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Interviste
Pubblicato il 18/08/2016 alle 16:11:30Commenti alla notizia: Leggi - Inserisci nuovo

Evocativamente cantautore: Stefano Ferro ed il suo essere anche mercante di pensieri poetici ..

di: Francesca Odette Croxignatti

Ha appena dato alle stampe il suo disco intitolato Il Mercante di Pensieri, dove valorizza una nobiltà galante dei tempi passati: la sua collaborazione con Massimo Bubola ed il Natale nelle trincee della Prima Guerra Mondiale ..

Ha appena dato alle stampe il suo disco intitolato Il Mercante di Pensieri, dove valorizza una nobiltà galante dei tempi passati: la sua collaborazione con Massimo Bubola ed il Natale nelle trincee della Prima Guerra Mondiale ..

Non ama la sociologia spicciola, vive una vita normale e con una famiglia che adora: ma ha un estro artistico quasi dirompente ..

Bentrovato a Stefano, cantautore e con un cognome impegnativo: Ferro... quanti ti fanno la battuta su una parentela con il cantante di Latina?
Oramai la battuta è diventata quasi banale al punto che non me la fa più nessuno. C'è stata una volta però che gli organizzatori di un club romagnolo, complice qualche bicchiere di troppo durante la stesura del palinsesto on line, hanno superato il confine dello scherzo scrivendo Tiziano Ferro & Band. Naturalmente mi sono precipitato a rettificarli poiché avrebbero corso un bel rischio dato che quel piccolo club non avrebbe certo retto all'assalto dei fans di Tiziano...Diciamo che, battute a parte, l'omonimia mi diverte anche se è un vero peccato non poter scrivere assieme a lui un brano a quattro mani per Sanremo, vi immaginate Carlo Conti che presenta una canzone di Ferro-Ferro? Non ci crederebbe nessuno...

Se dobbiamo prendere spunto dal tuo nuovissimo disco, ci viene da chiederti come mai ti autodefinisci un mercante ..
Il titolo del disco non ha a che fare con me ma se mai con il brano omonimo Il Mercante di Pensieri che fra l'altro intitola il lavoro. Mi piaceva l'idea di tirare fuori questa figura dal mestiere evocativo come quella del mercante, termine oramai desueto dato che nessuno più oggi esercita questa professione. Questa canzone è soprattutto una metafora: rappresenta chiunque cerchi di attentare alla nostra libertà di pensiero e al nostro spirito critico cercando di venderci o spacciarci una qualche ideologia. Ci sono ovviamente mercanti di pensieri meno perniciosi di altri, può capitare di incontrare chi con una certa insistenza tenta di convincerci che la nostra vita sarà diversa e migliore se acquisteremo quel tale aspirapolvere, e fin qui il danno è di poco conto, ben più pericolosi sono i mercanti di pensieri che facendo leva sulle umane fragilità tentano con la forza della persuasione di convincerci ad abbracciare una religione, una setta, un'ideologia. Anche alcuni politici di oggi assomigliano ai mercanti di pensieri solamente un po' più edulcorati, il che è sempre meglio degli ideologi che l'Europa ha tristemente conosciuto in passato.

Parlaci proprio di questo dalla copertina cromatica: come è nato? Chi ti ha dato una mano? Cosa ti aspetti dagli operatori della comunicazione?
La copertina del disco è nata dalle ceneri di un vecchio progetto che risale a oltre dieci anni fa e quella vecchia foto è stata elaborata dal mio amico musicista e web designer Massimo Montresor, che a distanza di tempo ho coinvolto nuovamente per progettare il disco partendo da quella foto. Mi piaceva l'idea di accostare la mia immagine sullo sfondo a quella di una rosa per suggerire una vaga sensazione effimera ma anche una certa antica idea di nobiltà d'animo e galanteria. Dagli addetti ai lavori non mi aspetto granché, sebbene le speranze di ricevere un po' di attenzione siano nell'ordine naturale delle attese. L'ambiente musicale è ancora per certi versi imprevedibile e si faticano a riconoscere meccanismi consolidati, da parte mia cerco di mettere me e la band nelle condizioni di fare il mestiere nel modo più serio possibile, è importante per me rimanere mentalmente "un passo indietro" senza confidare troppo in aspettative lungimiranti. Oggi un artista è inevitabilmente costretto ad un ossimoro: sognare ma con i piedi piantati a terra e data l'evidente contraddizione non è che riesca sempre facile, allenarsi a questo però non è del tutto negativo perché insegna a non sopravvalutare ciò che si è e quello che si fa.

