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Pubblicato il 11/06/2009 alle 14:03:12Commenti alla notizia: Leggi - Inserisci nuovo

Bruce Springsteen dice Grazie Italia dalle pagine del magazine Vanity Fair

di: Giancarlo Passarella

A Settembre sara' uno splendido 60enne: ha venduto oltre 160 milioni di dischi, vinto un Oscar, 2 Golden Globes, 19 Grammy Awards e sull'edizione italiana di Vanity Fair si apre al mondo, in una intervista assai succulenta!

A Settembre sara' uno splendido 60enne: ha venduto oltre 160 milioni di dischi, vinto un Oscar, 2 Golden Globes, 19 Grammy Awards e sull'edizione italiana di Vanity Fair si apre al mondo, in una intervista assai succulenta!

Negli ultimi 35 anni è riuscito a vendere 25 milioni di biglietti per i suoi concerti. In sette anni ha pubblicato cinque album, l’ultimo è Working on a Dream. Attualmente è impegnato in un tour europeo che toccherà 26 date (tre anche in Italia nel mese di Luglio).

A Vanity Fair, che gli dedica la copertina in edicola dal 10 Giugno per l'unica intervista concessa a un giornale italiano, racconta ...Ho ancora una gran voglia di fare impazzire la gente sotto il palco. Dal vivo voglio intrattenere il pubblico, regalargli gioia e divertimento, ma voglio anche che lo show rifletta i tempi che stiamo vivendo. È così anche coi miei dischi. Dopo l’11 settembre ho fatto The Rising – un disco che provava a riflettere su quella tragedia –, con Magic ho cercato di fotografare l’America ai tempi di Bush e della guerra in Iraq, mentre le canzoni di Working on a Dream le ho scritte durante il momento di transizione tra l’incubo della passata amministrazione e la campagna presidenziale che ha visto trionfare Obama....
Una campagna che ha visto il Boss al fianco dell’allora senatore dell’Illinois in una serie di comizi-concerti nelle piazze e che è culminata lo scorso gennaio con la straordinaria cerimonia d’insediamento di Obama a Washington, aperta proprio da Bruce che ha eseguito The Rising davanti a mezzo milione di americani riuniti al Lincoln Memorial.


«Sono stati mesi di grande speranza», dice Bruce, «ed è una speranza che il popolo americano nutre ancora oggi, anche se il mio Paese deve subire sulla propria pelle tutti i guai provocati in otto anni dal nostro ex Presidente… Ecco perché in questo tour avevo bisogno di suonare canzoni che riflettessero sulle conseguenze della scelta politica che abbiamo fatto…».
Bruce è stato praticamente in tour ininterrottamente da dieci anni e appare in ottima forma: parlando di questo stato di grazia, indirettamente smentisce anche le voci di una crisi con sua moglie: «Oggi riesco a pubblicare la mia musica con più regolarità e così ho più tempo per andare in giro a suonare per il mondo: di questo devo ringraziare soprattutto mia moglie Patti, che spesso resta a casa e si prende cura dei nostri figli».
Gli do la notizia che con Working on a Dream è diventato l’artista straniero che ha raggiunto più volte (dieci) il primo posto nella classifica italiana degli album. «Wow… Non lo sapevo. È incredibile! Il pubblico italiano è sempre stato uno dei più competenti, leali ed entusiasti». Un amore sbocciato 24 anni fa, quando suonasti per la prima volta a San Siro ai tempi di Born in the U.S.A. «Me lo ricordo bene». E il secondo concerto nello stadio milanese nel 2003… «Dopo un paio di canzoni è venuto giù uno dei diluvi più incredibili che abbia mai visto. Eravamo sul punto di smettere, anche perché eravamo preoccupati che un fulmine centrasse l’impianto elettrico. Ma non uno di voi sessantamila pazzi italiani s’è mosso di un centimetro e così abbiamo continuato e ne è venuto fuori quello che io considero uno dei migliori cinque concerti della mia vita. Davvero, è sempre un piacere infinito tornare in Italia. C’è qualcosa di magico nei concerti che faccio nel vostro Paese, e ogni volta non vedo l’ora di venire a suonare a casa vostra».
C’è un regista italiano che tu hai sempre dichiarato di amare molto: Sergio Leone, di cui ricorre proprio quest’anno il ventennale dalla morte. La canzone Outlaw Pete ricorda certe atmosfere della colonna sonora di Il buono, il brutto e il cattivo.« È stato un mio piccolo omaggio… Avevo questa storia di cowboy e mi sono detto: “Questa è una cosa un po’ sullo stile di Ennio Morricone”. I film di Leone sono magnifici, mi hanno influenzato molto, e ovviamente Ennio è uno dei più grandi compositori del mondo. Un uomo delizioso, peraltro. Ho avuto l’onore di incontrarlo un paio di volte».

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