Alberto Salerno, l’autore e il mestiere della musica
di: Antonio Ranalli
Paroliere e produttore discografico, Alberto Salerno è una delle firme più importanti della musica italiana. Sono tanti i successi da lui realizzati: uno tra tutti “Io vagabondo” incisa dai Nomadi e ancora oggi un grande evergreen. Paroliere e produttore discografico, Alberto Salerno è una delle firme più importanti della musica italiana. Sono tanti i successi da lui realizzati: uno tra tutti “Io vagabondo” incisa dai Nomadi e ancora oggi un grande evergreen.
E poi “Bella da morire” per gli Homo Sapiens, “Terra promessa” di Eros Ramazzotti e “Lei verrà” di Mango, senza dimenticare la produzione dei primi dischi di Tiziano Ferro con la moglie Mara Maionchi. Da alcuni anni Salerno è impegnato con l’Officina della Musica e delle Parole, associazione impegnata nell’aiutare giovani autori di canzoni. Dopo diversi seminari e iniziative, è nato il concorso L’Autore - Il mestiere della musica, un’iniziativa che vuole offrire l’opportunità agli autori di tramutare il proprio talento in professione (per il bando, che scade il 31 luglio, rimandiamo al link su Musicalnews.com).
Maestro Salerno, in quest’ultimo periodo sembra essere tornata l’attenzione sulla figura degli autori. A noi giornalisti capita di frequente di ricevere comunicati stampa sul passaggio di autori a importanti case editrici. Cosa ne pensa?.
Secondo me sono fuochi di paglia. Può succedere che un autore come Fortunato Zampaglione scriva un grande successo e poi passa alla Sugar: la cosa ha fatto un po’ notizia. Però se uno come Maurizio Fabrizio esce dalla Curci e passa a un’altra casa editrice tutti sono sicuro che non è che la notizia finisce su tutti i giornali. Una rodine non fa primavera.
Nei giorni scorsi è stato lanciato il bando di concorso della prima edizione de “L’Autore -Il mestiere della musica” destinato a giovani autori e compositori di canzoni. Com’è nata questa iniziativa?
Con l’associazione no profit Officina della Musica e delle Parole, che ho fondato qualche anno fa, ho messo insieme un gruppo di otto amici del settore: ogni mese facciamo delle sezioni gratuite di songwriting riservati a giovani autori e musicisti. Dal riscontro ricevuto durante questi incontri, ho pensato che sarebbe stato giusto cercare di dare la possibilità a chi se lo merita realizzando un concorso. Sono molto amico di Giuseppe Gramitto Ricci delle Edizioni Curci, e così gli ho proposto l’idea. La Curci ha dato la disponibilità. La manifestazione si svolge fino a ottobre e consiste di una prima fase di selezioni on line, con l’invio del materiale attraverso il sito ufficiale e una seconda che prevede, per gli autori selezionati, l’esecuzione live dei brani nell’arco di tre serate (due semifinali e una finale) che si svolgeranno a Milano il 9-10 e 11 Ottobre 2017. La partecipazione è gratuita e tutti i 16 finalisti saranno ospitati da noi a Milano. Nel corso della tre giorni l’Officina offrirà a tutti tre workshop gratuiti. Al vincitore andranno 4 mila euro e un contratto di un anno con Edizioni Curci più uno di opzione. In giuria ci saranno alcuni autori e artisti della musica italiana, e anche mia moglie Mara Maionchi che farà da madrina al concorso.
Non mi sorprende che le Edizioni Curci siano parte di questo progetto. Credo che in quest’ultimo periodo siano una delle poche realtà veramente vive, in grado di spaziare tra generi diversi e mettere a segno importanti successi. E’ d’accordo?
La Curci è divisa in due bramche. La casa discografica Carosello e il gruppo editoriale. Bisogna ammettere che il managing director Dario Giovannini ha seminato bene in questi ultimi quattro anni, scovando artisti discograficamente interessanti. Al di là dei thegiornalisti, che sono un caso perfettamente riuscito, la Carosello riesce a stare in linea con il mercato attuale – penso ad artisti come Emis Killa - cosa che è molto difficile.
Torniamo al ruolo dell’autore nello scenario attuale della musica italiana. Si ha l’impressione che per un giovane, al di là delle buone canzoni, sia difficile piazzare le canzoni, visto che molti artisti tendono a lavorare sempre con le stesse persone. Cosa ne pensa?
E’ abbastanza così. Gli editori fanno quello che possono. Anche un grosso gruppo editoriale quando ha 7 / 8 autori in esclusiva è già un miracolo. C’è anche da dire che oggi tutti tendono a fare tutto. Molti cantanti sono autori delle proprie canzoni. Una volta il paroliere, quello che era il mio ruolo, era ben delineato. A Fausto Leali, per esempio, non veniva in mente di mettersi a scrivere testi. Poteva capitare in maniera occasionale, ma per il resto gli artisti si affidavano agli autori. Io mi auguro che torni a prendere piede la figura dell’autore professionista.