Corre voce che la tua famiglia si sta allargando …
La voce è fondata, Riccardo è in arrivo e devo dire che proprio la lieta notizia mi ha fornito la motivazione necessaria e la convinzione che è servita a pubblicare Il Mercante di Pensieri. In un certo senso, anche se ancora lui non lo sa, il disco è anche un po' merito suo...

Cosa non va nel mondo musicale italiano? Da dove cominceresti a cambiare le cose?
È una domanda che sento fare spesso e altrettanto di frequente mi capita di leggere e sentire le risposte più disparate. Quello che posso dire io si colloca inevitabilmente fra le opinioni, impressioni, punti di vista e pareri che quasi mai sono in grado d intrattenere dei seri rapporti con la realtà. Bisognerebbe farsi dire la verità dalle case discografiche che con i dati alla mano possono tentare di dare una spiegazione o almeno una giustificazione a quello che non ci piace, e magari qualche suggerimento per riuscire a proporre in maniera più corretta il nostro lavoro. So che è da ingenui pensare che le cose si mettano a girare diversamente e perciò non mi illudo che accada, sarebbe già molto se uno sforzo congiunto fatto dalle istituzioni culturali, case discografiche, radio e televisione riuscisse a implementare qualche piccola risorsa per ravvivare la musica d'autore, ammesso naturalmente che le proposte degli autori si pongano ad un dignitoso livello di qualità espressiva e siano potenzialmente in grado di suscitare attenzione.

Quali sono stati gli artisti che hai amato da giovane? Quali invece i cantanti che ora segui con maggiore interesse?
Gli artisti che ho amato da giovane sono quelli che amo ancora adesso con la differenza che ora alcuni di loro non ci sono più e altri hanno smesso di produrre canzoni. Come moltissimi altri cantautori mi sono formato su De Andre', Bertoli, De Gregori, Guccini e Massimo Bubola. Proprio con Bubola che considero uno dei miei più grandi maestri e che ho la fortuna di annoverare fra i miei amici più cari, ho scritto il brano Andremo via, pubblicato da Eccher Music nella sua raccolta Da Caporetto al Piave. È stata per me una soddisfazione grandissima e inaspettata.

