E te lo voglio dire.... intervista a Stelio Gicca-Palli
di: Manuela Ippolito Giardi
Amici fin dai banchi di scuola delle elementari, Edoardo De Angelis (il grande) e Stelio Gicca-Palli (il piccolo) danno vita al duo Edoardo e Stelio e insieme cominciano a scrivere canzoni. Ben presto il duo approda al Folkstudio... Poco più di quaranta anni or sono una piccola grande storia cambiò il corso della canzone d’autore romana. Amici fin dai banchi di scuola delle elementari, Edoardo De Angelis (il grande) e Stelio Gicca-Palli (il piccolo) danno vita al duo Edoardo e Stelio e insieme cominciano a scrivere canzoni. Ben presto il duo approda al Folkstudio, il tempio della musica popolare e d’autore della capitale.
Tra le canzoni Di Edoardo e Stelio quella che riscuote maggior successo è Lella: in dialetto più o meno romanesco la canzone narra di un omicidio ( oggi si direbbe: un femminicidio ) commesso da un uomo abbandonato , per di più con noncuranza, dalla sua amata.
Le canzoni del duo interessarono gli “addetti ai lavori”; Edoardo e Stelioottennero un contratto con la Valiant (etichetta satellite della RCA). Lella venne scelta per essere presentata al Cantagiro del 1971, ove riscosse un grande successo. E unanotevole risonanza mediatica. Tanto da attirarsi l’attenzione arcigna delle istituzioni dell’epoca ( il 1971 ) che esercitarono pressioni perché non venisse diffusa nei canali tradizionali: forse perché il protagonista della ballata, protervamente, dichiara di non pentirsi del malfatto. E infatti la canzone ebbe, agli inizi, una diffusione quasi clandestina, fino a che non venne proposta da cantanti e gruppi di grande notorietà (tra gli altri: la Schola Cantorum, i Vianella, Lando Fiorini ).
Il trauma fu grande e il duo si sciolse. Edoardo De Angelis volle insistere e proseguì con fortuna la sua carriera di cantautore solista. Stelio Gicca-Palli si mise a fare tutt’altro mestiere: quello dell’avvocato. Sempre, però, con la testa a quella musica che componeva, suonava e cantava al Folksudio.
Normalmente comprò un pianoforte e si mise a comporre, con rilassatezza, canzoni; che poi, normalmente, proponeva gli amici nei salotti.
Nel 2013 entra in uno studio di registrazione per mettere su nastro il suo primo disco solista. Un disco che, nonostante la tendenza corrente della rivalutazione della “scuola romana” della canzone, non vive di rendita ma risulta più attuale che mai. Arrangiamenti curati che si muovono tra pianoforte, chitarra e percussioni e, in taluni casi, con movimenti orchestrali, e con testi che rifuggono dagli stereotipi in voga. Non siamo di fronte ad un revival: il disco è la prova vivente del talento importante di Stelio Gicca-Palli come autore e musicista.
L’album contiene dieci pezzi nuovi oltre, come piccolo omaggio al passato, una rivisitazione in chiave pianistica di “Lella”.
Un ritorno sulle scene dopo più di quarant'anni: qual'è stata la motivazione per riprendere in mano gli strumenti, entrare in studio di registrazione e dare alle stampe questo disco?
“Lella”, la canzone per cui il duo Edoardo&Stelio era balzato agli onori della cronaca, non solo musicale, era stato sostanzialmente boicottato dalle “Istituzioni”, un po’ (tanto) bacchettone dell’epoca. La cosa mi aveva molto turbato; più ancora mi avevano turbato le richieste dei discografici di scrivere cose più “normali”, più “digeribili” dalla platea dei potenziali acquirenti di dischi (stiamo parlando di un epoca in cui il disco era parte integrante del business). Mi ero quindi un po’ disamorato, anche perché l’ispirazione per le cose “normali” proprio non mi veniva. E poi ricevetti da uno studio legale internazionale un’offerta che, come direbbe Don Vito Corleone, non si poteva rifiutare. E mi sono messo a fare l’avvocato. Il che mi ha dato il pane e il companatico. Ma il tarlo musicale mi era rimasto dentro. Sono passioni che il pane non riesce a soffocare. E alla fine mi sono deciso a rimettermi in gioco. Ovviamente su altre basi, perché altri sono i tempi. E anche io sono altro dallo Stelio degli anni Settanta. E non solo perché sono più vecchio. Si dice che si è giovani una volta sola ma che si può essere immaturi per sempre. Ecco: io mi vanto, forse presuntuosamente, di essere maturato e voglio portare fuori da me le mie sensazioni e offrirle a chi ritengo e spero che possa condividerle.
Quali sono le tematiche del disco?
Il disco ha un filo conduttore: i rapporti “urbani”. Parlo delle situazioni, dei pensieri, dei turbamenti, delle sensazioni che assediano chi, anche un po’ alienato da se, tenta di vivere in una grande città (anche un po’ sgangherata, come Roma) e spesso invece si limita a sopravvivere, se non soltanto a esistere.
I brani sono stati scritti nell'arco di questi quarant'anni o sono frutto di un'ispirazione “recente”?
Alcuni brani sono anziani ( ovviamente inediti, riservati agli amici ); e ce ne sono ancora parecchi altri che aspettano di uscire allo scoperto. Altri sono recenti, scritti proprio a ridosso dell’ingresso in sala di registrazione.
Come mai la scelta di includere Lella in questo disco?
Quando mi “ritirai dall’agone “ , comprai un pianoforte e cominciai a “zapparlo”. E subito mi resi conto che l’impianto musicale di “Lella” poteva essere valorizzato con un arrangiamento pianistico e un andamento meno “country” di quello della versione originale; ho quindi deciso di proporlo (o ri-proporlo). Diciamo: per vedere l’effetto che fa.
Quant'è cambiato il mondo della musica dai tempi gloriosi del Folkstudio?
Il Folkstudio ha ovviamente sofferto dell’avvento della “disco music”, figlia o forse sorella del riflusso e della temperie culturale iniziata negli anni Ottanta. La musica cosiddetta d’autore si è praticamente bloccata, rimanendo patrimonio esclusivo di quegli autori che già si erano “accreditati” prima: è inutile fare nomi, perché li conosciamo. Intendo dire che, da quel momento in poi, i talenti che non erano ancora emersi non avevano più la possibilità di farlo. Vedo però ora una possibile inversione di tendenza: aumentano i luoghi in cui il pubblico va a sentire musica (e parole) e non a farsene solo accompagnare mentre balla, o mangia, o si stravolge. E la cosiddetta “canzone d’autore” (brutta espressione, ma non riesco a trovarne un‘altra) comincia a non essere più considerata una cosa da “sfigati”.
Qual è il più bel ricordo di quei gloriosi anni settanta romani? Ma Edoardo & Stelio si riformeranno mai?
Il più bel ricordo? Mah ……i ricordi sono tanti e non mi piace tanto viverci sopra. Se proprio devo, direi che quello “più” riguarda i momenti in cui Edoardo ed io ci mettevamo seduti in qualche posto, con davanti alcolici vari, sigarette e altre leccornie, e mettevamo giù note e parole.
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