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Pubblicato il 12/05/2015 alle 11:26:54Commenti alla notizia: Leggi - Inserisci nuovo

Pascouche, un album d'atmosfera tzigana per Antonio Pascuzzo

di: Antonella Gucci

Un album gipsy jazz dai suoni curati e dai testi emozionanti. Un grande ritorno per Pascuzzo dopo la finale delle targhe Tenco nel 2011 con i Rossoantico.

Pascouche è primo disco da solista di Antonio Pascuzzo dopo il successo ottenuto con la formazione Rossoantico (finalista alle targhe Tenco 2011).
Il titolo dell’album è un tributo alla famosa chitarra manouche che ha ispirarato e influenzato gli arrangiamenti del cantautore che si muove con disinvoltura tra i diversi generi musicali.
In Pascouche, infatti, fermo restando una forte impronta di gipsy jazz in tutti i brani, Pascuzzo passa dallo stile retrò dello swing degli anni ’30 di “Alta felicità”, a “Fado del partigiano” che ricorda De Andrè nel cantato e nel testo pur avendo una base fado, e ancora, per l’intimista “Un bacio”, per lo slow country style di “Il fucile e la matita” ,la ballabile “La rabbia”,la folkloristica “Calabrisella” e la rockettara “I musicisti della città di brama”.
Interessantissimi i temi trattati, invidiabile la capacità di scrittura di Antonio che emoziona ad ogni strofa. A mio avviso il punto forte dell’album sono proprio i testi. Da inguaribile romantica segnalo “perché un bacio ha gli occhi chiusi e non teme la galera/si fa breccia in mezzo ai ghiacci prima della primavera/è la musica nel tuono una lacrima che brilla/è una spina nel tuo fianco nel tuo trono che vacilla” (Un bacio). E ancora sagacemente si tratta di musicisti divenuti giullari e mendicanti per brama di fama “Gli abitanti della città di brama messi alle strette tra effimero e virtù/abbagliati dalla luce dello schermo accettarono la vita in schiavitù/nutriti dai riflessi degli specchi saziati della loro vanità/pensando di non diventare vecchi, faremo a meno di tempo e verità” (I musicisti della città di brama). C’è il tatto per toccare un tema dolcente e delicato come la violenza sulle donne“c’era una volta Lulù ciocche d’oro/i suoi occhi brillavano verdi al tramonto/il cielo arrossì ed il sole scomparve temendo il confronto/portava in grembo un segreto troppo ingombrante per il suo destino/trovò la forza di un uomo, senza avere un uomo vicino/non quell’amore di botte e bottiglie/poco padre perché troppo figlio” (Lulù). E c’è spazio anche per una critica sociale e politica “l’inchiostro è trasparente le note son rumore,/poeti sfollagente tra smorfie e dolore/nei teatri della morte è di scena la paura/un giullare entrato a corte ha bocciato la cultura” (Fado del partigiano).
L’album è uscito il 4 maggio per Parco della Musica Records (che solitamente ha un catalogo riservato ai grandi del jazz) che ha riconosciuto in Pascouche un grande valore artistico e culturale. E noi non riusciamo a dar loro torto…album consigliatissimo.

Voto 8,5

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