Robert Plant – Roma - Auditorium Parco della Musica – 12/07/2014
di: Antonio Ranalli
Tutto esaurito all’Auditorium Parco della Musica di Roma per il concerto di Robert Plant. Lo storico frontman dei Led Zeppelin, accompagnato dalla sua band, è salito sul palco stregando il pubblico di “Luglio suona bene”. Tutto esaurito all’Auditorium Parco della Musica di Roma per il concerto di Robert Plant (nella foto di Alessandro Sgritta). Lo storico frontman dei Led Zeppelin, accompagnato dalla sua band, è salito sul palco stregando il pubblico di “Luglio suona bene” con una delle ballad più famose dell’epopea zeppeliana, ovvero “No Quarter”.
Robert Plant, 66 anni, originario dello Staffordshire, dopo aver terminato l’avventura dei Led Zeppelin, nel 1982 ha iniziato una carriera solista che lo ha portato fino ad oggi a pubblicare ben 15 album in studio. In questi anni Plant ha sperimentato musica di ogni genere, spaziando dal blues dei campi di cotone fino al reggae. L’ultima volta a Roma, il 19 luglio del 2011, arrivò all’Ippodromo delle Capannelle con i Band of Joy, un curioso mix esotico di folk, rock acustico e musica orientale, un repertorio che a ben vedere faceva parte anche della musica degli Zeppelin. I toni allora furono molto rarefatti, i volumi contenuti e le armonie tali da non richiedere acrobazie vocali, tirando il freno a mano anche sui pochi classici dei Led Zeppelin.
Questa volta la musica è sembrata completamente diversa. L'avvio è stato affidato ai North Mississippi Allstars, che hanno avuto il compito di scaldare il pubblico. Decisamente in forma, Plant si è presentato sul palco alle 22 in punto con i Sensational Space Shifters, band con cui ha pubblicato un album in studio, a detta dell'artista, è un “mix di urban trance music psichedelica contaminata dal Blues del Delta e dallo spirito dei Led Zeppelin”. Plant non ha deluso le legioni di fedelissimi giunti: i classici fioccavano, ognuno un pezzo di storia rock. Dopo “No Quarter” è arrivata la struggente “Down To The Sea”, seguita dal suo personale arrangiamento di “Spoonful” del grande bluesman Howlin' Wolf.
Il cantante è riuscito subito a creare il mood giusto con il pubblico. Così ecco pronta una versione di “Black Dog” completamente riarrangiata, ma decisamente superlativa, mentre sullo stile dei Sensational Space Shifters sono poi giunte “Rainbow”, la zeppeliana “Going To California” e “Enchanteer”. Plant si è poi cimentato con un’altra delle ballate più famose dell'epopea zeppeliniana, quella cover di “Babe I'm Gonna Leave” di Anne Bredon che contribuì a rendere, insieme ad altri capolavori, celebre fin da subito il disco di esordio del super gruppo nell'ormai lontano 1969.
Il brivido di “Little Maggie” e la cover di “Fixin’ To Die” del bluesman Bukka White sono il preludio al gran finale con il classicone “Whola Lotta Love” con il pubblico, composto da generazioni diversissime, che si è raccolto in piedi sotto il palco per celebrare Robert Plant. Nemmeno la pioggia, arrivata nel finale di serata, ha potuto fermare la carica e l’entusiasmo dei presenti, che hanno cantato e danzato a squarciagola anche durante i bis con “Turn It Up” e la travolgente “Rock & Roll”.
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