musicali del metal. I B.l.o.z. sono attualmente impegnati nel festival Gioventù Sonica 2007 e hanno all’attivo due demo. 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