Una breve descrizione di ogni brano contenuto in Il Mercante di Pensieri: partiamo proprio dalla title track …
- Il mercante di pensieri è una metafora. Ci sono imbonitori che facendo leva sulle capacità di persuasione tentano di venderci un pensiero, un'ideologia, una religione o una filosofia di vita, con l'unico scopo di farci diventare dipendenti e sudditi. In questo senso alla fine del brano il mercante dice ...ho un bel fior per la regina e ho un coltello per il re.., per dire che in una tasca ha delle promesse allettanti per la nostra cosiddetta "anima" (la regina) da gratificare con l'ideologia di turno o con la ricetta spirituale più alla moda, ma nell'altra ha un coltello per ammazzare il re, cioè il nostro pensiero e la nostra capacità di autonomia e di senso critico.
- Tre ladri è una storia sorretta musicalmente da una ballata country, e che prende vagamente spunto da un articolo di cronaca veronese di 100 anni prima e che parlava di "tre ladri alla sbarra". Ho cercato di inventare loro una vita e un destino meno crudele con un finale inaspettato, suggestivo e onirico.
- Sogni profani: è un vecchio brano che parla di uno sprezzante guerriero della dignità, uno che non fa sconti alla vita e non sopporta le ipocrisie del quotidiano, che fa a gara coi poeti a chi "bestemmia di più", che ammazza la credulità e la finta pietà, che si porta appresso un calice di vino dall'aldiquà e saluta augurando buona permanenza alla "Signorina Mediocrità", entità sgradevole ma che alla fine permea gran parte della zona grigia delle nostre vite.
- Il Confessando: letteralmente sta per "colui che si sta per confessare", la canzone è in effetti ambientata dentro un confessionale dove il gioco dell'ironia è lasciato interamente al procedimento che si chiama "accumulatio" volutamente adoperato per sorreggere l'impianto grottesco del brano. Confessando e confessore sono due figure al limite, un impenitente che si finge pentito e un sacerdote corrotto, volutamente ispirato alla figura del frate Timoteo, personaggio della Mandragola di Macchiavelli.
- Lo scribacchino comunal: è un'invettiva blues che assume il punto di vista di un impiegato costretto a sottostare ai capricci dei funzionarietti di turno, diciamo che è una storia che potrei definire di "ordinaria amministrazione" in senso letterale.
- La ballata dell'assenza: il brano si muove attorno al contrasto di presenze ed assenze, il primo termine (la presenza) serve naturalmente da trampolino e da volano per rimarcare l'assenza di ciò che segue, è una canzone che fa giocare il testo triste con una musica allegra.
- Dormi piano: la canzone si regge sugli ossimori. C'è una donna che si sente "appena nata" e allo stesso tempo una bimba che non è stata mai bambina, come un diamante fragile, un orgoglio umile, costretta a percorre un tempo che "corre piano". Nella prima versione alla fine cantavo "mia fanciulla di trent'anni", diventata dieci anni dopo la "mia fanciulla di quarant'anni", e questo non è del tutto male perché rafforza e potenzia l'ossimoro dando più coerenza alla canzone. Fra altri dieci anni l'ossimoro sarà sicuramente perfetto...
- 1915: l'epilogo del disco è affidato a lei, 1915, dolce e malinconica ballata dedicata ai soldati partiti per la Grande Guerra. In essa c'è un dato che a che fare con la convinzione diffusa all'inizio del conflitto, quando la sensazione generale era proprio quella di una guerra che sarebbe dovuta durare poco. "A Natale tutti a casa", ero lo slogan di allora. Il finale invece riflette il mio personale desiderio di riportare una vicenda entro il limiti del reale, trovo che la realtà sia molto più malinconica delle edulcorate e sognanti aspettative di attesa, benché queste conservino un fascino eroico indubbiamente suggestivo.

E' ovvio che un brano come Lo scribacchino comunal sia autobiografico, ma voglio chiederti anche qual è una tua giornata tipo...
Confermo, si è trattato di un’invettiva che ho scritto dieci anni fa quasi come una sorta di antidoto ad una situazione "velenosa" che mi stava intossicando. La mia giornata tipo trascorre fra il tentativo di rendere la vita più facile ai miei simili, con la consapevolezza di essere tuttavia il "mozzo di bordo", in questo senso sono l'Arlecchino servitore non di due ma di mille e più padroni, per dirla con la canzone. Al di la di tutto questo sono convinto che lavorare nel pubblico settore sia molto bello e direi anche molto nobile poiché non si è costretti a fingere, a imbrogliare, ad offrire sempre la parte più piacevole di sè con l’unico scopo di vendere qualcosa, il rapporto con i nostri simili, quando viene svuotato di qualsiasi implicazione economica legata all’interesse, può diventare molto pulito e disteso, a vantaggio della collettività. Senza addentrami pericolosamente nella sociologia spicciola, giudico molto difficile per molti volonterosi portatori di idee e innovazioni riuscire ad emergere, perché spesso costoro, malgrado titoli, lauree, competenze, sono in balia dei funzionarietti di turno e costretti a ossequiare logiche di cui sarebbe molto lungo discutere. In questo senso lo scribacchino, al di la di quel poco che posso rappresentare io, è il "popolo più scaltro del suo Re", e proprio per questo dannato alla frustrazione quotidiana, probabile e dantesca colpa da scontare per il fatto stesso di avere un lavoro di quel tipo.