Da profondo conoscitore del mercato editoriale, le chiedo un suo parere sulla gestione dei diritti d’autore, e in particolare sulla possibilità che anche società di collecting diverse dalla S.I.A.E. possano operare in questo settore. Mi riferisco ovviamente a Soundreef e a tutto il clamore che il passaggio di alcuni artisti a questa società ha ovviamente suscitato. Qual è la sua opinione?
Io dico che oggi i grandi player sono Google, Spotify, iTunes e tutti i grossi operatori che veicolano musica on line. Se tu davanti a questi colossi che fanno grandi numeri ti presenti da solo, rappresentando cioè tutti gli autori ed editori, hai più potere: negli stessi Stati Uniti d’America il Governo ha invitato le due società esistenti ASCAP e BIEM a unirsi. Fatemi capire? Negli Stati Uniti d’America si fa verso un soggetto unico e da noi ci si divide? Anche in Germania la GEMA pur non operando in regime di monopolio, lo ha in via naturale. Per quanto riguarda Soundreef ci sono tante domande che mi faccio. Perché non ha sede in Italia? Io sono ancora per la SIAE. Ritengo che da quando è arrivato Gino Paoli, che poi ha dovuto lasciare, e oggi con Filippo Sugar e la direzione di Gaetano Blandini, sono state fatte ottime cose, come la possibilità di far iscrivere gratuitamente gli autori fino a 30 anni. Questi continui attacchi alla SIAE mi fanno ridere. Tra l’altro ora la SIAE fa parte di Armonia, la piattaforma europea per le licenze di musica on line. In questo modo si può presentare la tavolo delle trattavie in maniera forte. Io resto e resterà per sempre in SIAE. E’ l’unica società che ha una ramificazione su tutto il territorio. Mi chiedo poi, cosa succederà quando si ritroveranno a scrivere canzoni autori appartenenti a società diverse? Ci perderanno soprattutto gli autori.
Come si è trovato nello scrivere il libro “Fare Canzoni” (edito da David And Matthaus)? Un volume che non è la solita biografia, ma che per alcuni aspetti può essere visto anche come un manuale per dare consigli ai giovani autori.
L’ho scritto seguendo una logica diversa, visto che non sono un romanziere. Devo ammettere che, a risultato finito, ci sono anche alcune lacune. Ho dimenticato di raccontare tante cose e per questo penso che ne farò un altro, magari arricchito da fotografie.
Tutti ricordano i suoi successi anche da discografico. Lei e sua moglie Mara Maionchi avete prodotto i primi dischi di Tiziano Ferro. Poi è arrivato Tony Maiello, vincitore a Sanremo giovani nel 2010, e più recentemente Martino Corti. Non ha più progetti dal punto di vista discografico?
Sia io che mia moglie abbiamo deciso di chiudere le società. Non produciamo più e restiamo attivi nella musica attraverso l’associazione Officina. C’è ora il problema di foraggiarla. Potrà restare in piedi se ci saranno finanziamenti. Io rimarrò sempre innamorato della musica e di esserci dentro. E’ anche giusto che vengano fuori nuovi autori.
Quali nuovi autori le piacciono tra quelli attualmente in circolazione?
Il lavoro che sta facendo Luca Chiaravalli con Francesco Gabbani e il resto del loro team mi piace molto. Reputo molto bravo anche Samuel, che sta venendo fuori con uno stile di canzoni diverso da quello dei Subsonica. Dico che in mezzo a tanta roba ci sono delle pietre preziose. Ci sono poi alcuni artisti indie che sono un po’ troppo sopravvalutati. Il problema vero è che tante canzoni di oggi non restano. Alcune passano in fretta. Continuiamo ad ascoltare canzoni che vanno dagli anni ’60 ai ’90, ma quelle dal 2000 in poi faticano a restare. Io non credo che tra 10 / 15 anni canteremo “Guerriero” di Fortunato Zampaglione che è un bel pezzo.
Per concludere. Lei ha lavorato e scritto per tanti artisti. A quale delle sue canzoni è più affezionato? Quale è invece l’artista che ricorda più volentieri?
E’ difficile scegliere una canzone, visto che ce ne sono diverse che mi hanno regalato emozioni e soddisfazioni. Dovendo sceglierne una dico Io vagabondo incisa dai Nomadi e che ha attraversato 50 anni di storia. A suo tempo non pensavamo che il brano potesse avere una vita così longeva. Devo ringraziare Fiorello che la riportò fuori durante la trasmissione "Karaoke". Lui è sempre stato un fans dei Nomadi e di Augusto Daolio e ha sempre amato quella canzone. Per quanto riguarda gli artisti dico Mango, purtroppo scomparso prematuramente. Con lui ho fatto 10 anni di storia. Mi ha fatto anche molto soffrire perché non aveva un carattere facile, ma era di un grande livello artistico.
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