L’ultimo James Dean, album-provocazione di Tao, un Get Back alla riscoperta dello Spirito del Rock.
di: Nicola DeRio
Tao è un cantautore, polistrumentista che, da circa due anni, sta riscuotendo un grosso successo con il suo album, L’ultimo James Dean. Notevole se pensiamo a quanto sia facile sparire dal mercato discografico, ai giorni nostri. Valerio Ziglioli, in arte TAO, è un cantautore, polistrumentista e produttore che sta riscuotendo un grosso successo con il suo album L’ultimo James Dean, Poci One - 2007. Notevole se pensiamo a quanto sia facile sparire dal mercato discografico ai giorni nostri.
Questo successo nasce anche dall’accattivante suono dei brani e dal successo di una sua intuizione, il Tao Love Bus Experience. Un tour che ha toccato diverse città in tutta Italia, realizzato su un furgoncino, mezzo di trasporto e palcoscenico allo stesso tempo. Tutto questo ha permesso a questo musicista di ottenere visibilità in TV e un premio per il miglior modello distributivo musicale, al MEI di Faenza, nel 2008.
In questa intervista Tao ci racconta alcuni interessanti dettagli del suo lavoro e della sua attività.
L’intento del tuo progetto è quello di riprendere e svecchiare lo spirito del rock originario, quello che ha reso famoso e così importante questo genere della popular music. Un compito importante e ambizioso, credi di essere sulla buona strada?
Grazie per avermi presentato quasi come una vera rock star. Diciamo che sono quantomeno sulla strada, perché suonare su un pulmino Volkswagen del 1974, con tutti i pro e i contro, soprattutto i pro, è una figata pazzesca. E’ soprattutto un sogno enorme che si è e che si sta realizzando. Devo dire che è stata un po’ la svolta della mia attività musicale perché, da quando porto in giro con questo pulmino quello che per me è lo spirito del rock, la musica è decisamente cambiata.
I concerti sono diventati addirittura duecento in due anni e abbiamo fatto cose che veramente voi umani non potreste immaginare… ride di gusto…ndr Quindi il risultato è ottimo.
Nel tuo look e nelle tue intenzioni musicali ci sono diversi aspetti legati tutti a diversi momenti della cultura rock ad esempio: i basettoni e il ciuffo alla Elvis, la cultura hippy sul finire degli anni 60 per i colori della copertina dell’album, per il furgoncino e per quello spirito di libertà. Inoltre la tua formazione è un power trio, tipologia di band che contraddistinse il finire dei 60’ e venne riproposta poi negli anni 80, rispettivamente I Cream e I Police.
Oltre a questo nei testi ho trovato una lirica talvolta vicina a cantautori come Tenco, che ha iniziato comunque come rocker insieme a Jannacci e Gaber.
Possiamo dire quindi che, nel tuo tentativo di Get back , c’è la volontà di riscoprire e abbracciare i vari momenti e le varie evoluzioni del rock. Perché non scegliere invece, un solo filone?
Innanzi tutto grazie perché hai fatto una disamina e una descrizione delle componenti storiche all’interno del progetto TAO. Infatti, ci sono gli anni 50 non solo per il look ma anche perché il rock n’ roll nasceva in quegli anni. Il pulmino fa parte del filone hippy, flower power, per il quale simpatizzo anche per gli ideali. Il mio nome si riallaccia al simbolo orientale dello Yin e dello Yang. Diciamo che mi piace occidentalizzare un pensiero che arriva da oriente, un modo di vedere le cose, quindi anche la mia musica, che è forse meno macio ma più basato sulla sensibilità. Cerco di trasmettere questo anche nelle mie canzoni. Hai citato Tenco, ma amo molto anche il primo Paoli, il primissimo De Andrè. Il primo nucleo dei cantautori, insomma, che era la cosa più sincera venuta fuori in Italia all’epoca. Tutte le fasi storiche che hai citato fanno parte per me di quella sincerità e di quell’infanzia e adolescenza della musica e mi piace pensare di essere ancora adesso un’adolescente del Rock‘n Roll.
Su You Tube ho visto che grazie proprio al furgoncino hai fatto parlare di te in TV, partecipando anche alle selezioni di X Factor. Sicuramente è stato un importante modo di mettersi in gioco, aldilà di tutto, ma non credi che sarebbe stato forse un piccolo tradimento rispetto allo stimolo che ti ha portato sulla strada, a contatto vero con la vita e con la gente, il fatto di partecipare poi alla trasmissione?
La domanda che mi fai me la sono posta in ogni istante del mio tragitto attraverso i vari casting televisivi. Premetto una cosa, innanzi tutto sono stato chiamato a fare questi provini perché un’autrice della trasmissione ci ha visto suonare con il Love Bus a Milano, mi ha contattato per essere ripresi con il nostro pulmino, come si è visto anche sulla Rai e il buon Facchinetti mi ha chiesto se volevo partecipare alle selezioni. Io gli ho risposto candidamente di no alche mi hanno chiesto di rifare la scena e uno degli autori mi ha detto Tao so cosa ne pensi della musica, per te è una cosa assolutamente pura, però non ti costa nulla ed è comunque visibilità che ti arriva.