Con quali artisti importanti hai avuto a che fare? Con chi invece ti piacerebbe collaborare?
Ho avuto il grande onore di collaborare con Massimo Bubola, figura centrale nel mondo della canzone d'autore italiana se si pensa al suo repertorio e a quello di chi grazie a lui ha costruito una carriera. Con Bubola ho scritto Andremo via, dedicata ai soldati del primo conflitto mondiale che è poi è un tema molto caro ad entrambi. Rimango aperto ad ogni possibile collaborazione dignitosa nell'ambito della canzone d'autore e sarebbe molto azzardato o pretestuoso per me avanzare delle preferenze, del resto le collaborazioni possono funzionare oppure no, si fa fatica a stabilirne il risultato in anteprima, da parte mia sono consapevole che collaborare costituisce una palestra e una scuola dalla quale imparare molto.



Nel tuo girovagare in vari festival, hai trovato situazioni che ti sono particolarmente piaciute?
È abbastanza normale che fra migliaia di chilometri percorsi abbia trovato persone che mi hanno regalato più soddisfazione che altre. Questo in generale è accaduto dovunque ci è stato offerto un tempo di palco dignitoso, dove tecnici e organizzatori si sono comportati con grande umanità e professionalità, al di la dei risultati ottenuti o degli eventuali premi vinti. Capita purtroppo che il rispetto degli artisti lasci talvolta a desiderare, e questo accade quando viene ridotto all'improvviso il tempo a disposizione, quando il soundcheck è fatto male o di fretta, e quando alla richiesta del tutto legittima di compilare il bollettino Siae ci si sente porgere le risposte più fantasiose, per non parlare del trattamento minimo del vitto che alcune volte non esiste proprio. Anche ciò che non ci si aspetta può succedere, nell'ultimo live mi avresti notato sicuramente un po' troppo "ingessato" sul palco, e il motivo è presto detto: alle mie spalle, sul palco, c'era un vero e proprio buco abbastanza grande da finirci dentro con una gamba...

Il nostro diretur Giancarlo Passarella ci suggerisce di non fidarci della tua apparente semplicità, perché … sei una macchina da guerra e con le idee ben chiare. Cosa avrà mai voluto dirci?
Mah...Sono lusingato dal suggerimento di Giancarlo Passarella che spero di poter eguagliare. Io le idee chiare le ho e questo è vero, ma preferirei fermarmi qui con le ammissioni. Sono perfettamente consapevole di non essere dentro alla macchina del cosiddetto professionismo, ciò non mi impedisce di coltivare e perseguire la professionalità. Sono un autore consapevole di esserlo e con il tempo la capacità di maneggiare gli attrezzi un po' tecnici e un po' misteriosi dello scrivere canzoni si è affinata, così come si è perfezionato e raffinato il sound della band che oggi suona con me. Dopo quindici anni la definizione di "cantautore emergente" calza un po' stretta.

Ed ora ti offro un passaggio su una macchina del tempo: in quale epoca ci trasferiamo? E perché proprio in quella?
Senza dubbio negli anni ’70 quando il clima ricettivo nei confronti della canzone cosiddetta d’autore era ben diverso dall’attuale, sia in termini di attenzione e curiosità da parte del pubblico sia per l’obiettiva e concreta possibilità offerta dalle case discografiche. All’epoca se si aveva del materiale da far ascoltare si poteva fare un po’ di anticamera e si scomodavano i direttori artistici, oggi è molto più dura ottenere lo stresso tipo di attenzione, ma è un fatto fisiologico che va accettato e metabolizzato senza lamentarsi oltre. Alla poesia è andata molto peggio, fino alla prima metà del 900 esistevano poeti che vivevano del loro mestiere pubblicando raccolte di poesie, oggi questo non è affatto possibile, e anche un potenziale abilissimo poeta non potrebbe più vivere di questo, sarebbe costretto a pubblicare le sue raccolte a proprie spese, magari per regalarle agli amici. La musica grazie alla tecnologia ha potuto raggiungere una diffusione impensabile rispetto al passato, pagando il pegno della smaterializzazione, di fatto oggi non è più necessario acquistare un cd per ascoltare un brano di un artista. Sono considerazioni che non aggiungono nulla di nuovo a quanto già si conosce, speriamo che il tempo possa riportare un futuro che strizzi l'occhio al passato.

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