Mi son lasciato convincere, ma sarebbe stato un tradimento vero se avessi partecipato come marionetta, come buffone di corte. Se io fossi passato, ed è probabilmente questo il motivo per il quale non ci sono riuscito e Morgan me l’ha detto chiaramente, avrei cercato di essere me stesso magari uscendo anche alla prima puntata. Quindi sono convinto che non sia un tradimento andare in TV ma lo diventa non essere se stessi. Ho scelto comunque di non ritentare la carta X Factor, perché se fossi entrato lì dentro, non avrei potuto fare il tour con il TAO Love Bus e sarei diventato proprietà Sony, cosa che non mi sarebbe piaciuta assolutamente. Veramente è andata come doveva andare!
Prima di uscire da Xfactor Morgan ti disse le tue peculiarità sono una bella idea musicale e un sapore molto definito, ma quando canti le canzoni degli altri che ti piacciono non vieni fuori con la tua voce rispetto a quando canti le tue cose. Questo, ha cambiato il tuo modo di interpretare i brani, il tuo approccio oppure è stato un buon consiglio da non seguire?
Innanzi tutto su questa cosa non sono d’accordo con Morgan e la mia replica è stata sapientemente tagliata, così come è stata tagliata una frase che Morgan ha detto. Sono d’accordo con lui sul fatto che interpreto canzoni dei miei miti perdendo qualcosa. Ci sono cantanti anche molto più bravi di me, che sono dei veri interpreti, io cerco però di non fare solo cover di brani noti, sulla falsa riga degli autori originali, ma cerco di reinterpretate in maniera personale i pezzi, quello che ho sempre fatto anche ai casting di X Factor.
In Spirito del Rock hai duettato con Alberto Fortis, un grande personaggio che, soprattutto al suo esordio, ha avuto da ridire con un certo tipo di discografia, manifestando il proprio sentimento di rivalsa e di ribellione verso un sistema che non lascia spazio al nuovo. Oltre a questa canzone cosa vi lega?
Ad Alberto mi legano quattro anni di collaborazione perché, suono come suo chitarrista elettrico. Questa è una cosa abbastanza tragicomica, sorride ironico… ndr, perché io non sono assolutamente un virtuoso della chitarra ma lui mi ha eletto suo chitarrista solista, la cosa mi fa onore e mi fa anche sorridere. Alberto è una persona fantastica, uno che ci crede, uno dei cantautori purtroppo più sottovalutati della storia della canzone italiana, ha scritto delle cose, secondo me meravigliose. Le cose più genuine sono forse le prime ad esempio, Milano Vincenzo, Settembre, La Sedia di Lillà e A Voi romani che fece incazzare un po’ di gente e che un po’ gli chiuse delle porte anche a distanza di molti anni. Nel mio brano ha suonato il piano, in stile Jerry Lee Lewis e ha cantato.
In quella sessione in studio Alberto ha incarnato lo Spirito del Rock, sia per il suo stile e look sciamanico sia per il suo divertirsi come un ragazzino a suonare il pezzo. E’ stato molto carino, perché abbiamo passato nottate a parlare e ad ascoltare i brani, e mi ha dato dei consigli e suggerimenti molto utili, insomma qualcosa che va aldilà del mero rapporto cantautore musicista. E’ un grande!
Piccola provocazione…. Ho notato, diciamo una contraddizione: il tuo essere l’ultimo James Dean, sognatore e un po’ ribelle ti ha permesso comunque di scrivere una canzone che invece coccola una delle figure metaforicamente antagoniste, cioè la figura paterna. In Padre ti amo, infatti, c’è un idillio padre-figlio che è bello ma forse un po’ curiosa, per l’immagine del rock?
Ribatto selvaggiamente chiedendoti se hai mai visto il film la Valle dell’Eden con James Dean?
No purtroppo non ma magari ci puoi raccontare in breve qual è il legame?
La storia de La Valle dell’Eden è un po’ la mia storia e si fonda sul rapporto tra un padre molto per bene rispetto al figlio, interpretato appunto da Dean, che incarna un ribelle insofferente.
Una sorta di metafora moderna di Caino e Abele, perché l’altro suo fratello era invece prediletto del padre. Il rapporto tra Dean figlio e papà era burrascoso così com’ è stato il rapporto tra me e mio padre. Il finale del film è drammatico come purtroppo è stata la mia vicenda personale. Ma aldilà di tutto la cosa che mi ha sempre folgorato di James Dean ed è la cosa che mi lega a questo personaggio è la voglia di sincerità, la voglia di mettersi a nudo e la voglia di dolcezza. Queste caratteristiche sono sempre state messe in secondo piano per questo personaggio, preferendo far emergere il fatto che fosse un figo, che piacesse alle donne, che correva in macchina. Tutte cose da macio ma l’aspetto fragile e dolce, caratteristiche che erano poi la sua forza, sono le doti che me l’hanno fatto amare e la mia canzone, Padre ti Amo, penso sia una trascrizione in musica di quel film pazzesco che è la Valle dell’Eden. A onor del vero ho successivamente guardato il film e posso far mia questa opinione… ndr
Grazie Tao, in bocca al lupo per il tuo futuro artistico e a risentirci per il tuo prossimo Album.
Grazie a te Nicola
Questa intervista riapre la stagione di Alza la Musica programma di Musica Emergente , Novità Musicali e Musica Parallela, in onda tutte le Domeniche alle 19 e in replica il Mercoledì alle 21,15 su Radio Kemonia.
Ringraziamo L'AltoParlante per la collaborazione.
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